Macerata da bere e mangiare: la miniguida della città marchigiana

Macerata è un capoluogo dalle risorse inaspettate, a metà tra mare e montagna, luogo di arte, cultura, paesaggi straordinari, dove una giovane e dinamica imprenditoria fa sistema, promuovendo le innumerevoli eccellenze anche e soprattutto con una ristorazione accogliente, empatica e genuina.
A cura di Gambero Rosso
Pubblicato il 3:16 pm, Mer, 15 Febbraio 23
Tempo di lettura: 2 minuti

Dove mangiare e bere a Macerata

Città Europea dello Sport nel 2022 con il claim “will be sport”, già scenario nel 2021 del centenario dello Sferisterio, Macerata è un capoluogo dalle risorse incredibili e inaspettate, a metà tra mare e montagna, luogo di arte, cultura, paesaggi straordinari. Una città dove una giovane e dinamica imprenditoria fa sistema per ricostruire e rinascere, promuovendo le innumerevoli eccellenze anche e soprattutto con una ristorazione accogliente, empatica e genuina.

Il valore artistico, ambientale e gastronomico delle Marche è enorme, per esempio dalla Torre Civica si ammira un panorama incantevole, una vista a trecentosessanta gradi su settanta chilometri fra mare e montagna, con al centro una città antica. Un territorio caratterizzato da un clima mite, un entroterra che regala panorami da cartolina in ogni stagione e giovani aziende che si mettono in gioco offrendo esperienze sul territorio, tour e degustazioni. E poi, non da ultima, una cucina contadina che fa leva su un eccezionale paniere di materie prime, il grano, il ciauscolo, le lenticchie, carni di pecore che pascolano a millecinquecento metri d’altezza, la frutta e la ristorazione che è alla portata di tutti, con una filiera di prodotti corta e certa, nei ristoranti come nelle osterie.

 

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Macerata e la cucina di campagna: 5 ricette tipiche

Frascarelli: detti anche “riso in polenta”, sono un piatto povero della tradizione. Si ottengono da un semplice impasto di grumi di riso e farina cucinati in acqua bollente, successivamente conditi con un ragù saporito a base di pomodoro e carne di maiale.

Gnocchi con il sugo di papera: dopo aver pulito l’anatra e tagliata in pezzi, si adagia in un largo tegame su un fondo di soffritto; quindi, si sfuma con il vino e si lascia cuocere lentamente, unendo i pomodori. Una volta pronta, vi si condiscono gli gnocchi.

Coniglio in porchetta: uno dei piatti più rappresentativi della gastronomia cittadina, preparato con un coniglio prima disossato, poi farcito con fegatini, gambi di finocchietto selvatico, pancetta e salsiccia, infine cotto in tegame. Connubio ideale? Patate al forno.

Pistacoppo al forno: gli abitanti di Macerata in dialetto sono chiamati pistacoppi, termine scherzoso che significa “piccioni”. In questo caso però, si tratta di una succulenta pietanza ottenuta da un piccione disossato ripieno di rigaglie, pane grattugiato e pecorino, poi cotto in forno.

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Anicetti: sono dolcetti composti da farina, strutto, anice, zucchero, latte e uova. Gli ingredienti si impastano, ricavando dei biscotti che vengono cotti al forno su apposite lastre. È tradizione accompagnarli con un bicchiere di vino cotto.

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