Cambiare vino alla Casa Bianca

22 Gen 2009, 11:36 | a cura di

Criticate le scelte enologiche di Bush e le pessime figure fatte con alcuni ospiti, adesso si spera in un cambiamento. A partire dall'abolizione del divieto di avere in cantina vini stranieri.

 

Mike Steinberger, columnist della rivista americana on line Slate, auspica che il neopresidente degli USA Barack Obama inauguri

una nuova stagione non solo politica ed economica ma anche per quanto riguarda la cantina della Casa Bianca.

I precedenti di G.W. Bush –afferma Steinberger- sono pessimi. Al vertice di novembre sulla crisi mondiale  ai leaders del mondo è stato offerto uno Shaker Hillside Select del 2003 (“un cosiddetto cabernet di culto della Napa Valley” afferma il columnist) che costa 250 dollari a bottiglia  e non li vale. D’altronde Bush non beve vino, e non gli importa che nella cantina della Casa Bianca ci siano prodotti pregiati.

Daniel Shanks, responsabile della cantina al 1600 di Pennsylvania Avenue,  ha confessato che attualmente ci sono solo 500 bottiglie (Thomas Jefferson aveva una collezione di 20mila bottiglie!) e che la scelta è fatta in base a una commissione precisa: pranzi e cene con leaders e capi di Stato sono rigorosamente di 55 minuti, quindi la scelta dei vini deve essere tra quelli che “hanno presenza”, insomma corposi e forti, pensando così di far bella figura.

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Esempi: ottobre scorso, pranzo con Silvio Berlusconi, vino Robert Mondavi cabernet sauvignon 2005 riserva (che Steinberger boccia senza pietà); con Angela Merkel (novembre) lo chardonnay Kistler Carneros 2005 e un cabernet Caymus del 2004. E, sei mesi prima, per la regina Elisabetta, lo chardonnay Newton 2004 e il Peter Michael Les Pavots, un blend bordeaux 2003 della Sonoma County.

L’effetto desiderato di vini così muscolosi, sostiene Steinberger, è lo “shock and awe” ottenuto non con i missili ma con bombe di frutta, paragonabile insomma all’impatto della politica estera di Bush.  
Dunque, con Barack Obama alla Casa Bianca, secondo il columnist, è giusto attendersi delle novità, come una maggiore delicatezza sia in diplomazia che nella scelta del vino.

A partire anche da una considerazione: sul mercato c’è una notevole quantità di vini  autenticamente sensazionali che possono essere acquistati spendendo meno (e fa un esempio: il glorioso cabernet della Napa Valley, lo Chateau Montelena Estate del 1996, che si può trovare a meno di 100 dollari).

E una novità, suggerisce, potrebbe essere anche quella di abolire finalmente il bando ai vini stranieri nella cantina della Casa Bianca.  Aprendola, per esempio, ai vini italiani e francesi. Ma non solo: se Zapatero va a Washington perché non ospitarlo offrendogli un grande Rioja?

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di Raffaella Prandi

 

 

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