L’impegno degli ospedali italiani
Mai come nelle ultime settimane, l’attenzione è stata puntata sugli ospedali italiani. Plausi per il sistema sanitario nazionale da un lato, timore che sarà difficile tenere testa al rapido propagarsi del contagio dall’altro. Per l’insufficienza di posti nei reparti di terapia intensiva subissati di ingressi, specie nel Nord Italia, che pure ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello in ambito nazionale e internazionale; e per la difficile prova cui è sottoposto tutto il personale sanitario, chiamato a fronteggiare un nemico ancora largamente ignoto, con mezzi non sempre adeguati (e questo è “il” problema che dovrebbe essere sollevato a gran voce) e turni di lavoro massacranti. Loro, schierati in prima linea, l’hanno ripetuto più volte: non vogliono essere chiamati eroi. Eppure l’Italia si mobilita per fargli sentire la propria vicinanza in un momento in cui tutti abbiamo bisogno di credere nella capacità di chi lavora al fronte. Più concretamente, sono tante le iniziative mirate a portar loro un po’ di conforto, anche semplicemente recapitando in ospedale la colazione alla fine di un turno infinito. In questo senso, il mondo gastronomico può attivarsi in modo fattivo. E molti non si sono fatti pregare. Cominciando da Milano.
Wecare Finisterra a Milano
Il nome dell’ospedale Sacco è diventato familiare a tutti; con il nosocomio specializzato in malattie infettive, beneficia dell’iniziativa Wecare Finisterra anche l’ospedale San Carlo. Il progetto appena avviato ha preso le mosse da un’idea in fase di sviluppo, incentrata originariamente su una serie di servizi di welfare aziendale, forniti alle aziende per migliorare il benessere dei dipendenti. Ma Andrea Smidili, promotore del progetto, ha deciso di ripensare il modello offrendo i servizi in questione al personale sanitario, a titolo gratuito e con il sostegno di una sottoscrizione pubblica per la raccolta di fondi tramite crowdfunding (sulla piattaforma Splitted). In questo modo, chi lavora al pronto soccorso e nei reparti coinvolti dall’emergenza del Sacco e del San Carlo riceve pasti gratuiti organizzati su tre turni (colazione, pranzo, cena), con la possibilità di scegliere tra pizza, cibo di tradizione italiana, pietanze a base di pesce o poke, previa prenotazione sul sito dedicato con un giorno d’anticipo, per fissare ora e luogo della consegna. Una donazione di 10 euro copre un pasto (preparazione e consegna), e il servizio sarà attivo almeno fino al 3 aprile.
La rete di ristoranti milanesi che cucinano per gli ospedali
Sempre a Milano, un gruppo di ristoratori milanesi ha risposto all’appello del ristorante SlowSud, che per primo, qualche giorno fa, aveva recapitato all’ospedale Sacco pasta alla Norma, parmigiana di melanzane e cannoli per il personale sanitario. Ora la rete è cresciuta, e nel corso della settimana potrà distribuire oltre 2mila pasti tra Sacco, San Raffaele, Fatebenefratelli, Policlinico, San Carlo, San Giuseppe e Bassini di Cinisello. Partecipano all’iniziativa i ristoranti Miscusi, Muu Muzzarella, Li Mastri e Fancytoast, la pizzeria Loredani, il kebab Star Zagros Kebabbar e la gelateria Gnomo (ma le adesioni sono ancora aperte!).
Colazione e merenda con i pasticceri piemontesi
In Piemonte e Val d’Aosta, intanto, si mobilitano pasticceri e gelatieri al motto di #Aiutiamochiciaiuta. Sono circa una sessantina le attività che hanno già aderito per portare brioche, dolci, gelato a infermieri e medici al lavoro; l’idea, coordinata da Ascom, è partita per iniziativa della cioccolateria Chocolat di Gassino Torinese, e ora coinvolge anche Slow Food Torino e una serie di aziende che forniscono gratuitamente le materie prime per preparare i dolci. Chiaramente, come in tutti i casi citati, le donazioni di cibo si fermano all’ingresso degli ospedali, nel rispetto delle norme di sicurezza e per evitare assembramenti o situazioni rischiose. E sempre a Torino il Caat (Centro Agroalimentare della città) si fa promotore in queste ore di un’altra bella iniziativa, fornendo e distribuendo gratuitamente al personale degli ospedali frutta e verdura fresche.
Cosaporto a Torino, Milano e Roma
Instancabile promotore di donazioni di cibo in ospedale, negli ultimi giorni, è stato anche il servizio di Quality Delivery Cosaporto, che Stefano Manili ha modulato su una ristretta cerchia di botteghe gastronomiche e insegne di alta qualità. Sempre operativo per le consegne a domicilio tra Torino, Milano e Roma (seppur con un numero ridotto di opzioni, causa chiusura temporanea di molti affiliati), Cosaporto ha riunito negli ultimi giorni alcuni dei suoi partner per portare cibo di conforto al personale sanitario: al San Giovanni Bosco di Torino con la pasticceria Cotton Candy; al Sacco di Milano con pane, pizza, dolci di Davide Longoni, Roberto Rinaldini, Pasticceria Martesana e Filippo La Mantia; allo Spallanzani di Roma con Gabriele Bonci, la pasticceria De Bellis, Le Levain e l’Antico Forno Roscioli.
Una cucina da campo allo Spallanzani. L’idea di un gruppo di ristoratori romani
Ma l’impegno di Cosaporto, non finisce qui: “Siamo stati coinvolti da un gruppo di ristoratori romani a lavorare su un’idea che ci siamo sentiti di sostenere, nel ruolo di aggregatore” racconta Stefano a proposito dell’iniziativa che prenderà forma mercoledì 18 e giovedì 19 marzo nel piazzale dell’ospedale Spallanzani, proprio di concerto con il nosocomio romano, che ha sposato e favorito l’organizzazione del progetto. In concreto, è stato possibile realizzare il tutto grazie agli chef e ai fornitori di materie prime che in pochi giorni hanno organizzato il necessario, e all’ospedale, che si è attivato per tutte le autorizzazioni necessarie a lavorare con una cucina da campo per fornire pasti caldi al personale sanitario, in concomitanza con la pausa pranzo: “Nessuno entrerà all’interno dell’ospedale, chi cucina prepara tutto all’esterno, poi il personale della mensa ospedaliera uscirà all’esterno per prendere il cibo pronto e distribuirlo al personale, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza. Sarà l’ospedale a garantire tutte le procedure da seguire”. Per il progetto pilota - per ora solo estemporaneo, ma chissà che i ristoratori romani non decidano di lavorare insieme per replicare l’idea quotidianamente – tutte le realtà coinvolte hanno studiato insieme due menu all’insegna dei piatti tipici della tradizione territoriale, dall’amatriciana alla cacio e pepe, arrivando al pesce di paranza del litorale romano.
Sempre a Roma, intanto, si è già mosso il giovane pizzaiolo Francesco Arnesano (Lievito Pizza Pane, qui trovate la sua ricetta per fare in casa un’ottima pizza e mortazza), che ha pensato di recapitare la sua pizza in teglia al personale sanitario del Policlinico Tor Vergata: "Sentivamo la necessità di fare qualcosa, dare un contributo anche minimo. Tramite Tavole Romane siamo riusciti a metterci in contatto con il Policlinico. E questo è solo un punto di partenza, perché nei prossimi giorni lavoreremo ad altri impasti da destinare a Tor Vergata e altri ospedali della città. Il ringraziamento va a Silvia Pontarelli e Gabriele Lupo, oltre che al direttore del Policlinico Tor Vergata".
Mentre Oliver Glowig, che non è nuovo a iniziative del genere, ha scelto ancora una volta di prestare il proprio supporto alla mensa della Caritas di via Marsala, alla stazione Termini di Roma, in questi giorni esposta a una responsabilità ancora maggiore, come tutti i centri di assistenza di senzatetto e persone disagiate che hanno dovuto ripensare le proprie modalità di accoglienza. Aiutare chi una casa non ce l'ha, in questo momento, è ancora più importante. E la mensa della Caritas continua a distribuire pasti nel rispetto delle precauzioni sanitarie del caso. Qualche giorno fa lo chef tedesco è arrivato a dare manforte in cucina.
a cura di Livia Montagnoli
foto di apertura SlowSud (ph Marta Clinco)