La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Chiara Giannuzzi, Ambassador del Comitato “Le Donne del Balsamico” dell’Associazione IVACI – Istituto valorizzazione aceti e condimenti italiani.
Intervista a Chiara Giannuzzi
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati – se ce ne sono stati - gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
Tradizionalmente il mondo del balsamico è declinato al maschile: il maestro acetaio, il mastro bottaio sono tutte figure che trovano nel genere maschile la massima espressione e ragion d’essere. Eppure, è indubbio che la storia del balsamico sia costellata da figure femminili che hanno avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura del prodotto, Matilde di Canossa e Lucrezia Borgia tra tutte. Viviamo in un tempo e in un contesto che sta cercando di “svecchiare” certe tradizioni, liberandosi da convinzioni arcaiche che non portano a una vera e propria parità di genere. È indubbio, però, che probabilmente per lascito culturale, noi donne sentiamo più forte la pressione di dover “fare di più” per esser prese sul serio.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
La parità di genere può essere raggiunta solo se, a prescindere dal sesso, agli uomini e alle donne vengano offerte le stesse opportunità e le stesse occasioni. Poi saranno l’impegno e la formazione a fare la differenza. Nel comitato di cui faccio parte, “Le Donne del Balsamico”, stiamo provando a costruire una serie di progetti molto verticali sul tema della parità di genere. Sicuramente è fondamentale che l’ambiente lavorativo dia gli strumenti per costruire e mantenere un equilibrio essenziale tra professionale e privato.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Le autorità di governo dovrebbero offrire programmi di formazione che incoraggino la partecipazione di donne in settori tradizionalmente dominati dagli uomini, e il food è uno di questi, a parte la tecnologia, la scienza, l’ingegneria. E infine dovrebbero promuovere politiche di welfare che favoriscano un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, che diano la possibilità di ri-organizzare la gestione del nucleo familiare a prescindere dal ruolo rappresentato nella famiglia.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Sì, è importante sottolineare che il gender gap è un grave problema culturale che non viene combattuto a livello istituzionale. E non riguarda solo le donne, ma ha effetti negativi anche sul Pil e sulla competitività delle aziende stesse. Pertanto è necessario che le istituzioni prevedano delle leggi e politiche di non discriminazione di genere.
Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.
La mia esperienza personale credo possa essere un esempio che grandi passi in avanti sono stati fatti nell’ambito della modernizzazione del “ruolo” femminile. Ad esempio, la mia figura professionale 50 anni fa era più che utopica! Sono una donna che per lavoro è spesso fuori casa. Ho raggiunto un equilibrio nella sfera personale che mi permette di avere l’indipendenza di fare certe scelte, senza precluderne altre.
Illustrazione di Ilenia Tiberti
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