"La vite probabilmente si sposterร sempre piรน a nord, ma l'importante รจ capire cosa esattamente dobbiamo fare per produrre vini sempre piรน buoni nei luoghi storici della produzione, da Bordeaux al Chianti Classico, dalla Borgogna alle Langhe, dalla Rheingau alla Valle del Duoro, perchรฉ queste aree sono e continueranno sempre ad essere, le locomotive di tutti i vini del mondo". Cosรฌ Luigi Moio, sessantโanni, ordinario di enologia alla Facoltร di Agraria dell'Universitร Federico II di Napoli, ricercatore scientifico di rinomanza internazionale e titolare, insieme alla moglie Laura dell'azienda agricola Quintodecimo in Irpinia, dal 12 luglio scorso eletto presidente dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) a cui aderiscono 48 Stati in rappresentanza di oltre lโ85% della produzione mondiale e lโ80% del consumo globale di vino.
LโOiv, un poโ di storia
Il 29 novembre 1924 l'Italia รจ stata tra i fondatori, insieme a Francia, Grecia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Tunisia e Ungheria, dell'Ufficio internazionale del vino, creato per dare una risposta alla crisi viticola internazionale. Con la crescita delle adesioni, nel 1958, รจ stato trasformato in Ufficio internazionale della vigna e del vino. Dal 3 aprile 2001 รจ diventata l'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv). Le decisioni prese dallโOiv sono le "risoluzioni". I progetti di risoluzione di natura generale, scientifica, tecnica, economica o giuridica scaturiscono attraverso una progressione per fasi (7 livelli successivi di discussione) e vengono adottate nella loro forma definitiva con il consenso di tutti gli Stati membri. Il presidente dellโOiv viene eletto dai membri dellโOrganizzazione per un mandato di tre anni non rinnovabile. Il presidente dirige anche il Comitato esecutivo (Comex), il Comitato scientifico e tecnico (Cst) e il Direttorio. LโOiv pubblica annualmente dei rapporti analitici su argomenti specifici del settore vitivinicolo per fornire una rappresentazione piรน esatta della produzione tramite valutazioni e informazioni aggiuntive sulla superficie vitata totale e il consumo mondiale di vino dellโanno precedente. Inoltre offre agli studenti un Master of science in wine management con un programma che si sviluppa su 16 mesi e in 28 moduli.
L'Italia e l'Oiv
Nella secolare storia dell'organizzazione, fondata nel 1924 al vertice sono arrivati solo tre italiani: il professor Pier Giovanni Garoglio (1972-1975), successivamente nominato presidente onorario e Mรนario Fregoni (1985-1988), anche lui poi nominato presidente onorario. La novitร รจ che per la prima volta diventa presidente, uno scienziato che รจ anche un noto produttore di vino italiano. Infatti, Moio, oltre alle riconosciute doti di ricercatore, รจ un sopraffino cacciatore di profumi di cui studia le molecole. A questo si aggiunge la sensibilitร del vignaiolo campano che con la vite prima e il vino poi, si confronta tutto l'anno. Insomma, una visione d'insieme non solo accademico-scientifica ma anche di esperienza pratica, sia di coltivazione sia di vinificazione, non scontata tra i superesperti. Moio come esperto lavora in Oiv da 23 anni e sin dall'inizio รจ stato responsabile di gruppi di lavoro di esperti di tutto il mondo, la crema della ricerca in tutti gli aspetti della vitivinicoltura.
Iniziamo proprio da quel 12 luglio. Come sono andati questi primi giorni dopo lโelezione?
Non faccio altro che rispondere a mail e messaggi di felicitazioni che mi arrivano dai centri di ricerca di tutto il mondo. ร una sensazione bella e appagante che mi riempie di soddisfazione perchรฉ รจ il coronamento di tanti anni di impegno, di studio e di lavoro. Elezione che oltretutto cade in prossimitร del centenario dellโOiv, nel 2024.
Che effetto fa?
Per me, che ho iniziato a studiare viticoltura ed enologia a tredici anni, quando nel lontano 1973 varcai il cancello della Scuola enologica di Avellino e giร da allora cominciai a sfogliare le pagine dei bollettini dellโOiv, รจ davvero unโemozione molto particolare ma รจ anche una formidabile iniezione di entusiasmo per nuovi progetti, nuovi obiettivi.
Quali saranno il programma di lavoro e le prioritร del nuovo presidente?
Rafforzare il posizionamento di organismo di riferimento scientifico mondiale di tutta la filiera del vino valorizzando sempre di piรน questo suo importante ruolo a livello internazionale. I temi continueranno a essere il cambiamento climatico, lo sviluppo sostenibile, le strategie viticole e agronomiche a basso impatto, l'enologia leggera, lo sviluppo di metodi di analisi sempre piรน precisi e sensibili in grado tracciare i prodotti lungo lโintera filiera. E poi spingere sulla trasparenza delle informazioni sia per i produttori sia per i consumatori.
ร chiaro, inoltre, che un aspetto fondamentale รจ il mercato per cui รจ sempre piรน importante favorire gli scambi commerciali a livello internazionale con normative precise e nel pieno rispetto della tradizione, della storia e degli interessi economici dei singoli Stati membri. Infine, va mantenuto lo spirito inclusivo che ha sin qui ha caratterizzato l'Oiv e quindi lโapertura allโingresso di nuovi Stati che accrescano sempre di piรน lโinternazionalizzazione dellโorganizzazione.
In che modo lo spostamento della sede Oiv da Parigi a Dijon, favorirร questi progetti?
A Dijon c'รจ un grande polo della ricerca europea (Le Centre des Sciences du Goรปt et de l'Alimentation; Institut national de recherche pour l'agriculture, l'alimentation et l'environnement; Centre de Recherches de Climatologie Biogรฉosciences, ecc.) funzionale alla formazione e alla comunicazione, tanto piรน che l'Oiv รจ un organismo tecnico scientifico e quindi sarร piรน facile interagire.
Tra le sfide del vino mondiale, il riscaldamento climatico รจ una delle principali perchรฉ ha impatto diretto sulla vite e sul vino. Continuerร a essere un tema prioritario per lโOiv?
Certamente. ร una richiesta che viene da tutti i 48 Stati membri. Il tema giร fa parte del piano strategico 2020-2024, ma il percorso lo abbiamo iniziato nel 2004 con la prima risoluzione sulla viticoltura sostenibile. Nello specifico, รจ giร operativo il gruppo di esperti Enviro (Sviluppo sostenibile e cambio climatico) presieduto dal professor Hans Schultz, presidente dellโUniversitร Hochschule di Geisenheim, che se ne sta occupando in modo interdisciplinare (con esperti di clima, suoli, viticoltura, enologia, patologia vegetali, ecc.) per elaborare un approccio completo e coerente.
E poi?
L'ultima risoluzione, approvata (Oiv-Viti 640-2020) sui criteri e sulle metodologie di valutazione dellโimpronta ambientale complessiva della produzione vitivinicola รจ un primo risultato del lavoro del gruppo Enviro, che fornisce a tutti gli Stati membri degli strumenti comuni per analizzare e intervenire sulla propria realtร . Oggi, se non coinvolgiamo in un confronto a tutto campo esperti con competenze diverse, non ne usciamo. Il futuro รจ questo, ma i tempi di transizione sono lunghi. Motivo per cui bisogna avere le idee molto chiare e confrontarsi continuamente in modo da non commettere errori che potrebbero ancora di piรน allungare i tempi necessari ad operare un cambiamento radicale.
A livello internazionale ferve la discussione sulla validitร o meno di pratiche agronomiche quali biologico e biodinamico, e sul reale impatto che hanno sul vino. Perรฒ i messaggi che arrivano sono quasi sempre contraddittori. L'Oiv potrebbe aiutare a fare un po' chiarezza in materia?
La strada maestra per uscire dalla confusione di messaggi contraddittori รจ il corretto confronto e una precisa informazione. Per esempio, sulla problematica dei cosiddetti โvini naturali" รจ stata creata una task force che sta studiando i diversi aspetti del tema, perchรฉ al di lร della questione strettamente tecnico-scientifica, ci sono ricadute di marketing, economiche, legislative, di sicurezza alimentare, ecc.
Il 15 dicembre 2020 lโOiv ha realizzato un webinar dal titolo โVini naturali: oltre la filosofiaโ inteso a far luce, sotto il profilo scientifico, su un ambito complesso e confuso per fornire spunti di riflessione. Il compito dellโOiv รจ di fornire una prospettiva scientifica: senza le evidenze non รจ possibile concludere granchรฉ. Comunque, seppur lentamente, il confronto รจ iniziato e vede coinvolti i gruppi di ricerca piรน importanti del mondo.
In particolare, sul biologico e sul biodinamico ci sono in programma studi specifici?
Per quanto concerne il biologico, che indubbiamente rappresenta il futuro, giร molto รจ stato fatto, tuttavia l'impiego di zolfo e di rame non รจ una soluzione perchรฉ il primo provoca problemi di riduzione nei vini e il secondo di ossidazione. Inoltre, entrambi sono pericolosi non solo per gli uomini che li usano, ma incidono pesantemente sulla vitalitร dei suoli. La complessitร sta anche nel fatto di dimostrare che queste pratiche agronomiche hanno una reale valenza anche sulla qualitร del vino. Il vino, indipendentemente dallโapproccio produttivo, deve continuare ad essere molto buono sotto il profilo sensoriale altrimenti nulla ha senso. Sullโapproccio biologico รจ davvero necessario un forte aiuto della ricerca scientifica per la messa a punto di moderne strategie di precisione bio- ed eco-compatibili. ร probabile che lo stesso confronto verrร avviato sul biodinamico.
Da parte di molti consumatori nel mondo c'รจ una sempre maggiore richiesta di vini dove l'intervento dell'uomo (e dell'enologia) siano meno invasivi rispetto al passato. Qual รจ la sua opinione in proposito?
L'Oiv รจ estremamente sensibile a queste tematiche. Io stesso negli ultimi anni ho introdotto il concetto di "enologia leggera", non invasiva, una enologia โdelicataโ che permetta di produrre vini di elevata qualitร interferendo pochissimo nei processi. Ma per realizzare ciรฒ la viticoltura deve essere realmente funzionale all'obiettivo enologico da raggiungere. L'enologo del futuro dovrร ampliare le sue competenze e dovrร sempre piรน interagire con l'agronomo. Oggi i grandi passi avanti si possono fare solo se facciamo dei progressi in viticoltura. Adesso quando si impianta un vigneto bisogna davvero ricercare una perfetta sintonia tra la pianta e lโambiente pedoclimatico, oltre ad avere giร le idee molto chiare sul vino che si vuole realizzare.
Nel Piano Ue di lotta contro il cancro, il consumo di alcol tout court รจ considerato uno dei principali fattori di rischio per la salute umana. Una posizione che in qualche modo colpisce anche il vino. Come pensa debba essere affrontata la questione?
Il problema di fondo รจ che nel vino c'รจ una molecola che ovviamente รจ considerata pericolosa per la salute ed รจ l'alcol etilico. Da anni come Oiv stiamo lavorando con dei programmi di formazione e di educazione nei confronti dei giovani a partire da Wine Moderation. Chi si avvicina in modo corretto al vino, non deve cercare l'alcol che tra lโaltro rappresenta solo una piccola parte, visto che l'85/87% del vino รจ acqua.
Cosa bisogna cercare, dunque?
Per fare del vino serve solo un grappolo d'uva e un processo fermentativo che puรฒ avvenire anche spontaneamente. Il vino, dunque, รจ mono-ingrediente e ha un legame diretto con i luoghi di produzione, di cui diventa un ambasciatore coinvolgendo la geografia, i territori, i profumi, il gusto, le varietร dโuva, i suoli, l'esposizione, le annate e tante altre cose. Di conseguenza il vino puรฒ assumere il ruolo di mezzo educativo e come prima conseguenza determina la rimozione virtuale dellโalcol dalla bevanda. Rispetto alle altre bevande alcoliche, quindi, รจ unโaltra cosa, ha unโaltra cultura, unโaltra storia. Ridurre il vino ad una semplice bevanda alcolica รจ completamente fuorviante.
a cura di Andrea Gabbrielli