Alessandria: tra Piemonte e Liguria una ricca cucina tipica di frontiera

26 Dic 2022, 10:58 | a cura di
Ad Alessandria si mangia bene e si beve del buon vino. Terra di mezzo tra Liguria e Piemonte, la cucina affonda radici nella tradizione popolare piemontese e si arricchisce di contaminazioni liguri.

Alessandria, capoluogo dell'omonima provincia, è il comune più esteso della regione Piemonte e si trova al centro del triangolo industriale Torino-Milano-Genova, costituendo un importante nodo di interscambio; crocevia culturale, economico e politico. Imponente, affascinante, austera. La cucina è ricca, ben salda nella tradizione del Monferrato, con ottimi vini, attinge anche dalla vicinissima Liguria.

Alessandria: cinque piatti tipici della tradizione

Anrôt lisandren

Sono gli agnolotti alessandrini, la cui forma è tipicamente quadrata con la “gobbetta” d’ordinanza, e il ripieno e il condimento sono a base di tagli di manzo meno nobili e più grassi (collo, milza), prima marinati poi stufati a lungo con odori e Barbera. Per il ripieno se ne trita una parte e si amalgama con salsiccia, uova, parmigiano, mentre il condimento è l’intingolo della carne. Un primo prelibato ma nato povero, come piatto di recupero degli avanzi.

Focaccia dolce alessandrina

È una specialità unica, sorella quasi gemella di quella ligure che si intinge nel cappuccino. Qui però la salamoia è a base di acqua, olio e zucchero, mentre l’impasto e la lavorazione sono come da ricetta classica: farina, acqua, latte, lievito di birra, olio, zucchero, sale, una lunga lievitazione e poi la cottura in forno ad alta temperatura per una ventina di minuti.

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Lacabòn di Santa Lucia

Dolce tradizionale del 13 dicembre e del 17 gennaio (Sant’Antonio) noto anche come “leccabon”. Sono bastoncini a base di miele e zucchero, venduti in cartocci nelle bancarelle e appuntamento immancabile per generazioni di alessandrini. Leonardo Fortino, ora scomparso, è stato il personaggio più significativo legato alla loro produzione.

Pollo alla Marengo

nacque per rifocillare Napoleone dopo la vittoria sugli austriaci nella battaglia dell’omonima cittadina, e fu approntato alla bell’e meglio con quello che il suo cuoco trovò disponibile in zona: pollo ovviamente, aglio, olio, pomodori, Cognac e, in alcune versioni, anche gamberi, funghi, uova fritte.

Rabatòn

“gnocchi” allungati a base di ricotta, erbette lessate e ben strizzate, uova, pangrattato, farina, parmigiano e noce moscata. Si cuociono in acqua bollente per poi disporli in una teglia imburrata cosparsi di burro e parmigiano e farli gratinare in forno per una decina di minuti.

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