Il ritorno delle penne alla vodka, dagli anni '80 non c’è scampo 

15 Ago 2023, 09:57 | a cura di
Il New York Times dedica un articolo alle penne alla vodka, e un documentario ne esplora l’evoluzione, confermando il fascino del piatto che nel bene e nel male, continua a far parlare si sé.

"Cosa rende le Penne Alla Vodka così deliziose? È tutto nella salsa," titola il New York Times. Poi, un documentario giocoso ne racconta origini e aneddoti a partire dal loro consumo quando si usciva di notte dalle discoteche anni '70. La ricetta divenne un'icona della cucina alla moda dell'epoca. Cadute nell'oblìo, con una punta di snobberia, le penne alla vodka in patria sono passate di moda e dimenticate. Ma non in America, dove stanno facendo un grande ritorno.

L'origine esatta della cremosa salsa alla vodka è incerta, ma la sua impronta storica è audace, piccante e onnipresente. Specie Oltreoceano. La ricetta ha guadagnato popolarità negli anni '70 e '80 ma la passione tutta statunitense per la tradizione della tavola Italiana è profonda e riporta alla ribalta ricette che in patria sono spesso guardate dall'alto in basso.

Le origini delle penne alla vodka

C'è chi sostiene che il luogo di nascita del piatto come lo conosciamo ora (passata di pomodoro, panna e vodka) sia stato il ristorante Dante di Bologna negli anni '80. Altri sostengono sia il ristorante Orsini a New York. Ma una delle prime testimonianze scritte sulla vodka aggiunta alla pasta al pomodoro piccante è nel libro di cucina e memorie di Ugo Tognazzi, L'Abbuffone pubblicato nel 1974. Versatile attore e abile cuoco, Tognazzi per anni ha ospitato cene conviviali nella sua villa di Velletri, accogliendo parenti, colleghi di lavoro e amici, che intratteneva con l’estrosità di gastronomo e di grande anfitrione. Per le sue serata, ormai leggendarie, attingeva a piene mani dall'enorme frigorifero troneggiante in cucina, considerato la "cappella di famiglia". Oltre alla sua passione per i fornelli e per la tavola conviviale, il libro nasceva come diario dell'esperienza sul set del film di Marco Ferreri "La grande abbuffata" interpretato insieme a Michel Piccoli, Marcello Mastroianni e Philippe Noiret. Il volume alterna ricordi di gioventù, aneddoti lieti e malinconici dal set, e ricette. Una di queste, la "pasta all'infuriata," è una pasta all'arrabbiata con una sfumata di vodka polacca al peperoncino. Questa prima menzione di vodka in una salsa al pomodoro ha scatenato la curiosità di un giovane regista italoamericano, già intrigato dalla salsa dalle origini misteriose.

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disco sauce documentario sulle origini delle penne alla vodka

Il documentario sulle penne alla vodka

Altro contributo al ritorno delle penne alla vodka è il documentario pluripremiato del filmmaker Roberto Serrini, figlio di immigrati italiani nel Queens dal titolo "Disco Sauce: The Unbelievable True Story of Penne Alla Vodka." Il documentario prodotto con un budget di 250mila dollari rilasciato nel 2022 esplora le teorie sull'origine del piatto, da Ugo Tognazzi agli immigrati italiani negli Stati Uniti, e degli chef che hanno celebrato il piatto come metafora della società nel suo complesso. "Le Penne Alla Vodka sono il 'dirty little secret' d'America," dice Serrini. "Le mangi col post-sbornia dal takeaway, oppure le paghi 32 dollari a piatto da Carbone nel south Village a Manhattan. Ho deciso di fare un'immersione profonda in quella che viene amorevolmente chiamata 'disco sauce' per scoprire i poteri segreti del piatto che come nessun altro polarizza il mondo culinario." Per ricreare le penne alla vodka definitive, il filmmaker ha interrogato chef famosi, esplorato i migliori mercati clandestini di New York, facendo persino analizzare la salsa da scienziati, e procurandosi addirittura ingredienti illegali come una vodka artigianale made in Brooklyn dal nome "American Moonshine". E poi la panna, che esula dalla ricetta di Tognazzi ma che è pilastro fondamentale della ricetta oltreoceano. "Se qui è facilissimo procurarsi una pistola o dell'erba," dice Serrini nel corto, "invece la panna fresca da latte crudo è illegale, mi sono dovuto rivolgere al dark web per ottenerne una pinta." Alla fine del documentario, il filmmaker ringrazia Tognazzi, citando un passaggio del libro dell’attore: "Mangiare, no. Io mangio per vivere." E questo, conclude, è il senso della vita.

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