Chiude Dime Bistrot, ristorante che aveva portato nel tempio dell’industria un angolo di alta cucina

25 Ago 2023, 12:59 | a cura di
Un tributo alla Marghera dei sognatori, a chi non vede fabbriche ma nuvole. Era questo il Dime Bistrot, scommessa vinta dalla giovane Serena Bergamo, che ora chiude i battenti. Ma lascia intendere di avere nuovi progetti per il futuro.

Che siate stati nostri ospiti molte volte o una sola, vi voglio ringraziare perché questi 8 anni li abbiamo vissuti insieme. Mi mancherete, ma magari ci rivedremo…Un caro saluto a tutti, è stato bello!. Serena Bergamo ha salutato così, con quella dolcezza risoluta che è sempre stata un suo tratto caratteristico, clienti e amici, annunciando la chiusura di Dime Bistrot, dove ha tenuto in vita con dedizione, passione e romanticismo un angolo di alta cucina in un luogo che allora era lontano e neanche facilmente raggiungibile: al tempo i satellitari non erano così precisi, perdersi nel nulla che all’epoca circondava il ristorante - ora, attorno, c’è un po’ di tutto - era facile e, diciamolo, non piacevolissimo. Già, fu una scommessa. Per la località (Marghera), per il tipo di cucina, per il design – moderno, originale, visionario - che a guardarlo da fuori sembrava di stare in una grande città.

Chi è Serena Bergamo del Dime Bistrot

Partendo da zero, Serena si è fatta apprezzare come prima come cuoca, poi come ostessa e ancora di più come persona, ed è entrata nelle pagine delle guide e nel cuore di tanti. Laureata in Storia dell'Arte, diplomata all’Alma, la prestigiosa scuola di cucina, 34 anni, Serena affiancherà ora i genitori, che lavorano nel campo immobiliare: “Sono loro che devo ringraziare per primi - ha detto a “Il Gazzettino” - Sono stati i miei sostenitori ed è grazie a loro che questo sogno ha preso forma, soprattutto grazie a Franco, mio papà, ed è merito suo se questo luogo ha e avrà sempre un'anima, perché l'ha ricostruito di suo pugno, ristrutturando i resti di un'idea di magazzino preesistente e realizzando un luogo magico, che ricorda a molti il sapore di una grande città anche se siamo solo a Marghera". Un posto che “senza fabbriche sarìa (sarebbe ndr) più sana”, come cantavano i mitici Pitura Freska, e senza quelli come Serena anche un po’ più triste. E certo a leggere dell’addio la malinconia prende il sopravvento, come ogni volta che si spegne un’insegna dove la passione, l’accoglienza, i sorrisi, la ricerca – sulla cucina ma anche sul vino e sui produttori – erano di casa, fino a venerdì 25 agosto, l'ultimo giorno, l'ultimo servizio.

Dime, un tributo alla Marghera dei sognatori

E infatti Dime “era – sono parole di Serena - un tributo alla Marghera dei sognatori, a coloro che non osservano, ma immaginano; a chi non vede fabbriche, ma nuvole; a chi non vede fumi, ma storia; a chi è innamorato dei colori della notte e delle luci del porto". L’identità “e la passione senza fanatismi – leggo, e condivido, sul sito di Meteri, azienda leader nel commercio online di vini naturali da tutta Europa - un luogo dove leggere tra le righe tante storie e lasciarsi cullare dalle sensazioni di un'esperienza unica nel suo genere”. Ogni piatto un’idea, una piccola emozione, un gesto d’amore, un sorriso: lo Scoglio senza Scoglio (“Il mare c’è ma non si vede, una pasta risottata nel brodetto di pesce, carica di gusto e profumo. Less is more”), la Canocia marinata, piselli, pave e menta (perché “la bellezza a volte è proprio la semplicità”), il Risotto di go’, sommaco e acetosella (“perché ci piace immaginare a modo nostro la tradizione, conservando le parti fondamentali di una ricetta classica, mettendo la tecnica al servizio di un’esecuzione più perfetta possibile e apportando le nostre piccole personalizzazioni per valorizzare e non per stravolgere”).

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Gli apprezzamenti della clientela

Racconta Serena: “L’avventura di Dime ebbe inizio il 16 giugno 2015, con la voglia di costruire qualcosa di bello in un luogo del cuore. Mio papà ed io, fin da subito, abbiamo puntato a creare un posto con un’anima, che raccontasse la mia passione per la cucina e l’amore per il fascino industriale della nostra Marghera, una periferia che è parte della storia di Venezia. Ristrutturare un vecchio deposito fatiscente è stata una bellissima avventura e ancora di più portare una cucina non quotidiana in un luogo lontano da qualsiasi riflettore. In questi giorni prima della chiusura, la quantità di persone che ci hanno tenuto a venirci a trovare per un ultimo saluto ci ha dimostrato che questa sfida l’abbiamo vinta e, al di là dei riconoscimenti accademici, degli apprezzamenti delle guide che sono stati fondamentali per il nostro lavoro, consideriamo il più grande successo aver avuto la fortuna di entrare nel cuore di così tante persone, cominciando da chef e chiudendo da oste, accompagnando i nostri ospiti in una cena felice”.

Serena Bergamo e quel sogno nel cassetto del dinner club

E se la tristezza è inevitabile in questi momenti, Serena tiene a precisare “che si è trattato di una scelta che non ha niente a che vedere con problemi economici ma dettata da una parte dalla volontà di seguire altri affari di famiglia, dall’altra, e forse soprattutto, di concedermi, ogni tanto, il lusso di “vivere” come una persona normale”. Sembrerebbe un addio, ma chissà: “Vorrei che fosse un arrivederci, lo spero e ci credo, manterrò la proprietà, questo luogo, mi piacerebbe poterlo trasformare da ristorantino a salotto, molto più saltuariamente, dedicarmi ad appuntamenti con la buona cucina e il buon vino, con meno clienti ma la stessa qualità e passione, perché in tutti i lavori sono solo l’ambizione e l’amore che ci portano a migliorarci. Il sogno nel cassetto? Un dinner club. Cosa intendo? Ve lo spiegherò più avanti se dovesse andare in porto”.

a cura di Claudio De Min

 

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