La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne. Oggi intervistiamo Annalisa Zorzettig, titolare azienda agricola Zorzettig.
Intervista a Annalisa Zorzettig
Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati – se ce ne sono stati - gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?
La principale difficoltà incontrata durante la mia carriera, soprattutto all’inizio, vista anche la giovane età che avevo quando sono entrata a far parte dell’azienda di famiglia, è stata quella di riuscire a farmi considerare seriamente e a portare avanti le mie idee, soprattutto in certi contesti a prevalenza maschile e talvolta piuttosto chiusi.
Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?
All’interno della mia azienda il genere non è una discriminante nei diversi ambiti lavorativi. Cerco di agevolare l’inserimento delle donne a tutti i livelli e di essere attenta a quelle che possono essere situazioni familiari particolari che richiedono un’attenzione e una flessibilità maggiore, in modo che le donne non debbano risultarne penalizzate.
Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?
Proporrei semplicemente di guardare ad esempi virtuosi come quelli dei Paesi nordici e promuovere leggi sul loro esempio, soprattutto per quanto riguarda la diminuzione del divario salariale tra uomo e donna, l’aumento dell’assistenza all’infanzia e la concessione di forme di lavoro flessibile a sostegno delle madri.
Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap?
Non è facile mettersi nei panni delle donne e comprendere il gap che le divide dagli uomini. Dal mio punto di vista è fondamentale responsabilizzare gli uomini soprattutto per quanto riguarda la crescita e l’educazione dei figli, che dovrebbe essere condivisa al 50% tra i due genitori. In questo senso, vorrei che il congedo di paternità fosse non solo obbligatorio, ma addirittura equivalente tra madre e padre del bambino. Questo permetterebbe agli uomini di acquisire maggiore consapevolezza e rispetto per le problematiche che le donne si trovano ad affrontare quotidianamente, spesso in totale solitudine.
Ci racconti un aneddoto di una delle sue esperienze sul tema.
Per quanto mi riguarda, ricordo che all’epoca in cui sono entrata in azienda si dava quasi per scontato che il ruolo della donna fosse relegato ad attività amministrative e di contabilità. Ho dovuto lottare per ricavarmi un ruolo diverso. Ricordo che il primo ad essere incredulo era mio padre stesso, ma devo dire che quando ha compreso appieno la mia volontà è diventato il mio primo sostenitore.
Illustrazione di Ilenia Tiberti
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