Meduse da mangiare. Avanza la ricerca per trattare e conservare il Polmone di mare

17 Ago 2017, 14:00 | a cura di

Ricche di sali minerali e collagene, le meduse potrebbero finire a breve sulle nostre tavole. Continuano infatti gli studi per capire come trattare al meglio questi animali, inserendoli così nella lista dei novel food, e aumentando la varietà dei prodotti ittici a disposizione.  


Il Polmone di mare

Rhizostoma pulmo, Polmone di mare. È questo il nome della medusa non particolarmente urticante diffusa lungo tutta la costa adriatica e ionica, con dimensioni che possono raggiungere i 50-60 cm di diametro e i 10 kg di peso. La stessa tipologia che da anni è divenuta oggetto di ricerca della Federcoopesca-Confcooperative e del Centro Italiano Ricerche e Studi per la Pesca, uno studio per mettere a punto una sorta di brevetto per poter trattare in tutta sicurezza l’animale, disidratandolo e rendendolo commestibile. Il Polmone di mare potrà, infatti, essere presto consumato come un qualsiasi altro prodotto ittico anche in Italia, entrando così ufficialmente a far parte della cucina di pesce tricolore. Già consumate in Asia da secoli, le meduse sono alimenti a basso contenuto calorico, ricche di sali minerali, proteine e collagene, presenti soprattutto in Sicilia e Puglia grazie alle correnti estive che le spingono verso le coste italiane da Paesi vicini come il Libano, l’Egitto e l’Israele, dove sono da sempre molto diffuse.

Sicurezza alimentare e norme

Composte prevalentemente di acqua (fino al 95%), le meduse rappresentano una fonte alimentare leggera e digeribile, adatta a tutti: sono trascorsi già 3 anni, infatti, dall’inizio degli studi dei ricercatori per validarne la sicurezza, in attesa del via libera dell’EFSA di Parma, l’autorità europea per la sicurezza alimentare.“Nei Paesi asiatici le meduse pescate sono sottoposte a un lungo processo che prevede la disidratazione con sale d’allume, il cui utilizzo nel nostro continente deve sottostare ad alcuni controlli per legge; alcune specie sono tossiche, come la Pelagia, che è molto frequente a largo delle coste italiane: non possono essere consumate direttamente, ma potrebbero diventare commestibili dopo trattamento”. Commentava così nel 2014 la possibilità di inserire le meduse fra i cosiddetti novel food Antonella Leone, ricercatrice del Cnr-Istituto di scienze delle produzioni animali. Oggi, gli studi proseguono, e anche se i dettagli dell’indagine non possono ancora essere rivelati, l’esito sembra essere quanto mai vicino e positivo. Il via libera al consumo di meduse potrebbe infatti rappresentare “un modo per diversificare l’attività dei pescatori e trovare nuovi mercati”, spiega la Federcoopesca. Secondo un sondaggio dell’associazione, inoltre, 2 italiani su 3 si sono dichiarati disponibili e favorevoli a provare alimenti nuovi dal sapore diverso. Nel frattempo, la presenza di questi animali nei mari italiani continua a registrare numeri in forte aumento, tanto da spingere i ricercatori più accaniti a creare un’app per smartphone, “Occhio alla medusa”, in grado di mappare la presenza degli animali lungo le coste. Stando ai dati della piattaforma, in 6 anni le meduse sono passate da 300 a 3000, evidenziando una crescita del 10% solo nell’ultimo anno. Da minaccia a risorsa, la medusa sembra avere, dunque, tutte le carte in regola per diventare parte della nostra tradizione alimentare, entrando di diritto nella crescente lista dei novel food.

a cura di Michela Becchi 

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