Dopo il disastro meteo, l'attesa. Di fronte alla terra che si spacca sotto i rovesci d'acqua, al bosco che “cammina” e si sposta incombendo sulle vigne piantate dall'uomo, c'è anche chi si sofferma a contemplare la superiorità di una natura che muta e non ha bisogno dell'uomo, al quale non resta che ragionare su come trovare una nuova soluzione. Succede in queste settimane sulle colline vitate della Romagna, a Modigliana e in parte anche a Brisighella, dove il maltempo imperversa da inizio mese: a valle l'alluvione, a monte le frane che cambiano la geografia agricola e sociale dei territori appenninici.
A Modigliana, provincia di Forlì-Cesena, le piogge torrenziali della notte fra il 2 e il 3 maggio scorso hanno generato oltre 100 frane, alcune di queste hanno lambito, altre letteralmente mangiato, parte dei preziosi vigneti di sangiovese di questa terra. Una settimana dopo era di nuovo allerta e venerdì 11 si è aggiunta la grandine. Ma in questo pezzo di Romagna appenninica, dove si è dato il via oltre una decina di anni fa a un racconto di territorio e qualità che ha fatto e continua a fare scuola nella regione, non si abbattono. Nessuno dei vignaioli ha ovviamente la minima intenzione di abbandonare il proprio territorio.
Giorgio Melandri dell'azienda Mutiliana: “Non c'è che dire, l'annata è cominciata in salita ma quello che sta succedendo qui ha alimentato lo spirito di squadra. Non molliamo, lo racconteremo”. La comunità dei produttori modiglianesi, riunita nell'associazione Stella dell'Appennino che li associa quasi tutti, sa che i loro territori marnoso arenacei sono soggetti a smottamenti, ma una situazione di questa portata a memoria di vignaiolo non ha precedenti. Ora si attende che le perturbazioni si plachino per capire quali saranno gli assestamenti del terreno, ma quello che è evidente è che in molti punti le strade di comunicazione sono interrotte, in alcuni casi completamente distrutte, e anche laddove i vigneti sono stati solo lambiti dalle frane, mancano oggi gli spazi di manovra per entrare coi trattori e i mezzi meccanici per porre mano alle lavorazioni e ai trattamenti richiesti da questa stagione.
Maltempo e viticoltura di montagna: rischi, costi e difficoltà
Luca Monduzzi, de Il Teatro, ha spostato la famiglia dalla casa a due passi dalla vigna dopo aver visto le frane scavare veri e propri canyon tutto intorno: “La strada del Trebbio, che porta ai miei vigneti e alla cantina, è stata inghiottita dalla frana che ha cancellato la strada e sono cambiate tutte le distanze sociali: il mio enologo Emilio Placci era il mio vicino di casa e per arrivare da lui ci mettevo sette minuti, ora devo scendere a valle a Faenza e risalire percorrendo una ventina di chilometri. Le mie vigne non sono state sradicate, ma la frana si è mangiata il perimetro, ad esempio della vigna del mio Violano, perciò non si riesce ad accedere con il trattore e stiamo valutando di fare i prossimi trattamenti a spalla. In fondo questa situazione è la caricatura di ciò che si vive a fare viticoltura in montagna, ne ha sottolineato i rischi, le difficoltà, i costi”. I conti da da fare con il cambiamento climatico.
Danni diretti in vigna si sono registrati alle cantine Lu.Va, Castelluccio (non sui vigneti storici almeno), Menta e Rosmarino (la frana ha inghiottito una fresa, bloccato i trattori), Torre San Martino (circa un ettaro di vigneto inghiottito dalle fratture della terra in movimento), Il Pratello, Villa Papiano, Fondo San Giuseppe (che ha patito soprattutto sul versante brisighellese, in provincia di Ravenna). Ma le difficoltà di movimento per le strade e i passaggi interrotti dalle frane riguardano tutti: Mutiliana, Pian di Stantino, Balia di Zola che non fa parte dell'associazione ma che coltiva sullo stesso territorio.
Frane e strade interrotte: le conseguenze del maltempo tra Brisighella e Modigliana
Alla cantina Casetta del Frati di Modigliana, un mezzo ettaro di vigneto se lo sono mangiato le frane, quattro, il Borghetto di Brola dove ha sede la cantina è rimasto isolato dopo il primo nubifragio. Spiega Renzo Morresi di Casetta dei Frati: “La strada dei Frati, sotto la Bella Vista, è scivolata a valle per metri e metri. Noi, per arrivare a Brola facciamo più di 20 km supplementari arrivando da Modigliana fino a Tredozio, poi salendo sul crinale; il guado a valle c’è, ma lo minaccia la fiumana e per il momento nessuno si fida a passare di là. Insomma, i danni alle vigne ci sono, ma il problema principale ora è che non riusciamo a entraci per fare i trattamenti e per quest’anno tratteremo e trinceremo i filari in retromarcia, dovremo poi valutare se trattare in retromarcia anche in futuro oppure se abbattere interamente alcune file e piantare olivi. Al momento sono 18 i filari di vite di cui dovremo dichiarare l'abbattimento. Nella sventura vogliamo cogliere l’occasione per poter raccontare le difficoltà che vive chi produce vino in montagna e attraverso la testimonianza renderne maggiormente consapevoli i consumatori”, sottolinea Morresi.
Non distante, alla cantina Lu.Va hanno avuto la vigna a valle del torrente Ibola allagata, quella a 350 metri di altitudine nella valle del Tramazzo spezzata dalla frana. “Il fronte della vigna è stato fratturato per un fronte di circa 50 metri, abbiamo perso una quindicina di filari” spiega Luciano Leoni “che durante le piogge sulla via di casa, che è anche sede dell'azienda agricola, si è ritrovato con il muso dell'auto senza più strada davanti. Al di là della perdita di piante, il problema è che la vigna è inaccessibile, a una settimana dalle prime piogge disastrose siamo entrati a piedi e abbiamo fatto i primi trattamenti a spalla. Ma adesso toccherà aspettare almeno altri dieci giorni per avere il quadro preciso della situazione”.
Alla cantina Villa Papiano il camion degli imbottigliatori è rimasto bloccato giorni, impossibile ipotizzare consegne tramite l'utilizzo di camion al momento, a causa della situazione delle strade. Francesco Bordini, agronomo profondo conoscitore dei territori vinicoli romagnoli oltre che di quelli di Modigliana, non è scoraggiato: “Da Modigliana non si arriva ancora a Villa Papiano. Passando da Forlì a Rocca San Casciano in 14 km ho contato 11 frane. Perderò 1500 metri quadrati di vigna, ma al mio vicinato è andata molto peggio. Ma non vogliamo lamentarci, possiamo solo rimboccarci e le maniche”.
Stefano Bariani fa parte della compagine dei modiglianesi ma non è nella vigna di sangiovese a Rio di Brola che ha subito danni, la frana ha graziato la sua e portato via i filari della vicina Casetta dei Frati, pochi metri a fianco. Il danno per Fondo San Giuseppe è stato nelle colline di Brisighella dove Bariani produce i suoi bianchi. “Una frana si è staccata dall'alto, dal monte di Poggio Tura e ha coperto una parte del vigneto di trebbiano da cui produco il Tèra. Altre frane hanno isolato gli altri vigneti di trebbiano e albana rossa e creato spaccature nella terra profonde anche più di un metro. Possiamo solo aspettare che asciughi e a fine giugno faremo richiesta per l'espianto dei vigneti nella parte più danneggiata, al momento potrei dire che la perdita di vigneto è di circa il 30% del totale sui miei 5 ettari. Poi riempiremo le fessurazioni, regimenteremo meglio le acque. Credo che ci vorranno almeno quattro anni per sistemare il tutto in vigna. Non credo in una sorte avversa, credo ci siano congiunture imprevedibili e noi non eravamo preparati a questo evento. Possiamo solo intervenire; lo Stato sono certo che farà qualcosa, intanto iniziamo noi. La natura ci sta dando una lezione severa, ma non siamo in ginocchio”.