Non c’è dubbio che quella della birra artigianale sia stata una delle grandi rivoluzioni degli ultimi anni, in Italia, sul fronte del bere bene. Un movimento giovane, almeno agli inizi, partito dal basso e in maniera quasi anarchica, per trovare nel corso del tempo una sua precisa fisionomia. Strada facendo sono arrivate poi le prime contraddizioni e la reazione dell’industria sul mercato, che non ha fatto mancare acquisizioni rumorose ed evidenti invasioni di campo. Nonostante tutto, un percorso che oggi potremmo definire maturo ma che continua a partorire innovazioni, dentro e fuori il suo ecosistema. Non stupisce, allora, che all’orizzonte si scorgano nuove sfide, in alcuni casi spiazzanti, come è stata la craft beer revolution 25 anni orsono, e che molti dei nuovi pionieri siano esattamente quelli che hanno scritto le pagine più esaltanti di quella storia.
La nuova vita dei birrai
Esempi? Agostino Arioli è uno dei più importanti birrai del Paese, capace di un’impresa di successo come il Birrificio Italiano di Limido Comasco. Non contento, ha creato di recente una microdistilleria a Seregno, insieme a Benedetto Cannatelli del birrificio Railroad. Il tutto per cercare di dar vita a una nuova tradizione e trovare, finalmente, una via italiana al whisky di qualità, a partire da malti e materie prime made in Italy. E poi c’è Giovanni Campari, capace di fondare, lanciare e infine cedere il suo Birrificio del Ducato di Parma. Oggi il nostro è impegnato nel progetto G.C. Spirits, impresa che realizza gin capaci di interpretare i diversi territori italiani attraverso erbe, fiori, radici, frutti e tutti quei elementi che li caratterizzano. Non ha lasciato le fermentazioni ma è passato dalla birra artigianale al vino naturale, Leonardo Di Vincenzo. Uno dei più famosi e stimati birrai del paese, ceduta la creatura Birra del Borgo (Rieti) al colosso AB InBev, è ora impegnato con Masseria La Cattiva, a dare un volto moderno e irriverente al nettare di Bacco, con ardite innovazioni tanto nella tecnica produttiva (come ad esempio i vini realizzati con uve affumicate) quanto nel packaging (tra i primi in Italia a proporre vino artigianale in lattina). Infine, quello che è forse il progetto più audace e innovativo. A metterlo in piedi, il genio e la competenza di Bruno Carilli, volto noto della scena brassicola di casa nostra con il Birrificio Toccalmatto di Fidenza. Il suo novo progetto, Livebarrels, promette faville, anche perché riguarda prodotti molto moderni, mutuati però da bevande antiche. Davvero qualcosa di nuovo, che ci ha convinto a incontrare Carilli per saperne di più e assaggiare le novità.
Allora Bruno, raccontaci come ti è venuta l’idea?
Livebarrels nasce dalla curiosità e dalla voglia di sperimentare nuove vie nel campo delle bevande fermentate. Complici i miei viaggi di lavoro negli USA, gli incontri e le chiacchierate fatte con amici birrai, ho scoperto nuovi modi di bere e nuove tendenze: ho visitato Cideries, Meaderies e Kombucheries, bevendo cose molto interessanti.
Questo il prologo, cosa succede poi?
Nel settembre 2019 abbiamo fondato Megaditta srl con l'intento di produrre qualcosa di simile a quello che avevo conosciuto oltreoceano. Tutti i prodotti sono commercializzati con il brand Livebarrels - Fermenteria Creativa.
Di cosa si tratta esattamente?
È un progetto unico in Europa e prevede la produzione di fermentati naturali prodotti esclusivamente con materie prime biologiche e un'attenzione maniacale all'ecosostenibilità.
Quando avete prodotto le prime cose?
Abbiamo iniziato nel dicembre 2020 con una gamma di undici referenze tra sidro e modern meads (idromele non tradizionali).
Raccontaci meglio quali sono i vostri prodotti
I sidri sono quattro: Brut Nature, Light con albicocca, pesca e lampone e un ibrido con uve barbera. I mead invece sono sette di cui tre pyments (ibridi con uve). C’è quello con luppolo citra, un altro ai frutti rossi, quindi un terzo con le classiche botaniche del gin e uno spumante al ribes rosso. I pyment prevedono l’utilizzo di tre uve diverse: sauvignon blanc, malvasia e trebbiano. Alcuni di questi fanno anche un passaggio in legno.
Altre idee e progetti in cantiere?
A breve partiremo con una gamma di sette kombucha biologici, quattro in bottiglia e tre in lattina, oltre che in fusto. Invece a settembre è prevista una linea innovativa di toniche rifermentate naturalmente.
Niente vino?
Il progetto, come dicevo, è ampio e prevede anche la produzione di vino con focus sullo sviluppo di nuove tecniche e modalità di fermentazione. Di base tutti i prodotti saranno con materie prime biologiche, senza solfiti aggiunti, enzimi o additivi. Le parole d'ordine sono: naturalità, ecologia, innovazione e creatività.
Avanguardia pura, insomma, che promettere di creare nuove bevande, diverse da quelle esistenti e altamente innovative. I guerriglieri del gusto stanno preparando un’altra rivoluzione e hanno tutta l’intenzione di vincere anche questa.
a cura di Antonio Boco