Lavoratori sfruttati e clienti beffati. Ecco come è andata davvero la Caporetto della ristorazione

18 Lug 2023, 14:45 | a cura di
Il 15 luglio a San Benedetto del Tronto si è tenuta una cena per oltre mille persone con cinque chef stellati alle cucine. Un'organizzazione sbagliata è stato il motivo di un evento malriuscito

Il molo, la brezza estiva, il blu carpet, il mare, le stelle. Non è un sogno, anzi poteva esserlo se tutto fosse andato come doveva. Ma non raccontatelo ai mille (e oltre) che il 15 luglio hanno pagato 130 euro per partecipare alla cena “Tra il mare e le stelle” di San Benedetto del Tronto. Sulla carta aveva tutta l’aria di essere l’evento di punta che avrebbe reso onore alla ristorazione italiana (dietro i fornelli, come da titolo, c’erano cinque chef stellati). Invece, si è dimostrato una catastrofe dall’alto valore simbolico, in cui sono andati in scena – e che scena – tutti i vizi del settore: lavoratori sfruttati, clienti beffati e un intero comparto ridicolizzato. Una vera e propria Caporetto dell’alta cucina italiana. Ma andiamo per ordine.

Tra il mare e le stelle, l’evento

Francesco Brutto. Davide Di Fabio. Stefano Ciotti. Nicola Fossaceca. Giuseppe Amato. Gli chef (e un pastry chef) erano cinque, presi dall’Olimpo della ristorazione nazionale e marchiati con le fin troppo famose stelle, sinonimo di garanzia: sotto la loro firma si mangia bene, si beve bene, si fa un’esperienza. Sì, ne vale la pena: sborsiamo questi 130 euro. Peccato che, oltre alla qualità dei piatti, tutto nel servizio è andato storto: un’ora di attesa tra una portata e l’altra, primo piatto servito intorno a mezzanotte, acqua e vini caldi, dipartite dei commensali prima del tempo e portata finale che per alcuni non è stata nemmeno servita.

I camerieri di Tra il mare e le stelle

L’aspetto più grave è senza dubbio quello che riguarda il trattamento riservato ai giovani camerieri.

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Se vi diciamo 42,195 cosa vi viene in mente? Sì, i chilometri di una maratona. Se si supera questo limite, si parla di ultramaratona. Bene: è stata proprio un’ultramaratona quella che a fine serata ha concluso uno dei ragazzi ingaggiati dall’organizzazione. A testimoniarlo, i dati registrati dal suo smart watch e mostrati intorno alle due del mattino a un avventore infuriato. Un altro testimone – raggiunto dal Gambero Rosso – racconta una versione leggermente diversa, non meno grave: “Erano solo 18, i km, non 44”. Insomma, quasi una mezza maratona. Fatto sta che più che una serata di lavoro, per i giovani camerieri si è trattato di una notte da incubo.

Ma cosa è successo? Come è stato possibile?

La parte del molo di San Benedetto del Tronto allestita per l’evento è lunga circa un chilometro, a detta dell’organizzazione, ma i dettagli dell’allestimento, di cui il Gambero Rosso è in possesso, raccontano di una pista molto più lunga: primi 200 metri sono di blu carpet, segue una prima sala di 600 metri, dopo 150 metri c’è il primo punto cucina e dopo altri 300 metri, il secondo. Poi si prosegue con una seconda sala lunga 300 metri. Questo vuol dire che, considerando il minimo sforzo, un runner per raggiungere il primo commensale dal primo punto cucina ha dovuto fare circa 750 metri? E per quante volte? Non le contiamo.

Runner e camerieri. C’è chi corre e chi serve. Ogni vassoio trasportato ha sei piatti. La staffetta è una buona idea se però i metri (poi diventati chilometri in un andirivieni senza fine) sono pochi.

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Per rendere l’idea, la distanza massima “accettabile” da una cucina di un ristorante a un tavolo da servire è di circa 100, 200 metri. E per circa 12 commensali serve un cameriere. Come riferisce Erminio Giudici, i camerieri erano 70, 8 i ragazzi minori dell’Istituto Alberghiero Professionale Filippo Buscemi di San Benedetto, assoldati per fare la loro esperienza, come ogni studente dell’alberghiero può fare.

Una foto pubblicata dal sito “Vera Tv” racconta di una persona, probabilmente un ragazzo, steso sul muretto del molo. Le cose sono due: o si è defilato dal suo compito durante la cena, oppure era stremato dalle forze. Stando alle numerose testimonianze raccolte dal Gambero Rosso, ai ragazzi non è stato dato nemmeno del cibo. E sì che l’apparecchiatura comincia sotto il sole intorno alle 14. E il 15 luglio del 2023 (in quella che è l’estate più calda ai livelli del 2003) a San Benedetto del Tronto si toccano punte di oltre 30 gradi. I tavoli sono quasi 200 per oltre 1000 commensali. C’è chi parla di una “cosa stremante” e riferisce di “non aver mangiato assolutamente nulla”. Qualcuno si è sentito anche male: ci raccontano di una richiesta di sale per far riprendere una cameriera probabilmente con la pressione bassa; e di camerieri a piedi scalzi per il dolore delle vesciche. C’è chi ha abdicato sfinito già poco dopo la mezzanotte, peccato che c’erano da servire ancora dei piatti e qualcuno riferisce che in corsa, nella chiusura, anche gli chef hanno cercato di aiutare nel servizio.

Il giallo degli chef: la Caporetto della ristorazione

Stando ai commenti pubblicati sui social e alle testimonianze raccolte, gli chef sono stati anche loro delle vittime di una organizzazione sbagliata che ha mandato in malora l’evento. E però data la loro posizione di forza (l’evento si reggeva interamente sui loro nomi e sul loro ruolo) avrebbero potuto intraprendere qualche iniziativa a tutela del pubblico presente.

I piatti erano buonissimi, lo dicono i pochi paganti che sono riusciti a mangiare. Ma almeno fino a quando il Gambero Rosso non ha fatto esplodere il caso con il suo articolo da loro non è stata pronunciata una sola parola in pubblico. Eppure, già dal pomeriggio era chiaro che il numero di addetti al servizio fosse improponibile e scarso, fatto appurato anche dagli stessi chef che hanno espresso il loro malcontento nei confronti dell’organizzazione.

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