Il Governo si spacca sull’enoturismo. Centinaio contro Fratelli d'Italia: “scelte insensate”

6 Lug 2023, 20:30 | a cura di
“Insensato fare una nuova legge solo per metterci il cappello”. Il leghista Centinaio attacca i colleghi di Fratelli d’Italia sul nuovo ddl che andrebbe ad abrogare la misura del 2019 che porta la sua firma

Volano bicchieri tra Lega e Fratelli d’Italia. Motivo del contendere è la legge sul turismo del vino del 2019 che porta la firma di Gian Marco Centinaio, ma che il partito di Giorgia Meloni sembra totalmente ignorare, tanto da proporne un’altra (a detta del settore “peggiorativa”) che andrebbe ad abrogare la precedente.

Non ci sta l’ex ministro delle Politiche Agricole in quota lega, che al settimanale Tre Bicchieri dichiara di essere “basito”, accusando i colleghi di “non pensare al bene del Paese, ma di voler solo mettere il cappello sul vino”.

Fratelli d’Italia ignora la legge Centinaio sull'enoturismo

La nuova proposta di legge, appena arrivata in Commissione Agricoltura, porta la firma di Ylenja Lucaselli (Fratelli d’Italia) e ha come oggetto “Disciplina dell’attività di enoturismo”. Nel corso della presentazione la deputata pugliese ne ha parlato come di “un lavoro che va a regolamentare il settore enoturistico, fino ad ora lasciato all’approssimazione personale”. Non riconoscendo, quindi, alla normativa del collega nemmeno l’“onore delle armi”. Normale amministrazione per il mondo politico, se non fosse che si sta parlando di alleati di Governo. Chi ingenuamente osservasse da fuori (ignorando il complicato momento che si sta vivendo in casa Centrodestra) non potrebbe che domandarsi perché il partito di maggioranza, invece, di promuovere o anche aggiornare la legge del suo partner di Governo, decide di affossarla. Anzi, ancora peggio: la ignora.

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Come dimostrano chiaramente le parole di Lucaselli: “Si tratta di un ddl che interessa trasversalmente il ministero dell’Agricoltura e quello del Turismo e che rispecchia la volontà di andare a normare in modo chiaro e lineare qualcosa che fino ad ora non lo è stato”. La “dimenticanza” continua anche nella bozza del ddl dove, piuttosto, si fa riferimento alla legge n.268 del 27 luglio 1999 relativa alle Strade del vino, spiegando che è necessario un aggiornamento. L’unica citazione per la legge Centinaio è, invece, per disporne l’abrogazione. Cosa c’è sotto? Un caso di amnesia? O l’intento di oscurare il lavoro di un partito alleato ma non troppo? O forse più semplicemente “È la politica, bellezza”. Ovvero, fare e disfare la tela, per tornare sempre al punto di partenza (vedi anche articolo sul Liceo del Made in Italy).

Centinaio: “Insensato ricominciare tutto da capo”

Sono basito” dichiara a Tre Bicchieri lo stesso Centinaio “anche perché nell’introduzione di Fratelli d’Italia alla nuova legge si parla di una necessità normativa. Forse i colleghi non sanno che esiste già una legge a cui le Regioni si stanno a poco a poco adeguando. Trovo inutile ricominciare tutto da capo. Così non si fa il bene del Paese”. Di fatto, ci è voluto quasi un lustro affinché le Regioni recepissero la norma (ancora lo ha fatto solo una metà) ma, arrivati a metà dell’opera – se il nuovo ddl dovesse passare – si sentiranno dire che è tutto da rifare. Rincara la dose Centinaio: “È insensato fare una nuova legge a distanza di così pochi anni solo perché si vuol mettere il proprio nome sopra ed essere così considerati legislatori attivi”.

Il senatore e vicepresidente vicario del Senato torna, poi, sull’iter che portò alla prima legge sull’enoturismo: “In quel caso, fu fatto tutto un lungo percorso trasversale di confronto sia con il senatore Dario Stefàno (Pd), sia con le associazioni di categoria. Quindi quella legge è il frutto di una mediazione tra mondo agricolo e mondo del turismo. Adesso, invece, si va a stravolgere un equilibrio che si era riusciti a trovare”.

Entrando nel merito della proposta di legge Centinaio fa notare come “da una parte si va ad allargare fin troppo la platea dei soggetti preposti a fare enoturismo e dall’altra si chiude il campo, chiedendo il diploma di sommelier. Non c’è equilibrio”, conclude.

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Anche le imprese agroindustriali possono fare enoturismo

Ma vediamo quali sono le novità presenti nel testo, rispetto alla legge di quattro anni fa. Quella che salta agli occhi è l’elenco dei soggetti che possono fare enoturismo: imprenditori agricoli, cantine, cantine sociali cooperative e i loro consorzi, imprenditori turistici nell’esercizio dell’attività di turismo rurale, imprese agroindustriali che svolgono attività di trasformazione o commercializzazione di prodotti vitivinicoli.

In pratica, una platea vastissima (nella legge al momento in vigore, ci si limita ad aziende agricole e a quelle di imbottigliamento, solo se in zone di vini Docg, Doc e Igt). Per farlo, però, il responsabile delle attività enoturistiche deve essere in possesso della qualifica di sommelier. Quindi non basta essere il proprietario della suddetta cantina, bisogna anche seguire un percorso lungo tre anni per ottenere un titolo che, tutto sommato, non sarebbe indispensabile per far visitare e per raccontare la propria azienda.

C’è, poi, un altro elemento che risulta poco chiaro. Nella nuova definizione di enoturismo, si fa riferimento a “tutte le attività di conoscenze del prodotto vino esercitate in prossimità del luogo di produzione”. Quella “prossimità”, però si presta a diverse interpretazioni e può diventare molto soggettiva, fino ad includere luoghi che poco hanno a che fare con le cantine, se non per una vicinanza geografica.

 

L'articolo completo è stato pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 6 luglio 2023

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