A inscrivere il Parco Nazionale delle Cinque Terre nell'Olimpo delle mete predilette dai turisti di tutto il mondo concorre non tanto la mera estensione territoriale, quanto la pluralità di ambienti e specie protette che dipingono al suo interno un acquerello fiabesco di raro splendore. Il tutto condensato in un fazzoletto di suolo dalla modesta superficie di 3868 ettari, dove vivono più di 4000 persone.
«In effetti, è proprio l'alta densità di popolazione la caratteristica che lo differenzia maggiormente dalle altre riserve istituite a livello statale», conferma la Direttrice Donatella Bianchi. «Anche perché gli abitanti hanno sempre sfidato le forze della natura con l'obiettivo di modificare a proprio favore quel microcosmo selvaggio che è la costa ligure, prima edificando i 5 borghi da cui prende nome l'ente e poi sezionando le pareti a picco sul mare in tante strisce di appezzamenti coltivabili, sorrette da muretti a secco che si sviluppano per chilometri e chilometri, a simulare una sorta di grande muraglia sopraelevata. Il tratto identitario delle Cinque Terre, dunque, è dato dal paesaggio "culturale" disegnato dall'uomo, che incarna un sistema di vita tradizionale ben radicato e svolge un ruolo centrale nello sviluppo economico della comunità. Con una precisazione: le strutture incastonate nella roccia viva hanno garantito la messa in sicurezza della montagna contro eventuali crolli e cedimenti, modificando pure l'assetto delle valli, che oggi catturano lo sguardo dei visitatori con uno spettacolo architettonico mozzafiato».
Ma la natura non ha abdicato al trono: lo scettro del potere rimane pur sempre nelle sue mani. «La maggior parte dei versanti si affaccia direttamente sulla costa a un'altezza di 800 metri sul livello del mare. Sui fondali crescono vaste praterie di posidonia oceanica, capaci di ossigenare senza soluzione di continuità l'habitat di esemplari quali la patella ferruginea (presente dove la marea sale e scende con maggior frequenza) e la magnosa o cicala di mare (un crostaceo particolarmente vulnerabile). Poco più in alto volano uccelli tipicamente acquatici come il gabbiano reale, il cormorano, la sula, la berta minore e la rondine di mare, insieme al maestoso falco pellegrino. Sul gufo reale, invece, stiamo facendo delle ricerche per capire se abbia iniziato a nidificare stabilmente in zona Monterosso».
E la vegetazione? «Negli ambienti rupestri attorno a Punta Mesco (facente parte della riserva integrale protetta) domina la palma nana, in località La Maddalena la quercia da sughero (rarissima in Liguria e, dunque, di grande interesse scientifico per i ricercatori)». Ultimi, ma non per importanza, i sentieri che, dalle zone ricche di vegetazione spontanea, conducono gli escursionisti ai luoghi di interesse spirituale. «Dovete sapere che ogni borgo ha il suo santuario, da quello di Nostra Signora di Reggio a Vernazza a quello di Nostra Signora di Soviore a Monterosso. Vegliano sugli abitanti e accolgono gli stranieri, proteggendo dall'alto questo piccolo paradiso immerso nel blu».