Dove mangiare e cosa assaggiare in Alta Irpinia durante lo Sponz Fest di Vinicio Capossela

21 Ago 2023, 13:12 | a cura di
Da Calitri a Rocca San Felice, passando per le terre del pecorino Carmasciano, piccolo itinerario alla scoperta dell’Irpinia d’Oriente.

Zona simbolo delle aree interne dell’Appennino, descritta con grande sensibilità dal paesologo Franco Arminio (in questi giorni impegnato ad Aliano per il Festival La Luna e i Calanchi) e animata da Vinicio Capossela, irpino di mondo e appassionato del buon bere e del buon mangiare, che dal 20 al 27 agosto tiene qui il suo Sponz Fest, è meta di viaggi slow per chi cerca borghi antichi e paesaggi ancora selvaggi.

La denominazione Alta Irpinia identifica una comunità montana e, più in generale, la zona d’oriente della provincia di Avellino, a ridosso di Basilicata e Puglia, arrampicata sull’Altopiano del Formicoso e attraversata dal fiume Ofanto, che confluisce nel bacino del lago di Conza, oasi del WWF. Terra di vento, di antichi castelli, di prodotti eccellenti, di rovinosi terremoti, di spopolamento, ma anche e soprattutto di comunità operose e grandi potenzialità per cercare una via diversa alla rigenerazione e allo sviluppo.

il forno del borgo.

Forno del Borgo

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Calitri, il pane e le grotte del caciocavallo

È il paesino più noto e fotografato, inerpicato com’è su un colle dagli scorci pittoreschi e dai grandi panorami. Nel centro storico di Calitri, tra storiche residenze nobiliari, c’è una peculiarità tutta locale: antiche grotte, scavate nella roccia, utilizzate per vari usi (erano stalle oppure opifici), che furono praticamente quasi tutte abbandonate in seguito al terremoto del 1980. Oggi valorizzate anche come luoghi di ospitalità, sono state rimesse in funzione, prima di tutto, per la stagionatura dei formaggi, grazie al microclima ideale di temperatura e umidità del sottosuolo. È della famiglia Di Cecca il caseificio calitrano più noto per la produzione di ottimi formaggi vaccini a latte crudo. Acqua abbondante, territorio vulcanico e sulfureo, colline verdi pieni di pascoli profumati, qui il latte assume sfumature organolettiche uniche: tra i prodotti di punta, il caciocavallo irpino giovane oppure quello affinato in grotta. L’azienda organizza anche visite e tour di degustazione.

Altro tesoro della cultura calitrana è il pane: tradizione antica quella che vuole la cosiddetta ruota di carro, grandi forme a partire dai 2 kg, impasto con la crescente, semola di grano duro e grano tenero. Lo si compra al Forno del Borgo, panificio storico attivo dalla fine degli anni ’60, che produce anche dolci tipici (da provare i quaresimali calitrani).

Caseificio D&D di Luigi Di Cecca, punto vendita Caciocavalleria D&D - Calitri (AV) -  via F. Tedesco, 18 - www.caseificioded.it

Il Forno del Borgo - Calitri (AV) - via Concezione, 15 - www.ilfornodelborgo.com

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Panoramica_delle_Mefite. Foto Lucamato

Panoramica delle Mefite. Foto Lucamato

Rocca San Felice, il borgo e la mefite

Uno dei centri medievali meglio conservati quello di Rocca San Felice: vicoli in pietra, il castello dominato dall’antica torre longobarda, che permette un colpo d’occhio completo sulla Valle dell’Ansanto. Nella ripa del borgo c’è, appunto, La Ripa, un ristorante-museo (così si definisce), sosta ideale per chi vuole immergersi nei sapori più veraci della cucina locale: grandi formaggi e salumi, carni a lunga cottura, funghi e vini di pregio.

Una curiosità: se siete in giro da queste parti è interessante una visita – a debita distanza - al lago della mefite, piccolo bacino di origine sulfurea dalla storia millenaria. Già Virgilio descriveva come uno degli accessi agli inferi queste acque ribollenti dai forti effluvi di anidride carbonica e acido solforico, che possono essere letali per gli uomini e per gli animali. Il laghetto è circondato infatti da una zona arida, senza vegetazione, e prende il nome dai resti archeologici legati al culto della dea Mefite ritrovati in zona.

Ristorante Museo La Ripa - Rocca San Felice (AV) - via Ospedale, 1 - www.ristorantemuseolaripa.it

I formaggi di carmasciando

Carmasciando

Sant’Angelo e Guardia Lombardi: alla scoperta del Carmasciano

La visita a Sant’Angelo dei Lombardi è obbligata per l'abbazia del Goleto, grandiosi ruderi di un complesso religioso costruito nel XII secolo da Guglielmo da Vercelli, il santo fondatore dell’Abbazia di Montevergine, sul Monte Partenio, luogo sacro degli avellinesi. In queste zone alte, però, il viaggiatore “gastronomico” approda anche per una denominazione casearia che ha conquistato grandi successi: il pecorino Carmasciano. Questo formaggio, ottenuto dal latte di ovini di razza Laticauda, prende il nome da una piccola zona condivisa tra vari comuni del Formicoso, delle valli dell’Ansanto, dell’Ufita e dell’Ofanto. Cosa rende tanto speciale questo formaggio? Oltre, ovviamente, alle peculiarità della Laticauda, è la mefite (il fenomeno geologico che prende vita a Rocca San Felice) a caratterizzare tutto l’ambiente di questo territorio e, di conseguenza, il terroir dei pascoli e il sapore del latte. Tra i caseifici che offrono pecorini dalle grandi caratteristiche ci sono sicuramente l’Azienda Agricola D’Apolito di Sant’Angelo dei Lombardi (allevamento avviato negli anni 80, oggi autosufficiente, grazie alla produzione del foraggio e dei cereali per il nutrimento degli animali) e la più giovane Carmasciando, che invece ha sede a Guardia dei Lombardi, in un casale ristrutturato nel 2016 con grande stile. Guardia dei Lombardi, con i suoi 998 m s.l.m., è uno dei comuni più alti della Campania: dal campanile della Chiesa Madre nelle giornate terse si possono scorgere quattro regioni: Basilicata, Campania, Molise e Puglia, giù, fino al mare Adriatico.

Azienda Agricola D’Apolito - Sant’Angelo dei Lombardi (AV) - c.da Montanaldo - www.carmascianodapolito.it

Carmasciando - Guardia Lombardi (AV)  - c.da Carmasciano 74 – www.carmasciando.it

 

foto di copertina: Lucamato Foto

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