A quanto pare non è vero che gli italiani e in particolare i giovani non siano interessati alla qualità del cibo e in particolare all'etica degli allevamenti zootecnici. Non è vero che non ci sarebbe mercato per una carne di qualità e a prezzi più alti. Addirittura il 72% dei ragazzi intervistati sarebbero disposti a spendere almeno il 20% in più se si trovasse la carne da animali Grass-fed, alimentati a erba, fieno, foraggio e, ancora meglio, al pascolo.
Carne grass-fed: interessati il 72% dei giovani
La maggior parte dei consumatori (72%) ha risposto infatti che sarebbe maggiormente incentivata ad acquistare questi prodotti se fossero disponibili maggiori informazioni circa la tracciabilità e la filiera produttiva. E il risultato di un sondaggio condotto dall'Università di Torino nell'ambito del progetto scientifico Filierba (acronimo per "filiere da erba") che sostiene gli allevatori aderenti nell'ottimizzare produzioni e commercializzazione e vantaggio di biodiversità, fertilità dei suoli e qualità degli alimenti.
La propensione a spendere di più
Interessante l'aspetto economico del sondaggio. A chi infatti afferma che sarebbe solo una piccola nicchia quella interessata a una carne da animali alimentati a erba e a pascolo, dà decisamente torto il dato del sondaggio secondo cui per garantirsi prodotti da animali alimentati con almeno il 60% di foraggi polifiti (ovvero composti da 5 o più tipologie di essenze) il 52% degli intervistati si dichiara disposto a spendere “il 20% in più” rispetto ai prodotti convenzionali, mentre il 20% si spingerebbe anche ad un +40%. Tra chi non intende spendere cifre maggiori si registrano il 21% di persone che vorrebbero prezzi in linea con i prodotti comunemente in commercio, mentre il 7% riterrebbe di dover pagare di meno.
Carne grass-feed: informazione e conoscenza
Entrando nello specifico delle conoscenze rispetto alla carne grass-feed, emerge che il 32% degli studenti conosce la carne grass-fed ma solo la metà di essi la consuma. In particolare, il 32% dei consumatori è al corrente dell’esistenza di prodotti lattiero-caseari e di carni provenienti da animali alimentati con foraggi freschi (erba fresca) e conservati (fieno e insilato) di provenienza prativa, denominati comunemente “erba-fieno”, “grass-fed” o anche “pasture-fed”. La cognizione di ciò deriva da informazioni acquisite in rete, presso l’università o la famiglia. Purtroppo però, al momento, solo il 17% del campione ha consumato questi prodotti: principalmente formaggi e carni, e in misura minore latte, yogurt e burro. Tali acquisti sono effettuati nell’ordine presso aziende agricole, in negozi di prossimità e nei supermercati.
Il sondaggio dell'università di Torino
Il sondaggio, avviato nel 2022 e concluso nei giorni scorsi, è stato condotto dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino, sotto il coordinamento del Prof. Giovanni Peira, nel contesto di Filierba, progetto che studia – per l’appunto – le filiere alimentari da erba della specie bovina, in cui l’alimentazione animale sia basata sull’uso di foraggi polifiti (composti da almeno cinque essenze vegetali diverse). Per compiere il loro studio, i ricercatori dell’ateneo piemontese hanno approntato un questionario online, indirizzandolo prevalentemente ai propri studenti. A rispondere sono state 1750 persone: in prevalenza (ma non solo) giovani, impegnati negli studi e soprattutto donne. L’indagine ha riguardato le abitudini al consumo e la percezione che i Millennials e gli appartenenti alla Generazione Z hanno della carne e dei prodotti lattiero-caseari suddetti.
Giovani e donne i più interessati
I dati salienti raccolti, in estrema sintesi, offrono anche una ripartizione per genere dell'interesse verso il tema e il sondaggio: le donne si dimostrano molto più partecipi degli uomini (71% contro 29%), i diplomati superano i laureati (58% vs. 42%) e gli studenti sono più degli occupati (77% contro 20%). Schiacciante la prevalenza dei giovani (81%), con il 25% di essi nella fascia di età tra i 25 e i 30 anni e il 56% che ha tra i 18 e i 25 anni. Buona anche la presenza di intervistati tra i 30 e i 50 anni (15%), e marginale quella degli over 50 (4%). L’ultimo dato è quello regionale, con l’88% dei domiciliati in Piemonte e il 12% nelle altre regioni italiane.