Scenografici, colorati, carichi, irresistibili: i dolci americani sono una vera delizia per occhi e palato, fra torte a strati farcite, cupcakes ricoperti di deliziosa crema al burro e biscotti scioglievoli dalla pasta filante. Entrando in una pasticceria statunitense è infatti impossibile non essere catturati dalle tante opzioni a disposizione: tante, sì, perché la pasticceria americana è ricchissima, composita, fatta di prodotti di ogni tipo, dalle pie ripiene alle torte morbide. Menzionarli tutti sarebbe impossibile, abbiamo quindi raccolto i 10 dolci da non perdere.
Dolci americani da rifare a casa
Apple pie
Il dolce nazionale degli Stati Uniti nel tempo si è identificato in modo così totale con questo popolo da dare vita alla locuzione “American as apple pie” ovvero “americano quanto una apple pie”, per definire l’appartenenza autentica agli USA. In principio, le mele venivano cotte in forno e poi poggiate su uno strato di pasta simile alla brisé, che svolgeva la funzione di contenitore. Col tempo, gli americani iniziarono a sovrapporre anche un altro strato di pasta per chiudere la torta, creando la apple pie così come la conosciamo, una delle torte di mele più famose al mondo, nota anche per essere la “torta di Nonna Papera”. Generalmente viene servita calda, accompagnata da gelato alla vaniglia o panna montata.
Cheesecake
È la torta al formaggio più amata di sempre, preparata in due versioni: “raw” ovvero cruda, in cui la crema di formaggio spalmabile viene fatta rassodare in frigorifero, oppure cotta, con aggiunta di uova sbattute e infornato. La New York cheesecake ha come particolarità l’uso della panna acida e della crema di latte, ma la versione più diffusa negli Stati Uniti prevede il famoso formaggio spalmabile “cream cheese” molto usato nella pasticceria d’oltreoceano. Un’altra grossa differenza la fa la base, costituita da uno strato compatto di biscotti sbriciolati e legati da burro fuso. I biscotti usati nella ricetta originale sono i graham crackers, biscotti dal gusto unico a base di farina bianca, miele e germe di grano. Molti, come valida sostituzione, usano biscotti secchi tipo digestive oppure frollini, o sablé.
Donuts
Goduriose e dall’aspetto invitante, le donuts (o doughnuts) sono delle ciambelle fritte arricchite di ingredienti diversi. Per i fan della fortunata sitcom animata “I Simpson” questi anelli dolci saranno sempre le “ciambelle di Homer”, per i viaggiatori appassionati l’associazione con il marchio Dunkin’ o l’inconfondibile insegna verde e rossa di Krispy Kreme sarà immediata, ma la storia dei dolcetti ha origini ben più antiche, in parte ancora avvolte nel mistero. Quel che è certo è che la prima testimonianza scritta risale al 1809 e si trova nel libro “History of New York” di Washington Irving, che parla di alcune “palle di pastella fritte nel grasso e chiamate doughnuts o olykoeks”. Il motivo è presto detto: le oly koeks (o olykoecks) sono delle tortine rigonfie e soffici di origine olandese, il cui nome significa letteralmente “torta all’olio”, fritte in olio bollente e ricoperte di zucchero. Sembrano essere proprio loro le vere antenate delle ciambelle, portate negli Stati Uniti dai colonizzatori dell’impero olandese: prevedono, infatti, lo stesso impasto e procedimento ma niente forma ad anello.
Peach cobbler
A diffondere torte e crostate in America furono in gran parte gli immigrati olandesi e inglesi durante i primi anni dell’insediamento europeo, che adattarono le ricette agli ingredienti locali a disposizione. Quando i coloni si spostarono verso l’Occidente a inizio Ottocento, però, l’accesso alla frutta divenne sempre più difficile, così le persone del luogo dovettero usare ciò che avevano: frutta sciroppata o essiccata e un po’ di pasta lievitata. È così che nacque il peach cobbler, dolce simile al crumble fatto con pesche ricoperte da una frolla morbida, popolare soprattutto nei Paesi del Sud e generalmente servito accompagnato da una pallina di gelato di vaniglia.
Red velvet
Se la cheesecake rappresenta la torta della tradizione, la modernità è costituita dalla red velvet, che ha vissuto un’esplosione di popolarità negli ultimi anni: oggi esistono red velvet in forma di cupcake, pancake, biscotto, gusto gelato e quant’altro. Non si sa molto sulla sua nascita, ma sembra che esista già dall’Ottocento e che fosse chiamata così per via dell’uso del cioccolato nell’impasto, che conferiva alla torta una consistenza più liscia, simile al velluto a cui deve il suo nome. Quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, gli ingredienti per torte (nello specifico zucchero e burro) vennero razionati, alcuni panettieri iniziarono ad aggiungere altri ingredienti, tra cui barbabietole o succo di barbabietola, che rendeva i dolci più gradevoli all’occhio. Nonostante questa abitudine si fosse diffusa (al punto che alcuni sostengono che la red velvet sia nata negli Stati del sud proprio durante il secondo conflitto mondiale), la paternità di questo dolce è contesa tra la società di estrazione Adams, che si prende il merito di aver realizzato “l’originale” negli anni ’20 e l’hotel Waldorf Astoria Hotel di New York City, che contribuì a rendere popolare la ricetta negli anni ’50.
Brownies
Golosi e perfetti per uno spuntino, i brownies sono fra gli snack più amati dagli americani, probabilmente nati nel 1905 grazie a Fannie Farmer, nota autrice di libri di cucina statunitense che adattò la sua ricetta dei cookies al cioccolato trasformandola in barrette, da cuocere in forno in un impasto unico e poi tagliare. Non è difficile intuire l’origine del nome che, semplicemente, fa riferimento al colore scuro del dolce; esiste poi la versione chiara, più recente, i blondies, senza cacao o cioccolato e solitamente profumati alla vaniglia.
Cookies
Non si può parlare di snack made in Usa senza parlare di cookies, il biscotto-icona americano, adorato da adulti e bambini, che ha generato innumerevoli imitazioni e variazioni. Il più classico è quello con le gocce di cioccolato, nato nel 1937 grazie a Ruth Wakefield, cuoca e proprietaria del Toll House Restaurant a Whitman, nel Massachusetts, locale ricavato da una vecchia stazione di posta del 1709. Un giorno Ruth si ritrovò senza un ingrediente necessario per i suoi frollini, così decise di usare ciò che aveva a disposizione: una barretta di cioccolato al latte, che sminuzzò e mescolò all’impasto. Anziché sciogliersi, le scaglie di cioccolato mantennero la loro forma e la cuoca, soddisfatta della riuscita della ricetta, chiamò i biscotti “Toll House crunch cookies”.
Banana split
Si è fatto largo in tutto il mondo il dessert a base di banana e gelato così semplice eppure così goloso, fra i più noti degli Stati Uniti nonostante si tratti di un’invenzione recente. Padre della ricetta è Chester Platt, farmacista di Ithaca, New York, a cui si deve anche il merito di aver creato i sundaes, i gelati-dessert ricoperti di sciroppi, panna montata, granella di nocciole e altre delizie. Il banana split, del resto, non è altro che una variazione del sundae, che prevede l’aggiunta della banana tagliata a metà (da qui il nome split, che significa “diviso”), servita su un piatto, con l’immancabile ciliegia come guarnizione. Nel tempo è diventato così popolare e radicato nella cultura statunitense da avere una festa dedicata, il Banana Split Festival, celebrato ogni anno a Wilmington in Ohio.
Pumpkin pie
La torta di zucca è una specialità tipica del Giorno del Ringraziamento, fatta con una sorta di pasta brisé e profumata con cannella, zenzero, chiodi di garofano e altre spezie. La zucca ideale per preparare la farcia è senza dubbio la butternut, dalla polpa più soda e meno acquosa, ideale per non bagnare eccessivamente la pasta, rischiando di cuocere male la base. Altrimenti, una buona alternativa può essere la zucca mantovana, mentre in America (e in qualche negozio di prodotti internazionali anche in Italia) si trova nella versione già pronta, lessata e confezionata in lattina.
Cupcakes
Variopinti e invitanti, i cupcakes sono i dolcetti perfetti per chi ha voglia di concedersi uno strappo alla regola senza esagerare con le quantità. Si tratta, infatti, di piccole tortine ricoperte di glassa o creme di vario genere, solitamente al burro oppure con formaggio spalmabile, spesso colorate o ricoperte di confettini. La prima traccia scritta sembra essere quella nel ricettario “American Cookery” del 1796 di Amelia Simmons, che fa riferimento a una “torta cotta in piccoli stampi”. Probabilmente, la parola cupcakes venne scelta per via dell’unità di misura usata nella pasticceria americana, la cup, e i tortini furono creati come alternativa più pratica da servire agli ospiti durante un tè del pomeriggio o un incontro.
Angel e Devil’s food cake
Angelo o diavolo: in America ci sono entrambe le opzioni, tutte e due buonissime. La prima rispecchia il nome che porta: la Angel Food Cake è una torta morbida, alta, eterea, dall’impasto morbido e il colore candido. Una vera torta angelica dalla forma a ciambellone, fatta con albumi d’uovo, zucchero, vaniglia, farina e cremor tartaro, spolverata con zucchero a velo e perfetta per la prima colazione. La sua controparte al cioccolato, invece, è l’ideale per chi ama lasciarsi andare ai peccati di gola: si tratta di una torta al cacao a strati, farcita e ricoperta da ganache al cioccolato fondente.
La ricetta della cheesecake
a cura di Michela Becchi