I racconti dei vincitori/ Laura Visconti - 2° classificato

23 Nov 2011, 12:40 | a cura di

Laura Visconti - 2° classificato

I Cinque Sensi


La domenica era il giorno della settimana che amavo di più, non solo perché la scuola era chiusa ma anche perché papà era a casa tutto il giorno e la mattina la passavamo assieme, io e lui, giù in cantina tra le

bottiglie di vino e poi in cucina a preparare il pranzo. L’aveva soprannominata “la mattina dei cinque sensi”.

La prima volta che pronunciò quelle parole mi chiesi come mai avesse dato questo nome a quel particolare momento della giornata tutto nostro. Mentre sistemava le bottiglie, glielo domandai e lui rispose: “Perché tra la cantina e la cucina, in queste ore, vengono soddisfatti tutti i nostri sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto…” Continuavo a non capire…

Lui vedendo la mia faccia perplessa mi fece sedere su un piccolo sgabello e mi disse di chiudere gli occhi e prestare attenzione, inizialmente, solo a ciò che udivo. Sentii il suono dei bicchieri che venivano appoggiati sul tavolo per cinque volte, poi sentii dei piccoli botti nel momento in cui vennero stappate delle bottiglie e infine il rumore del vino che veniva versato nei bicchieri. Era un suono lento che mi trasmetteva tranquillità e calma. Poi mi disse di allungare la mano, sempre tenendo gli occhi chiusi e toccare ogni bicchiere, solo toccarli. Erano freddi e avevano forme diverse: uno aveva il gambo lungo, uno più corto, uno era fatto a coppa, un altro aveva il corpo più rotondo, un altro ancora aveva l’apertura stretta e il corpo allungato. “Come ogni anima ha un suo corpo, così ogni vino ha il suo bicchiere”, sentii dire da papà...

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Poi mi disse di prendere ogni bicchiere, annusare il profumo di quei vini e bagnarmi appena le labbra per sentirne il gusto. Il primo mi riempì le narici, era intenso, aveva un profumo di bosco, erbaceo e aveva un gusto acerbo. Il secondo era gradevole, fruttato, al contatto con le labbra sentii subito le bollicine e il sapore secco. Il terzo odorava di bouquet floreale e aveva un sapore asciutto. Il quarto aveva un profumo avvolgente e un delicato sapore di frutta. L’ultimo sapeva di frutta matura, era forte, il suo sapore era corposo e caldo.

Ero rapito da tutti quegli odori e sapori… Papà mi disse di aprire gli occhi e il mio sguardo fu rapito da quei colori: un rosso aranciato, un giallo paglia, un rosso rubino, un rosa brillante e un ambrato quasi tendente all’oro. Rimasi incantato e mi sentivo invaso da mille sensazioni, strinsi il calice più grande, avevo tutti e cinque i sensi più vivi e attivi che mai... Ero in estasi...

Papà prese una nuova bottiglia, vidi che sull’etichetta c’era scritto “Pinot grigio”, mentre la rigirava tra le mani disse: “Con il risotto di zucca e formaggio di oggi questo ci sta a pennello!” Io lo guardai e gli chiesi: ”Perché, per ogni cibo c’è un vino?” “Certo!”, rispose lui, “Come per ogni uomo c’è una donna unica e speciale, ogni vino si accoppia e abbina con un cibo!”

Salimmo le scale avviandoci verso la cucina e ci mettemmo a preparare il risotto di zucca finché giunse l’ora di pranzo e una miriade di odori tornarono a circondarmi. Dietro al bancone di legno, con una bottiglia dello stesso Pinot grigio, oggi penso a quanti anni sono passati da quella domenica e con nostalgia guardo l’insegna della mia enoteca, dove inciso nel legno c’è scritto “ I CINQUE SENSI”... Non potevo scegliere altro nome...

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