Don Pasta. Tutto il peso politico della parmigiana tradizionale

27 Feb 2013, 16:19 | a cura di

Cucinare è un atto politico. Come lo è ricercare la semplicità, la genuinità, l'identità dei cibi nei racconti delle nonne e delle mamme per riproporli sulle tavole di oggi. È l'ideologia culinaria che Daniele De Michele alias Don Pasta rivendica nei suoi spettacoli, nei teatri o nelle piazze italiane ed europee. La parmigiana e la rivoluzione è il suo "manifesto politico per una cucina militante" in cui indaga da un lato le sue radici gastronomiche regionali, mentre dall'altro evidenzia alcuni aspetti oscuri legati alla produzione alimentare.

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La parmigiana e la rivoluzione è il suo terzo volume, dopo Food Sound System e Wine Sound System, ed è stato scritto scritto dopo la chiusura dell'Ilva. L'Ilva non ha ucciso solo persone, facendole ammalare con le sue polveri tossiche, ma la sua diossina ha avvelenato anche uno dei prodotti simbolo della Regione Puglia, le cozze di Taranto e ha contaminato terreni e acque con conseguenze sull'agricoltura locale. Partendo dalla Puglia il suo sguardo critico si estende agli altri paesi nei quali non esiste una consuetudine alimentare sostenibile. Armato di vinili, pentole e forchetta, Don Pasta diffonde nei suoi spettacoli e tra le righe del suo libro l'importanza di una cucina semplice, territoriale, naturale, profondamente responsabile; lontana dagli orpelli e le esuberanze della cucina-spettacolo che si vede in tv.

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"Ho cominciato a raccontare le ricette di mia nonna attraverso i Clash, Rolling Stones, Miles Davis per poi dare vita a performance e spettacoli che parlassero di arte culinaria. Successivamente ho posto l'accento sulla cucina popolare, sulle sue origini: da questa analisi è nato 'La Parmigiana e la rivoluzione'."

Ma come nasce Don Pasta? "Sono partito un bel po' di tempo fa armato dei sapori della mia terra, con la mia identità territoriale, man mano che viaggiavo e mi soffermavo in paesi più moderni vedevo che la qualità del cibo diminuiva, che si mangiava male, che non c'era solidarietà, né ricerca di alimenti stagionali. In queste stesse realtà esistono però luoghi remoti in cui si conservano tradizioni sane. Il mio obiettivo è di mostrare il valore simbolico che può avere un piatto popolare" racconta Don Pasta. Che continua: "La musica e il cibo sono le mie grandi passioni, due mondi che mi appartengono e che combaciano: si cucina ascoltando musica insieme, insieme si vive meglio, si fa festa. La festa poi è la chiave fondamentale delle società rurali che si difendono dalla negatività divertendosi. Per far festa serve un buon vino, buon cibo, semplice ma in quantità. La musica ha sempre accompagnato i pasti, dagli stornellatori in poi, e quando non c'erano gli strumenti musicali la voce era la melodia".

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Gli spettacoli gastromusicali di Don Pasta prendono vita dalla sua testa e dalla sua pancia: "ogni mia performance nasce da un particolare piatto o ingrediente che è stato importante nella mia vita" dice Daniele "quando lo assaporo riaffiorano i ricordi, il passato, la musica che accompagna i piatti è scelta da me in maniera quasi istintiva, ma è un ingrediente fondamentale. Lo stesso atto del cucinare è musica: il rumore del soffritto, il mestolo nel tegame, sono tutti suoni universali che sono in simbiosi con la melodia e che ti fanno sentire a casa". Una casa che Daniele da qualche anno ha lasciato per trasferirsi a Tolosa, in Francia: "Mi definisco un emigrante con la passata di pomodoro, che sebbene serbi la propria identità entra in contatto con tante altre realtà sociali. Ogni città è fatta di persone che la vivono, di saperi, ma la vita sociale qui non si differenzia da altri paesi del mondo. Ogni piatto della tradizione è simile ad un altro, la mia parmigiana, il mio soffritto sono del tutto analoghi a piatti come il cous cous o la paella: i luoghi sono di chi li abita".

Economista, dj, cuoco curioso di scoprire quanta democrazia e integrità si nasconda tra i fornelli, in ogni parte del mondo. Don Pasta ha fatto delle proprie radici una grande forza che lo accompagna in questo viaggio di conoscenza. E se sorgesse un problema? "Aggiungi olio... e magari anche un bicchiere di un buon vino rosso".

a cura di Stefania Annese
27/02/2013

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