Parco Nazionale del Gargano

Il suo nome deriva dal greco garganos, a indicare la natura rocciosa del promontorio, coperto da una fitta rete di foreste senza soluzione di continuità. Un rifugio ideale per le tribù dei Celti, che hanno lasciato tracce della loro permanenza nei menir megalitici e nelle immagini rupestri incise sulle pareti delle grotte montane. «Ecco perché il Gargano è uno scrigno di valori ambientali e storico-culturali legati l'uno all'altro dalla presenza umana. Ed ecco perché continuiamo a investire nella promozione delle attività economiche compatibili con i ritmi e gli equilibri del parco», ci spiega il Presidente del Parco, Pasquale Pazienza. Lo conferma il fatto che, negli ultimi anni, l'ente ha guadagnato fama di un vero e proprio incubatore di idee per la salvaguardia degli ecosistemi fortemente antropizzati.

«Gestiamo un'area piuttosto eterogenea: 18 comuni, una popolazione di 800mila persone, pari a circa 1/3 di quella della provincia di Foggia. Stesso discorso per l'articolazione del paesaggio, che spazia dalle lagune nelle zone umide di Lesina e Varano al Golfo di Manfredonia, passando per la fascia costiera di Serracapriola e l'Arcipelago delle Tremiti (divenuto Riserva Marina Protetta nel 1989). Poi c'è l'entroterra, con i comuni di San Giovanni Rotondo (sede del celebre Santuario di Padre Pio da Pietrelcina), San Marco in Lamis e Rignano Garganico - piccoli centri di spiritualità fortemente orientati al turismo religioso - e il "triangolo verde" composto da Monte Sant'Angelo, Vico e Vieste, dove si estendono per chilometri e chilometri le faggete vetuste riconosciute come Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco nel 2017. Boschi a parte, il fiore all'occhiello dell'oasi sono le 90 varietà di orchidee endemiche, fra cui quella "fantasma", avvistata per la prima volta a Monte Spigno. Il nome si deve alla conformazione dello stelo, tanto sottile da dare l'impressione che i petali bianchi siano sospesi nell'aria come per magia. Ma non è finita qui: la pianta vive prevalentemente sottoterra e fiorisce solo al verificarsi di fenomeni atmosferici particolari».

Molto estesa, invece, la porzione di suolo "colonizzata" dagli arbusti tipici della macchia mediterranea e dalle pinete a ridosso del mare. «Questi luoghi ospitano tante specie faunistiche protette quali il lupo (oggetto di monitoraggio costante per conciliarne lo stile di vita con l'allevamento), la vacca podolica e circa 170 specie di volatili fra uccelli e rapaci». Fortunatamente, la loro osservazione è facilitata da un'estesa rete di sentieri. «Da non perdere, quello di Vignanotica (un excursus che, passando attraverso pinete e oliveti storici, conduce fino a una spiaggia ciottolosa dal mare cristallino) e quello dei Trabocchi, a cavallo fra Vieste e Peschici. In ogni caso, la nostra è sempre stata - e sarà ancor più il prossimo anno, in occasione dei Mondiali di orienteeering - un'area geografica interamente votata turismo attivo, in tutte le sue forme».

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