e di spessore come Gianmaria Testa. La trama dello spettacolo è una Storia d’Italia raccontata attraverso dieci ricette…
Perché… Ci sono tante storie d’Italia. Ognuna può essere raccontata ricorrendo alla metafora del cibo. E Donpasta amalgama, come è suo solito, i mezzi di espressione artistica come fossero ingredienti di una ricetta.
Il palcoscenico è una grande cucina a cielo aperto, ma anche un’arena cinematografica e il palco di una jazz band dal gusto retrò. Tra filmati di repertorio, estratti del cinema italiano, interviste a vecchie donne nel loro dialetto, canzoni classiche del repertorio italiano che parlano di cibo (Non voglio cioccolata di Mina, La gatta traditrice di Matteo Salvatore, De André).
La storia d’Italia è la storia della sua cucina, delle sue campagne, delle migrazioni con scatole di cartone, delle resistenze partigiane con poco in mano, del cinema e del teatro italiano che ha usato spesso la metafora del cibo per raccontare la guerra e il dopoguerra (da Albertone a Monicelli, da De Filippo a Totò, Fo con Mistero Buffo, solo per citarne alcuni).
Ogni regione ha una storia da raccontare, attraverso una ricetta e un vino. Ciò che l’ha resa paese attraverso le tragedie che ne hanno mostrato l’elemento fondante: la solidarietà.
Ripercorrendo queste storie, queste diversità, ci si accorgerà del bagaglio comune della cucina italiana, nella sua geniale semplicità, tutta racchiusa in una valigia di cartone, portata dai genovesi in America, dai veneti in Francia e dai calabresi in Germania.
redazione Gambero Rosso
21 luglio 2011