“Si sta discutendo una legge che già esiste, smantellando tutto quello che è stato realizzato fino ad ora”. Unione Italiana Vini interviene sul caso del ddl sull’enoturismo di Fratelli d’Italia presentato in Commissione Agricoltura che, ignorando la legge del leghista Centinaio, obbligherebbe il settore a ricominciare tutto l’iter da capo. Dopo l’intervento sul settimanale Tre Bicchieri dello stesso Centinaio che si è detto “basito del comportamento dei colleghi”, definendo “insensata la loro scelta di proporre una legge dopo così poco tempo dalla precedente”, anche l’associazione di riferimento del mondo produttivo ha voluto dire la sua.
Castelletti: “Così si smantella quello che si è fatto fino ad ora”
Il segretario generale di Unione italiana vini Paolo Castelletti, al settimanale Tre Bicchieri spiega come “La legge Centinaio del 2019, per quanto migliorabile, ha disciplinato e razionalizzato l’esercizio dell’attività enoturistica”. “Un nuovo intervento legislativo” sottolinea Castelletti “comporterebbe un ulteriore sforzo di riadeguamento per gli operatori enoturistici che, nella maggior parte dei casi, si sono già allineati al quadro normativo esistente”. Di fatto ci è voluto quasi un lustro affinché le Regioni recepissero quella norma (ancora non tutte lo hanno fatto) e, se il nuovo ddl passasse sarebbero costrette a ricominciare tutto da capo.
Il nuovo ddl slega l’attività enoturistica dalle cantine
Ci sono, poi, altri passaggi che non convincono il mondo produttivo. Nella nuova definizione di enoturismo, si fa riferimento a “tutte le attività di conoscenze del prodotto vino esercitate in prossimità del luogo di produzione”. Quella “prossimità”, però, si presta a diverse interpretazioni e può diventare molto soggettiva, fino a includere luoghi che poco hanno a che fare con le cantine, se non per una vicinanza geografica. In più, al contrario della legge in vigore, quella nuova cita tra i soggetti preposti all’attività enoturistica, oltre alle cantine, anche i consorzi, gli imprenditori turistici nell’esercizio dell’attività di turismo rurale e le imprese agroindustriali che svolgono attività di trasformazione o commercializzazione di prodotti vitivinicoli. Praticamente anche chi semplicemente chi vende vino, come ristoranti ed enoteche. E su questo punto, Castelletti appare perentorio: “L’enoturismo” ha concluso “deve essere una pratica legata al settore del vino”.