Parità di genere. Intervista a Ilaria Petitto

30 Mag 2022, 14:58 | a cura di
Per la rubrica promossa dalla Fondazione Gambero Rosso e dedicata alla parità di genere, abbiamo intervistato Ilaria Petitto dell’Azienda Vinicola Donnachiara in provincia di Avellino.

La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Ilaria Petitto dell’Azienda Vinicola Donnachiara in provincia di Avellino.

Intervista a Ilaria Petitto

Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati – se ce ne sono stati - gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?

Premetto che sono figlia di un industriale che è stato un self made man, ex professore di storia e filosofia che, avendo insegnato prestissimo a Bergamo, comprese che quella non era la vita cui era destinato. Lasciata dunque la scuola, fondò l'industria del filo per saldare al sud, facendo sempre della cultura il suo punto di forza per riuscire a diventare uno dei più grossi produttori metalmeccanici in Europa. I miei genitori hanno cresciuto tutti e tre i figli, due femmine e un maschio, allo stesso modo. Ci hanno sempre stimolato tantissimo, lo studio è stato il nostro primo dovere e poi ci hanno inculcato la cultura del lavoro. Mio padre ha sempre voluto il massimo, per cui l'educazione è stata già molto formativa. Non ho mai pensato alla differenza di genere, sono cresciuta credendo di avere esattamente le stesse opportunità degli uomini, era più una questione di capacità, essere abbastanza bravi per conquistare il proprio posto.

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È stato sempre così?

No, all’università ho cominciato a notare come noi donne fossimo giudicate sotto un duplice punto di vista: le nostre capacità e l’aspetto fisico. Si diceva che alcuni professori avessero un harem piuttosto che un dipartimento, e anche negli anni successivi i professori di Pratica Legale e Notarile, rispettivamente un avvocato e un mancato notaio, mi hanno fatta sentire giudicata per il mio aspetto fisico. Tuttavia, non posso dire di aver affrontato degli ostacoli in quanto donna, noi donne siamo molto aggressive, forse anche troppo e spesso facciamo paura agli uomini. Probabilmente l'unico ostacolo è che nella rappresentanza, penso alle associazioni di categoria, difficilmente si sceglie una donna sebbene ce ne siano tante e molto preparate.

Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?

La nostra è un'azienda fondata da una donna, mia madre, dedicata a una donna, sua nonna "Donna Chiara", per cui siamo di parte. Il mio braccio sinistro - dico così perché sono mancina - è una donna, una persona laureata a Roma in economia con il massimo dei voti che si occupa con grande competenza e sicurezza di contabilità. È madre di due gemelle, nate prematuramente, una donna in gamba, coraggiosa, che ha tutta la mia fiducia e la mia stima. A tal proposito, ho reso i suoi orari flessibili, per facilitarne l’organizzazione, le vengo incontro per ogni sua necessità. Sono madre anche io e lo è stata mia madre prima di me, sappiamo bene che una madre ha delle priorità, ma non per questo smette di essere una professionista, anzi sviluppa delle skills ulteriori che sono utilissime anche per il lavoro.

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Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?

Questa è una domanda a cui non è semplice dare risposta. La questione è culturale, basti pensare alle parole infelici di un'imprenditrice di successo come Elisabetta Franchi. È culturale perché questa è la prova che molte donne sono le prime a essere maschiliste e allora mi domando come potremo mai superare gli stereotipi e i luoghi comuni? Io sono diventata mamma molto tardi, proprio perché avevo sempre messo al primo posto lo studio, la preparazione, la carriera, anche per mia madre non era importante che io mi ponessi come obiettivo la famiglia e il matrimonio quanto la mia indipendenza economica. E così è stato.

Poi quando la famiglia è arrivata come è andata?

Poi quando è arrivata Chiara se non avessi avuto la fortuna di avere un compagno che vive il suo ruolo di padre esattamente al 50%, non so come avrei fatto. Per fortuna le cose stanno lentamente evolvendo, vedo molti padri presenti e capaci di sostituirsi perfettamente a una madre in ogni attività. Fatta questa premessa, ho grande fiducia nelle nuove generazioni e credo abbiano più cura di noi per tutto. Chiederei di dare finalmente il potere alle donne, non lo abbiamo mai avuto in politica, eppure nelle case di tutti gli italiani gli uomini candidamente dichiarano: “comanda mia moglie…".

E arriva ora la sua proposta di governo.

Le proposte al governo potrebbero essere sugli incentivi economici e sugli sgravi fiscali per l'assunzione di donne. Già qualcosa si sta facendo grazie al Fondo impresa femminile che prevede contributi a fondo perduto per le imprese di donne sia neocostituite che da costituirsi. Proporrei anche dei finanziamenti per consentire alle aziende di implementare strutture a vantaggio delle lavoratrici, penso ad esempio agli asili aziendali.

Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.

Probabilmente comincerei con il sensibilizzare i padri di figlie femmine, i quali sono facilitati perché sperimentano naturalmente un rapporto sano con l'altro sesso e imparano a guardare le donne con occhi diversi e senza pregiudizi. Possono toccare con mano le difficoltà che noi donne affrontiamo per vederci riconosciuto il nostro merito, dovendo prima superare i giudizi sul nostro aspetto fisico e magari sulle nostre scelte di vita. Un'altra formula interessante potrebbe essere quella di invertire i ruoli. Le donne nelle posizioni di comando, nei CDA, negli uffici di Presidenza, e gli uomini nelle posizioni normalmente occupate dalle donne, stessi contratti, stesse condizioni, provare per credere... credo sarebbe utilissimo.

 Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.

Di aneddoti specifici me ne vengono in mente più di un paio in cui uomini di potere hanno creduto di poter far leva sulla mia ambizione professionale per ottenere attenzioni. Mi è capitato diverse volte quando ero molto giovane. Ho provato paura ed è stato sorprendente per me, perché l'educazione che avevo ricevuto - come ho raccontato - non mi aveva mai fatto neanche solo immaginare che avrei potuto trovarmi in quelle circostanze. Sono sempre stata orgogliosa e mio padre mi ha fatto sentire che avevo le spalle coperte. Con l'esperienza le cose sono cambiate, nel senso che ho imparato a conoscere meglio le dinamiche maschili e a gestire con più serenità queste situazioni. Certo la sensazione di essere sminuite c'è sempre quando incontro qualcuno in occasioni professionali e vedo che l'atteggiamento esula invece dalla professionalità, perché vorrei anche essere considerata per le mie qualità, per il mio impegno, per il contributo che la mia esperienza potrebbe apportare. Ma in fondo trovo certe vicende anche divertenti, come dice mio padre: la gentilezza e i sorrisi non costano nulla.

 

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