Il pasto sul corpo nudo delle donne. Tutta la verità sul Nyotaimori, il rituale fake che ha fatto infuriare i giapponesi

1 Set 2023, 18:27 | a cura di
Dopo la ragazza di cioccolato “servita” in un villaggio turistico sardo, fanno scandalo le modelle ricoperte solo di uramaki di un locale milanese. Ma è una pratica che va avanti da tempo
.

Do you like su-she? Ci siamo scandalizzati a buona ragione per la povera animatrice che in un villaggio vacanze di lusso in Sardegna è stata cosparsa di cioccolata ed esposta come merce calorica agli occhi – vogliosi? schifati? divertiti? – degli ospiti ma si dà il caso che questo genere di scene sono all’ordine del giorno in un locale di Milano dal nome assai poco misterioso di Sixth Sense, al numero 4 di via Emilio Gola, dove i nigiri vengono offerti sul vassoio vivente di una modella nuda.

Body Sushi: bravata da addio al celibato

Come sempre non c’è nulla di più inedito dell’edito e così Repubblica qualche giorno fa ha ripescato la faccenda, con un articolo che racconta di questa pratica chiamata “body sushi” che francamente ha poco di gastronomico e in fin dei conti anche di erotico. Una squallida bravata da addio al celibato, un atto di bullismo sessuomane maschilista e un po’ basso impero, un soft porno alla soia che perfino gli avventori sembrano gradire fino a un certo punto, se è vero che il rating del locale nei siti specializzati è piuttosto basso. Che poi, ci sarebbe da discutere sulle anime belle che prima vanno in un posto del genere e poi si scandalizzano, ma questo è un altro discorso.

Più mangi più vedi

Il body sushi è una consuetudine che alcuni vorrebbero nobilitare facendolo derivare da un atto di feticismo sessuale praticato nei bordelli giapponesi del periodo Edo, ma che invece è una pratica bastarda, diventata celebre in Occidente. Si prende una modella, meglio se asiatica – non sia mai si scada nell’appropriazione culturale -, la si denuda, la si ricopre di nigiri, uramaki, hosomaki di presumibilmente discutibile qualità disposti nei punti strategici del corpo, che poi saranno gli avventori a scoprire nutrendosi. Tanta fame, tanta nudità, questa l’equazione.

Pubblicità

Mangiare senza bacchette

Nel locale milanese ogni cliente ha diritto a 20 pezzi per 60 euro, vino compreso, servito in un banalissima bottiglia, state tranquilli. In alcune foto si vedono i clienti disdegnare l’uso delle bacchette e prelevare il proprio cibo direttamente con la bocca dal carnale piatto. Non si sa se è data l’opzione bacchetta, ma cambierebbe poco.

Naturalmente il locale che offre questo servizio, l’unico pare rimasto dopo un periodo di gloria in cui molte insegne amavano erotizzavare il cibo giapponese, poco ha di gourmet. Basta guardare gli orari sul sito per capire che non di ristorante si tratta bensì di locale notturno: dalle 22 alle 5, ma meglio non arrivare già mangiati. E sul sito non c’è lo straccio di un menu ma solo l’invito a contattare un cellulare. Insomma, qui non si punta alla stella e alle forchette. Astenersi buongustai.

Una moda recente: roba da Yakuza

Colpisce il fatto che i gestori del Sixth Sense si richiamino a un’antica pratica nipponica, il cosiddetto Nyotaimori, che avrebbe radici antiche, anche se con commendevole onestà sul sito si precisa che “secondo alcuni esperti di storia e cultura giapponese si tratterebbe di una pratica underground nata intorno al 1980, in pieno boom economico, e legata alla criminalità nazionale”. Uno sfizio da affiliati alla Yakuza dal soldo facile e sporco, che a Milano, Italia, 2023, viene riproposto in versione vagamente vanziniana.

L’ambasciata nipponica si dissocia
Naturalmente l’articolo di Repubblica ha suscitato una cagnara di reazioni indignate, secondo Zeitgeist. Tra le tante, la deputata Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, ha parlato di “pratiche maschili che celano attitudini violente e distruttive nei fronti delle donne” invitando il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a intervenire: “Non stia zitto!”. Da parte sua per sbianchettare qualsiasi sospetto di un’operazione storica, l’ambasciata giapponese in Italia ha precisato che questa carnevalata hot nulla ha a che vedere con la cultura giapponese. Spulciando tra gli archivi abbiamo visto che già nel 2012 Repubblica dava conto di un locale romano, Yoshi Sushi, che faceva quello che oggi fa il meneghino Sixth Sense, e anche allora l’ambasciata di Tokyo aveva preso le distanze. Nulla di nuovo sotto il sol levante.

Pubblicità
Pubblicità
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram