Il valore dell’economia carceraria
“Nonostante il lavoro penitenziario sia una leva strategica per l’inclusione sociale, al 31 dicembre 2019 soltanto il 30% circa della popolazione detenuta era impiegata in attività lavorative, e di questi solo il 13% per datori terzi rispetto all’amministrazione penitenziaria”. I dati li riporta la pagina del progetto Economia Carceraria, circuito di promozione e vendita di prodotti realizzati dai detenuti delle carceri italiane. Imparare un mestiere in carcere è fondamentale per sperare in un futuro migliore dopo la scarcerazione. Trovare un’occupazione, infatti, rappresenta un fattore determinante per la diminuzione della recidiva: è statisticamente provato che il 68,4% dei detenuti rimessi in libertà senza un lavoro torna a delinquere. Tra gli ex detenuti che hanno intrapreso un percorso di formazione e inserimento lavorativo già durante la reclusione, invece, il tasso di recidiva non supera l’1%. E questo non fa che confermare la bontà delle iniziative che, anche grazie al supporto di associazioni del terzo settore impegnate nei penitenziari italiani, sollecitano i carcerati a rimettersi in gioco intraprendendo un percorso di lavoro e legalità, in applicazione di un principio sancito dall’art. 27 della Costituzione italiana: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Il progetto Economia Carceraria
Quello di Economia Carceraria, progetto ideato da Oscar la Rosa e Paolo Strano, è un percorso avviato diversi anni fa per riunire tutte le esperienze gestite da cooperative e imprese che hanno deciso di investire all’interno del carcere assumendo persone in esecuzione penale. Ora la piattaforma si dota di un e-commerce che mira a raccogliere le produzioni – in gran parte alimentari – nate da queste realtà. L’idea sviluppa le premesse maturate nel 2018 in occasione del primo festival nazionale dell’Economia Carceraria organizzato a Roma grazie all’impegno dell’Associazione Semi di Libertà, con l’obiettivo di presentare le produzioni carcerarie come materia articolata, ma coesa di un lavoro che può trarre forza dalla capacità di fare rete. Per questo, prima del prossimo Natale, sempre a Roma, avrebbe dovuto svolgersi un nuovo mercato dell’economia carceraria, che non potrà svolgersi a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria. Il negozio online di Economia Carceraria, invece, è operativo da qualche giorno, frutto di un lungo lavoro di scoperta e conoscenza delle cooperative e dei detenuti impegnati negli istituti penitenziari di tutta Italia.
Il negozio online di Economia Carceraria
Il sito ha intenzione di ampliare la distribuzione e la vendita dei prodotti carcerari, incentivando la creazione di nuovi posti di lavoro e la nascita di nuovi progetti di economia carceraria. “I prodotti dell’economia carceraria sono buoni e di qualità, perché frutto di impegno e orgoglio, realizzati da persone che con essi correggono traiettorie di vita. Fanno bene, perché creano circoli virtuosi, diminuendo recidiva e reati. Acquistarli è un gesto di responsabilità sociale, semplice ma di grande impatto e soddisfazione”, recita l’introduzione all’acquisto, sul sito. Che sottolinea anche come l’economia carceraria abbia il potenziale produttivo per contribuire alla crescita del Paese con un business virtuoso, pulito, solidale, dall’alto valore sociale e rigenerativo. Ma anche artigianale.
Questo è evidente scorrendo il catalogo dei prodotti in vendita nel negozio online, che al momento riunisce 13 realtà d’impresa, con l’obiettivo di arrivare a una mappatura italiana completa. Di molte esperienze abbiamo già parlato, altre sono nate e stanno nascendo: ci sono i biscotti siciliani di Cotti in Fragranza (Palermo), che dopo l’apertura del bistrot Al Fresco ha di recente raggiunto un altro traguardo, stipulando una collaborazione con la cantina veneta Masi per la produzione di prodotti di pasticceria; le paste di mandorla di Dolci Evasioni (Siracusa), i torroni e torroncini di Sprigioniamo Sapori (Ragusa), il caffè delle Lazzarelle (Pozzuoli) e quello Galeotto di Rebibbia (Roma).
Ma pure la pasta secca del carcere dell’Ucciardone (Palermo) e i taralli del Campo dei Miracoli (Trani) o le birre di Valelapena (Roma). I prodotti sono rintracciabili per categoria, o accedendo alla scheda del produttore, che racconta la storia del progetto all’interno del carcere. Il 2020 ha sancito il successo dell’e-commerce. Perché non indirizzare gli acquisti online verso una piattaforma che fa della qualità e dell’etica le sue bandiere?
a cura di Livia Montagnoli