Cosa hanno in comune la fagiolata di Bud Spencer e Terence Hill nel western "Continuavano a chiamarlo Trinità" e le escursioni nel bosco di Sean Connery nel riadattamento cinematografico del romanzo di Umberto Eco "Il Nome della Rosa"? Facile: la location! Entrambi i film, infatti, sono stati girati a Campo Imperatore (il primo sull'altopiano, il secondo nei pressi del Castello di Rocca Calascio), all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso. «Un'area protetta molto estesa, che ingloba 3 regioni (Abruzzo, Lazio e Marche), 5 province e 44 comuni», esordisce il Presidente Tommaso Navarra. «Non solo: il dislivello va dai 300 metri di Bussi su Tirino ai quasi 3000 metri del Gran Sasso d'Italia, il cui calderone è anche il ghiacciaio più a Sud d'Europa. Rimanendo in tema di record, aggiungerei che la riserva occupa il terzo posto fra quelle con la maggior estensione a livello nazionale e ospita un bacino artificiale senza eguali nella Penisola: il Lago di Campotosto. Già da queste premesse, viene facile immaginare quali e quante forme di vita siano presenti sui pendii del massiccio, dai punti di minor altitudine fino all'iconica vetta che dà il nome al complesso montuoso».
E qui si apre il capitolo fauna: «A farla da padrone sono i grandi mammiferi carnivori ed erbivori (come l'orso bruno marsicano, il lupo, il cervo e il camoscio appenninico) e gli esemplari tipici dell'avifauna locale (in special modo l'aquila reale, con 12 coppie in tutta l'oasi, e il grifone); ai turisti, però, capita di avvistare soprattutto volpi, cinghiali, martore, falchi pellegrini, piccoli roditori e, sui Monti della Laga, due anfibi particolari: la rana temporaria e il tritone alpestre, che vivono solo qui e in una piccola porzione di territorio calabrese». A rimpolpare la vegetazione, 80 ettari di boschi - «fra cui il "premio anzianità" va alle faggete vetuste nate ai tempi di Michelangelo e Leonardo, che hanno da poco compiuto mezzo secolo- e oltre 2600 endemismi floreali. Pensate che solo tra le orchidee spontanee sono state individuate 59 specie diverse!». Per scoprirle, basta aguzzare la vista durante le escursioni. «In particolare, consiglio i Sentieri Identitari, istituiti negli ultimi anni per dare modo a tutti di esplorare la biodiversità dell'oasi. Ad esempio, ce n'è uno che inizia dai parchi urbani di Roma e, passando per Amatrice, si ricollega a Campotosto, fino a raggiungere la Basilica di Collemaggio».
Cartina alla mano, alcune tappe coincidono con il Sentiero dei Due Santi, che collega il Santuario di San Pietro della Ienca, presso l'Aquila - molto caro a Papa Giovanni Paolo II - al Santuario di San Gabriele dell'Addolorata, il patrono d'Abruzzo; non a caso l'itinerario circonda il Gran Sasso: una montagna storicamente "pacifica", a differenza dei Monti della Laga (dove è stato da poco inaugurato il Sentiero della Libertà). «Lì, infatti, fu combattuta la prima battaglia tra le forze della resistenza italiana e l'esercito nazifascista. Non di sola natura è fatto un parco nazionale: la terra assorbe tutto il nostro vissuto».