Miyazaki e il ruolo del cibo nei film
Storie toccanti e cibi appetitosi. La magia dell’artista Hayao Miyazaki risiede in questo, nella sua straordinaria capacità di raccontare storie senza tempo, creando personaggi complessi all’apparenza delicati e fragili, ma in grado di sfoderare tutta la loro tenacia al momento del bisogno. Una comunicazione delicata e intima, che si fa strada anche attraverso il cibo, che nelle sue opere diventa simbolo di interazione, crescita, conforto ma anche evoluzione. È per questo che gli autori Silvia Casini, Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua hanno scelto di dedicare un libro alle pietanze da lui messe in scena: “La cucina incantata. Le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki” (Trentaeditore), un ricettario che indaga il ruolo della cucina nelle opere dell’autore giapponese, “un cibo che si fa portatore di impegno, ringraziamento, emblema di affetto e solidarietà”. Ogni portata assume così un ruolo cardine nello sviluppo della storia, ora rassicurante, ora nostalgico, e ogni dettaglio “diventa un pretesto per saldare e trasmettere il forte legame tra gastronomia e memoria”.
La magia del cibo nelle opere di Miyazaki
Impossibile guardare un film del regista senza rimanere incantati dalla bellezza della tavola. Anche il cibo è magia, del resto Miyazaki “è un mago, un incantatore capace di tradurre il suo e il nostro mondo interiore in un sorprendente linguaggio cinematografico, così come i poeti fanno con le parole”. E non è un caso che tutti i piatti presentati siano esteticamente invitanti, “pazienza e cura del dettaglio sono da sempre i suoi ingredienti imprescindibili”. Variopinti e allettanti, i cibi dei suoi film “rimandano all’ancestrale armonia del creato”. Nel libro si trovano le ricette più famose, nella versione tradizionale giapponese, nella variante occidentale e anche in quella vegetariana. In qualsiasi caso, la parola d’ordine è meraviglia, “il cinema, la cucina e la vita sono stupore”. Non mancano aneddoti e curiosità su alcune tradizioni nipponiche come il bentō, il box per il pranzo rappresentato ne “Il mio vicino Totoro”, un glossario di cucina giapponese, e brevi ma accurate descrizioni dei film presi in esame.
Le ricette dei film di Miyazaki
Ci sono gli spaghetti di Lupin e Jigen e quelli di Nausicaä, tutti “conditi” da curiosità sulla produzione dei film. Per esempio, nell’85 la New World Pictures distribuì negli Stati Uniti “Warriors of the wind”, una versione inglese di “Nausicaä della Valle del vento”, accorciata di 22 minuti e con nomi diversi dei personaggi: Miyazaki non solo pregò gli spettatori di cancellare questa versione dalla loro memoria, “ma da quel momento in poi fece includere in tutti gli accordi di distribuzione all’estero delle proprie opere una clausola di 'non modifica'”. Il ricettario continua con il nimono di Sheeta in “Laputa-castello nel cielo” dell’86, lo stufato tradizionale usato dal personaggio per ricreare il tepore casalingo perduto, “la presenza del cibo nel film non è mai casuale, poiché tende a stabilire sia la classe sociale dei personaggi sia il rapporto tra di loro”. E ancora lo sformato di aringhe e zucca di “Kiki – consegne a domicilio”, una delle opere in cui si dà più spazio al cibo, gli spaghetti all’Amatriciana con bacon del “Porco Rosso”, la pellicola che strizza l’occhio all’Italia, senza dimenticare la celebre colazione a base di uova e pancetta de “Il castello errante di Howl”.
Tutte le forme del cibo de “La città incantata”
Capitolo a parte lo merita uno dei suoi capolavori più apprezzati: “La città incantata” del 2001, una condanna al consumismo in cui l’aspetto gastronomico assume “un valore di equilibrio, ma anche di identità”. Le pietanze qui sono “un mezzo attraverso cui i personaggi creano una connessione sentimentale, si rassicurano”. Chihiro è una bambina curiosa che sta per trasferirsi in un’altra città, ma il padre sbaglia strada e arriva in un luogo apparentemente disabitato, in realtà popolato da divinità che non vedono di buon occhio la presenza degli umani. Affamati, i genitori di Chihiro profanano il cibo degli dei lasciato incustodito e vengono per questo trasformati in maiali. La bambina trova conforto nel cibo, quello stesso cibo che diventa per altri una maledizione, come per Senza Volto, lo spirito di un fiume inquinato che viene ingozzato fino a non poterne più, straripando e travolgendo ogni cosa. Il messaggio di Miyazaki è forte e chiaro: “L’uomo potrà salvarsi soltanto se metterà un freno al proprio egoismo, solo se tornerà a un uso consapevole delle risorse offerte della natura”. Peccato di gola, voracità, eccesso ma anche salvezza: il cibo è tutto questo, una manna dal cielo per Chihiro, che riesce a mettersi in salvo proprio grazie al cibo donatole da Haku, che le consente “di appartenere alla magia di quella città, permettendole di proseguire nella sua avventura”.
Le ricette tratte dai film: Sponge cake e sformato di aringhe e zucca
Sponge Cake di Zeniba da La città incantata
Ingredienti per 4 persone
50 ml di olio vegetale
80 g. di farina a basso contenuto di glutine
80 ml di latte
5 uova
80 g. di zucchero
1 pizzico di sale
1 bacca di vaniglia
In una terrina sbattete tuorli, latte, semi di vaniglia e zucchero e un pizzico di sale; aggiungete la farina setacciata, l’olio e mescolate con la spatola. Unite gli albumi montati a neve. Mettete l’impasto in una teglia e cuocete in forno a bagnomaria a 160° per 50 minuti. I più esperti si potranno cimentare nella ricopertura della torta con uno strato di pasta di zucchero color avorio.
Sformato di aringhe e zucca da Nausicaä della Valle del vento
Ingredienti per 4 persone
500 g. di zucca tipo kabocha cotta a vapore
½ cipolla
2 confezioni di pasta sfoglia rettangolare
1 scatola di aringhe svedesi
Olive nere denocciolate
1 tuorlo
Olio extravergine di oliva
60 g. di farina
500 ml di latte
60 g. di burro
Tritate finemente la cipolla e fatela imbiondire in padella con un filo di olio di oliva. Aggiungete la zucca cotta a vapore e schiacciate la polpa con la forchetta. Scaldate il burro a fuoco medio-basso e unite 2 cucchiai di farina; a parte scaldate anche il latte e versatelo, continuando a mescolare. Aggiustate di sale e pepe a piacere e mescolate fino a quando la salsa si addenserà. Trasferite il composto in una pirofila da forno leggermente unta; quindi aprite le aringhe in scatola, scolatele e mettetele sopra la miscela di kabocha. Adagiate un sottile foglio di pasta sfoglia sopra per coprire il ripieno; utilizzando un altro foglio di pasta sfoglia ritagliate il disegno del pesce come quello di Kiki e appoggiatelo sopra la copertura di pasta sfoglia. Spennellate la superficie con uovo sbattuto, decorate con le olive nere a piacere e cuocete in forno a 180° per mezz’ora.
La cucina incantata. Le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki - Casini, Fenoglio, Pasqua – ed. Trentaeditore – pp. 143 – Euro 14,00
a cura di Michela Becchi