La Collection 2014, annuale presentazione delle nuove annate di Chianti Classico, sarà per forza di cose ricordata come quella dell’ingresso in società della Gran Selezione. Ne avevamo già parlato lo scorso anno, quando il progetto era stato annunciato e si stava facendo concreto, ma stavolta alle chiacchiere sono seguite le prime bottiglie di questo nuovo tassello della denominazione. Presentazione imponente, a dirla tutta. Una specie di Anteprima Mondiale, nella location d’eccezione della sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, tanto per far capire a tutti quanto il Consorzio tenga a questo nuovo vertice della piramide qualitativa del Gallo Nero.
Un passo indietro. La Gran Selezione è un vino prodotto da uve di esclusiva pertinenza aziendale, coltivate nei vigneti più vocati, che potrà essere commercializzato solo dopo un invecchiamento minimo di 30 mesi e un periodo obbligatorio di affinamento in bottiglia. Insomma, in soldoni, dovrebbe essere percepita come la punta di tutto, più prestigiosa ed esclusiva della Riserva.
“Il Chianti Classico” ha sottolineato il Presidente del Consorzio Sergio Zingarelli “è la prima denominazione al mondo ad aver introdotto una nuova tipologia di eccellenza nella propria piramide qualitativa. Un caso unico, una sfida che il Gallo Nero lancia al mondo enologico nella convinzione che per rinnovare una storia di 300 anni caratterizzata da grandi passioni e grandi successi, per valorizzare ulteriormente il territorio e affermarsi sui mercati internazionali, sia necessario continuare a credere e investire sulla qualità del prodotto”.
Qualità al vertice, dunque, una piramide che si innalza e tanti pareri discordanti sul progetto. Da una parte il vertice può contribuire a innalzare il prestigio della denominazione, dall’altra c’è chi sottolinea il rischio di un downgrade per le versioni Riserva e, soprattutto, Chianti Classico annata.
C’è anche chi sostiene, e noi tra questi, l’esigenza di una classificazione orizzontale e geografica del Chianti Classico, da appaiare a quella verticale, della qualità certificata. Come? L’idea gira da anni e più di uno la sta spingendo, fuori e dentro il Consorzio. In pratica si dovrebbe arrivare a una maggiore identificazione dei Comuni, e magari in futuro delle sottozone, per uscire dall’equivoco Chianti – Chianti Classico e per frazionare un territorio vasto, con tanti distinguo e variazioni sul tema. Un’ipotesi che ci convince e una strada che vorremmo vedere battuta, capace a nostro avviso di esaltare le differenze e l’identità dei territori senza scalfire, anzi accrescendo, il blasone della regione e del marchio nel suo complesso. Vedremo.
Tornando agli assaggi fatti alla Leopolda, molte conferme sul fronte dei millesimi presentati. I Chianti Classico 2012 sembrano vini equilibrati, ricchi di frutto e dettagli, con numerose etichette degne di essere comprate e stappate con gioia. Meno facile il 2011 per le Riserve, col caldo torrido che si fa sentire nel bicchiere, alcol e tannini non sempre impeccabili. Ci sbilanciamo sui primi, ancor pochi ma confortanti assaggi dei Chianti Classico 2013. Ci pare un’annata che, nonostante le notevoli difficoltà climatiche, abbia alla fine trovato la sua quadratura. Vini maturi ma croccanti, con profili dettagliati e silhouette succose. Ma di questo parleremo certamente più avanti.
Tornando ai vini che usciranno sul mercato a breve, segnaliamo alcune vibrazioni positive. Nessun giudizio definitivo, dunque, né tantomeno pretese di esaustività, ma solo la voglia di indicare alcuni vini che ci hanno in qualche modo colpito. Tra i 2012 senz’altro quelli di Badia a Coltibuono (imbottigliato in due versioni, quella di Gaiole e quella di Castelnuovo), di Monsanto, goloso e scattante, di Cinciano, delicato e floreale, e di San Giusto a Rentennano, davvero buono e saporito. Ottime prove anche da Isole e Olena e Monteraponi, dal solito tratto borgognone. Tra i 2011 ecco un riuscitissimo Val delle Corti mentre per le Riserve di pari annata, sono da circoletto rosso i vini di Cinciano, San Giusto a Rentennano (Le Baroncole), Villa Pomona, Le Miccine e Val delle Corti. Così, tanto per cominciare a segnare qualcosa in agenda.
a cura di Antonio Boco