Come la lobby degli allevatori frena la ricerca sulle alternative green alla carne

21 Ago 2023, 17:35 | a cura di
Uno studio comparativo tra Unione Europea e Stati Uniti ha messo in luce come il potere delle industrie della carne e dei latticini stia bloccando lo sviluppo delle alternative verdi

Uno studio, pubblicato sulla rivista One Earth il 18 agosto scorso, ha analizzato le principali politiche agricole dell'UE e degli Stati Uniti dal 2014 al 2020 concentrandosi anche sull'attività di lobbing degli allevatori di bestiame e sui relativi investimenti e sussidi pubblici ricevuti. I risultati sono stati abbastanza eclatanti soprattutto se messi a rapporto con quelli relativi agli alimenti "green" con basso impatto ambientale. L'analisi di lobbying, sussidi e regolamenti ha mostrato che gli allevatori di bestiame nell'UE hanno ricevuto finanziamenti pubblici 1.200 volte superiori rispetto a chi si occupa di carne a base vegetale o di carne coltivata, mentre negli Stati Uniti gli allevatori hanno ottenuto finanziamenti pubblici 800 volte superiori. Nonostante ciò va avanti la sperimentazione anche grazie a iniziative come quella della banca cellulare di Londra.

Dairy cows at a farm. Free public domain CC0 image. vacche mucche in stalla

L'influenza delle lobby degli allevatori

L'allevamento di animali è regolato da politiche e ancorato a un sistema di produzione consolidato con competenze istituzionalizzate e un'infrastruttura altamente sviluppata. "Il potere del settore dell'allevamento animale, sia negli Stati Uniti che in Europa, e l'influenza politica che hanno è semplicemente gigantesco. Soggetti potenti hanno esercitato la loro influenza politica per mantenere immutato il sistema e ostacolare la concorrenza creata dalle innovazioni tecnologiche”, ha dichiarato al Guardian il prof. Eric Lambin, che ha condotto lo studio con la dott.ssa Simona Vallone, entrambi presso la Stanford University, negli Stati Uniti. Il denaro speso per fare pressioni sul governo degli Stati Uniti dai produttori di carne è stato 190 volte superiore a quello per le alternative, ed è stato tre volte superiore nell'UE.

L'obiettivo dello studio: la denuncia parte dall'analisi dei dati

Lo scopo è stato quello analizzare le politiche che modellano od ostacolano una transizione da una dipendenza esclusiva da prodotti di origine animale a un maggiore consumo di alternative più sostenibili. Il punto focale della critica che emerge da questo studio è che, nonostante l'urgenza di aumentare la sostenibilità del sistema alimentare, la politica non affronti e metta un freno agli impatti ambientali dell'alimentazione basata sugli animali. In sostanza sono entrati in ballo soggetti che hanno esercitato la loro influenza politica per mantenere immutato il sistema e ostacolare la concorrenza creata dalle innovazioni tecnologiche. Analizzando le principali politiche agricole dell'UE e degli Stati Uniti dal 2014 al 2020, si è potuto rilevare come la quantità di denaro pubblico speso per alternative a base vegetale è stata di soli 42 milioni di dollari, ovvero lo 0,1% dei 35 miliardi spesi per carne e latticini. Nell'UE, invece, gli allevatori di bestiame ottengono almeno il 50% del loro reddito da sovvenzioni dirette.

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