Health warning. E se si pensasse a una etichetta alternativa per il vino?

27 Gen 2023, 13:50 | a cura di
Dopo la decisione irlandese di introdurre gli alert sulle bottiglie di alcol, la Commissione Ue annuncia una revisione comunitaria dell’etichettatura. Uiv lancia il suo appello: “Anticipiamo Bruxelles con una proposta di filiera sul bere responsabile”

La proposta irlandese di introdurre un’etichetta allarmistica sulle bottiglie di alcol è solo la punta dell’iceberg di un dibattito più ampio in corso da tempo: dal Cancer Plan alle linee guida dell’Oms, il vino già da anni è al centro di un’ondata di neoproibizionismo che soffia non solo in Europa, ma a livello globale. La risoluzione di Dublino è, quindi, servita a far venire a galla il dibattito, insieme alla vera posizione della Commissione Ue, che scegliendo di non intervenire ha dato il via libera agli health warning. Ma non solo.

La Commissione Ue conferma di voler procedere con le etichette allarmistiche

Tra le novità di questa settimana c’è l’intervento del portavoce della Commissione europea Stefan De Keersmaecker, che ha parlato di un “lavoro tecnico in corso sulla revisione delle norme europee in materia di etichettatura. Nessuno è contro il vino” ha detto lo scorso lunedì in conferenza stampa, incalzato dalle domande dei giornalisti “Ciò di cui tratta il Piano per sconfiggere il cancro è il consumo dannoso di alcol, che è un problema di salute pubblica. Piano” ha ricordato "che prevede una riduzione del consumo dannoso di alcol di almeno il 10 per cento entro il 2025".

Una dichiarazione estemporanea rilasciata con leggerezza? Non proprio. A ben guardare, infatti, l’annuncio dà seguito a una dichiarazione della commissaria per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides che, già lo scorso 10 gennaio, in forma scritta, rispondeva all’interrogazione di un eurodeputato francese, dicendo che “Il piano europeo contro il cancro ha annunciato l’intenzione della Commissione di adoperarsi per introdurre avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche”, oltre a “etichettatura obbligatoria dell’elenco degli ingredienti e della dichiarazione nutrizionale per le bevande alcoliche”.

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Se la Commissione non tiene conto delle decisioni dell’Europarlamento

Parole queste – insieme a quelle del portavoce - che hanno subito provocato la reazione delle principali sigle di settore italiane, soprattutto perché assieme alla questione irlandese, di cui ha pure parlato Assoenologi nel suo recente Simposio, sta venendo al pettine quella europea.“Poco meno di un anno fa il Parlamento Europeo approvava il piano di lotta contro il cancro, distinguendo nettamente tra consumo moderato e consumo dannoso di alcol”, ha subito commentato la presidente di Federvini Micaela PalliniE le linee guida sulla sana alimentazione definite dal Crea prevedono chiaramente una chiara distinzione tra consumo responsabile e abuso. Non accettiamo, quindi, informazioni superficiali, ambigue e basate su dati non sorretti da metodologie accettate da tutta la comunità scientifica”.

Si dice delusa Unione Italiana Vini: “Ci pare” ha detto il segretario generale Paolo Castelletti “che su argomenti di tale importanza siano controproducenti le dichiarazioni cerchiobottiste: da una parte si afferma che 'nessuno è contro il vino', dall’altra si annuncia una 'revisione delle etichette". Non nascondiamo, quindi, la nostra amarezza nell’osservare un organismo esecutivo - la Commissione – che sembra non tenere conto di quanto stabilito dall’indirizzo politico dell’Europarlamento che, a inizio 2022, aveva espunto l’ipotesi degli health warning dal Cancer Plan”.

Non si rischierà, in questo modo, uno scontro istituzionale tra l’organo proponente (la Commissione) e quello legiferante (l’Europarlamento)? E come è possibile tale forzatura da parte della Commissione Ue?

Il Piano Oms per la riduzione dei consumi di alcol: -10% entro il 2025

Per trovare la risposta probabilmente bisogna volgere lo sguardo al documento programmatico approvato lo scorso settembre l’Organizzazione Mondiale della Sanità che prevede, tra le altre cose, riduzione dei consumi di alcol del 10% entro il 2025, avvertenze sanitarie, aumento della tassazione; divieto di pubblicità/promozione/marketing in qualsiasi forma; diminuzione della disponibilità di bevande alcoliche. Linee guida che, a giudicare dalle ultime dichiarazioni, la Commissione Ue ha tutta l’intenzione di recepire. E, se così fosse, si chiede Unione Italiana Vini: “Qual è il senso di far proliferare iniziative unilaterali degli Stati membri - sdoganando messaggi allarmistici senza un ampio dibattito - se l'obiettivo della Commissione dovrebbe essere quello di armonizzare a livello Ue questa materia così complessa e delicata”?

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L’appello Uiv: “La filiera inizi a pensare ad una proposta alternativa”

Ad ogni modo, sia che la Commissione decida di bloccare l’Irlanda – o altri eventuali Paesi - per intervenire con una sua revisione del regolamento sull’etichettatura (1169), sia che si vada avanti con i nuovi alert di Dublino a partire dal 2026 (è di tre anni, infatti, il periodo transitorio), appare chiaro che il tema in futuro dovrà necessariamente spostarsi su un nuovo piano: prendere parte alla discussione per non subire decisioni altrui. D’altronde, come ha anche confermato il portavoce della Commissione Ue, una revisione dell’etichettatura ci sarà. Ed è per questo che dalle colonne del settimanale Tre Bicchieri il segretario di Unione Italiana Vini lancia il suo appello a tutta la filiera: “Riteniamo che a questo punto sia utile operare un cambio di passo, anticipando le mosse di Bruxelles. Servirà perciò una presenza unitaria al tavolo di confronto e sarebbe utile che il comparto del vino presentasse una propria proposta di etichettatura. Parliamo di messaggi coerenti con le avvertenze indicate anche dall’Europarlamento in sede di discussione del Cancer plan, quando le “health warning labels" erano state sostituite con le “moderate and responsible drinking information". Ci appelliamo” chiosa Casteletti “a tutto il mondo del vino italiano e internazionale affinché il settore si faccia avanti per proporre un modello di comunicazione basato sull’importanza del consumo responsabile e moderato”. Servirà una proposta legittima, credibile e scientificamente sostenibile. E forse l’etichetta digitale - già presa in considerazione per gli ingredienti – potrebbe essere una via…

 

a cura di Loredana Sottile

L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 26 gennaio 2023
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