Tre Bicchieri. Parla Gerardo Vernazzaro di Cantine Astroni

11 Ott 2018, 14:00 | a cura di

Cantine Astroni è una piccola realtà in un territorio unico e raro, un paesaggio forte, severo, parte del campo vulcanico flegreo, disegnato da vigne terrazzate aggrappate alle pendici esterne del cratere Astroni. Abbiamo intervistato Gerardo Vernazzaro.

 

Cantine Astroni vede alla regia, da quasi vent'anni, i coniugi Gerardo Vernazzaro ed Emanuela Russo. Da questa oasi di biodiversità, che poggia su strati di lapilli e cenere, arrivano nel bicchiere vini autentici e d’ispirata naturalezza espressiva, peculiarità che troviamo fedelmente nei cru Vigna Astroni e Vigna Imperatrice e da quelle parcelle come Vigna Camaldoli e Vigna Iossa. Ma la vera novità è il primo Tre Bicchieri dell’azienda con il Campi Flegrei Falanghina Vigna Astroni ’15, un bianco non replicabile in altre zone e che Gerardo ci racconta.

Quando nasce la cantina?

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Era il 1892 quando Vincenzo Varchetta decise di rafforzare la propria attività, convinto che i tempi fossero maturi per trasformare il piacere di produrre vini in un’attività commerciale, ma erano solo gli albori di un’idea imprenditoriale. Il contributo decisivo fu dato da mio nonno Giovanni che, appena rientrato dalla Seconda Guerra Mondiale, riuscì a trasformare in realtà i sogni del padre. E a trasmettere ai figli e a noi nipoti tutta la passione e le competenze acquisite negli anni.

Ancora non era l'attuale Cantine Astroni.

No, la famiglia fonda l’attuale Cantine Astroni nel 1999, impegnandosi in un progetto di tutela e valorizzazione dell’ampelografia Flegrea, offrendo un’enologia di forti tradizioni, arricchita dalle moderne tecniche di coltivazione e vinificazione.

Quali sono le peculiarità del paesaggio flegreo?

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A ovest di Napoli decine e decine di bassi edifici vulcanici compongono l’area dei Campi Flegrei, i “Campi ardenti” (dall‟aggettivo flegràios, “ardente”, in greco) degli antichi Greci. Da Posillipo a Cuma, sino alla propaggine periferica del lago Patria, si stendono ondulati rilievi, isolette, promontori e crateri nati in tempi diversi, in uno spazio di appena 65 km quadrati, voci diverse che raccontano una stessa nascita sotterranea.

Il terreno com'è?

Ovunque ci sono rocce, pozzolane e lapilli nati dal fuoco, e poi fumarole, esalazioni gassose, sorgenti termominerali e altre peculiari testimonianze di una terra spesso inquieta, segnata dal bradisismo, dalle scosse telluriche e dal Monte Nuovo, il più giovane vulcano europeo. I suoli Flegrei sono prevalentemente costituiti da rocce piroclastichescarsamente coese: ceneri, lapilli, sabbie vulcaniche, frammenti lavici, pomici a reazione acida, ricchi di potassio e poveri di magnesio.

Vesuvio

Rispetto alla ricchezza vinicola di un tempo, come si presenta oggi il paesaggio viticolo?

Resta poco di tutte le uve che si producevano nei Campi Flegrei fino agli anni ‘60/’70. Di seguito al terremoto e alla speculazione edilizia, la cementificazione selvaggia ha fagocitato tanta terra e tante vigne; oggi noi come le altre aziende ci sentiamo un po’ sentinelle del territorio, in quanto ogni vigna ha un valore non solo produttivo e colturale, ma anche sociale, culturale e soprattutto a difesa della memoria. Basta pensare che nella Doc Campi Flegrei, nata poco più di 20 anni fa (per l’esattezza il 3 Ottobre del 1994), sono stati rivendicati poco più di 100 ettari di vigne tra falanghina “verace” e piedirosso o per’ e palumm, per una produzione complessiva di circa 1milione di bottiglie, una vera e propria nicchia produttiva.

Quanto i vini dei Campi Flegrei sono conosciuti all’estero?

I vini campani in generale sono poco conosciuti all’estero, quelli flegrei ancor meno. Ritengo importanti i mercati internazionali, ma considerando l’esiguo numero di bottiglie prodotte (che potrebbero essere al massimo raddoppiate, recuperando tutto il potenziale viticolo fino a 220-225 ettari) potrebbero essere vendute quasi esclusivamente in regione, al massimo in Italia. Quello che ritengo invece necessario è aumentare il valore, in quanto l’intera filiera produttiva comporta costi altissimi.

Come?

È fondamentale sforzarsi per tutelare le poche vigne come dei giardini ben curati, migliorare sempre la qualità e per qualità intendo soprattutto l’identità, il carattere, la riconoscibilità dei nostri vini al fine di stupire il consumatore finale, che dovrebbe essere disposto a investire qualche euro in più per un Campi Flegrei piuttosto che per una Falanghina. Questo è un altro aspetto fondamentale per spingere sempre di più sulla denominazione che sul vitigno, in quanto in modo particolare per la falanghina c’è una grande confusione, quindi sarebbe auspicabile proporre e vendere Campi Flegrei: il vitigno è esportabile e replicabile, il territorio no!

Vigne di Cantine Astroni

Due grandi vitigni: piedirosso e falanghina. Qual è la loro potenzialità di invecchiamento?

Per mia esperienza il bianco resiste di più al tempo rispetto al Piedirosso, con delle evoluzioni molto interessanti. Personalmente ritengo che la falanghina coltivata nei Campi Flegrei, se ben vinificata, inizi a esprimere il suo carattere e la sua personalità dopo un anno dalla vendemmia ed evolve molto bene dai 24 ai 48 mesi successivi, anche se non è difficile bere un gran bianco con qualche anno in più sulle spalle.

Il Piedirosso invece?

È il vino dell’allegria e della piacevolezza, semplice, ma non banale e di solito è bene berlo giovane in quanto si esprime sin da subito per le sue caratteristiche. Un Piedirosso, affinato in acciaio, prodotto da quattro mesi dalla vendemmia si beve benissimo, può affrontare senza timore qualche anno in più, forse un po’ di legno utilizzato come armonizzare e non per aromatizzare è auspicabile.

Come avete accolto la notizia del vostro primo Tre Bicchieri?

Una grandissima gioia! Alcuni sostengono che le guide e i premi contino poco, per noi no! Sono importantissimi, gratificano e ripagano il nostro impegno; ci danno energia positiva per provare ad alzare l’asticella. È la prima volta che riceviamo i Tre Bicchieri e ci ha veramente fatto molto piacere, poi con il Vigna Astroni, un cru che porta il nome della vigna e del cratere da dove provengono le uve, che per noi è l’emblema aziendale, è molto identificativo.

La gamma di etichette proposte è ampia e interessante, a partire dai vini fermi a quelli spumantizzati. Avete altre novità da proporre in futuro?

Stiamo lavorando a un nuovo progetto di una nuova vigna di 3 ettari piantata nel 2012 metà a bianco, metà a rosso: Vigna Jossa, questo il nome. Tra qualche anno imbottiglieremo il primo vino bianco e ad almeno 10 anni il primo rosso. In vigna ci vuole pazienza e tempo.

 

Cantine Astroni - Napoli - via Sartania, 48 - 081 5884182 - cantineastroni.com

 

a cura di Stefania Annese

 

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