Le scorie nucleari minacciano il vino italiano? Ecco chi rischia

18 Gen 2021, 14:58 | a cura di
Il mondo vitivinicolo รจ in subbuglio per la Carta che indica 67 aree idonee alla costruzione del deposito nazionale delle scorie nucleari. Da Nord a Sud, tante le denominazioni che sarebbero penalizzate. Consorzi e imprese: โ€œรˆ uno schiaffo al lavoro di chi valorizza il territorioโ€. Cittร  del Vino: โ€œNon lo permetteremoโ€.

โ€œSbalordisce e indigna lโ€™idea di individuare nel territorio della Doc Orcia, dove cโ€™รจ il paesaggio agricolo piรน preservato e bello del mondo, una qualsiasi forma di discaricaโ€ dice senza mezzi termini la presidente del Consorzio del Vino Orcia, Donatella Cinelli Colombini, dando voce a quello che รจ il pensiero condiviso di tutto il mondo produttivo italiano. Infatti, nella campagna tra Trequanda e Pienza รจ stata localizzata una tra le 67 aree inserite nella Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) alla costruzione del deposito dei rifiuti nucleari.

Il documento รจ apparso la scorsa settimana con 6 anni di ritardo - la scadenza era prevista nel 2015 - e dopo una procedura di infrazione della Ue per l'inosservanza della direttiva 2011/70/Euratom sulla sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi (art.4), che deve avvenire nello Stato membro in cui sono stati generati.

I criteri in base a cui si deciderร  dove collocare le scorie nucleari

I criteri utilizzati per disegnare la carta delle aree potenzialmente idonee, fanno riferimento a luoghi poco abitati, a bassa sismicitร , senza presenza di vulcani, dove i rischi derivati da frane e alluvioni, siano minimi. Altri parametri riguardano l'altitudine (non oltre i 700 metri slm) oppure le pendenze eccessive, la vicinanza al mare, la viabilitร  e infine le zone con produzioni agricole pregiate ma anche luoghi di interesse storico-archeologico. In base a questa griglia le 67 aree sono state organizzate per classi. Le piรน "adatte" sono in A1. Di questa categoria fanno parte i siti delle province di Alessandria, Torino e Viterbo. La scelta definitiva sarร  effettuata mediante una procedura di consultazione pubblica. Dopo 2 mesi dedicati alla consultazione dei documenti pubblicati (www.depositonazionale.it), nei 120 giorni successivi si svolgerร  il seminario nazionale. Secondo il Ministero dell'Ambiente sarร  โ€œlโ€™avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrร  la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, universitร  ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opereโ€.

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Le aree toscane a rischio di diventare depositi per le scorie nucleari

Cinelli Colombini ricorda che โ€œla Val d'Orcia รจ iscritta dal 2004 nel patrimonio dellโ€™Umanitร  Unesco grazie allโ€™integritร  di un contesto storico, culturale e ambientale, di enorme pregio. Non solo, ma nel 2018 la campagna intorno a Trequanda ha ricevuto dal Ministero delle Politiche Agricole il riconoscimento di Paesaggio rurale storico della Toscanaโ€. E poi conclude: โ€œรˆ quasi uno schiaffo ai sacrifici di cittadini, istituzioni e imprese che hanno salvaguardato e valorizzato questo territorioโ€. Oltretutto a far imbufalire gli abitanti della Val d'Orcia, della Val di Chiana ma anche della grossetana Compagnatico, terra del Montecucco Sangiovese Docg รจ la disparitร  di trattamento. Infatti, qui i residenti per allargare di pochi metri un annesso agricolo o solo per costruire un canile, sono costretti a una lunga odissea burocratica, fatta di relazioni tecniche, progetti, certificazioni e autorizzazioni: come possano accettare, senza protestare, un insediamento che occupa 150 ettari, pari a 214 campi di calcio (un campo di calcio equivale a 0,7 ettari; ndr)?

Le possibili ubicazioni in Piemonte

Uno spirito che รจ condiviso un po' da tutti i territori dove insistono aree vinicole di pregio. In Piemonte, Antonino Iuculano, presidente Consorzio di tutela e valorizzazione vini Docg Caluso, Carema e Canavese Doc, รจ alle prese con l'area di Caluso-Mazzรจ-Rondissone tra le possibili ubicazioni. โ€œTrovo singolare che da una parte si favorisca la qualificazione dei vini e dei territori, finanziando in vari modi la salvaguardia ambientale e produttiva e dall'altra si operi per svalutarla con un deposito. Noi siamo fortemente contrariโ€ dice Iuculano โ€œe il 21 gennaio riuniremo il cda del Consorzio su questo argomento. Nel frattempo, ci stiamo muovendo di concerto con i sindaci e le associazioni professionali di categoriaโ€.

Anche il Consorzio di tutela del Gavi si sta mobilitando perchรฉ l'areale di Bosco Marengo-Novi Ligure รจ anch'essa presente nella carta dei luoghi idonei (Cnapi). โ€œIl nostro รจ un territorio a destinazione turistica ed รจ in buona parte incontaminatoโ€ osserva il presidente Roberto Ghio โ€œtanto che da tempo stiamo effettuando il monitoraggio degli inquinanti insieme agli apicoltori, sensibilissimi a questo tema. Per questo motivo l'idea del deposito va respintaโ€.

Il Lazio unito per difendere il territorio dalle scorie nucleari

Nel Lazio, in provincia di Viterbo, sono ben 22 i comuni potenziali siti elencati dalla Carta. Si tratta di una sorta di quadrilatero compreso tra Montalto di Castro, Ischia di Castro, Tarquinia e Tuscania ad alto valore turistico e archeologico, sede delle piรน importanti necropoli etrusche. โ€œCi stiamo attivando per convocare con le istituzioni provinciali, regionali e con l'Arsial, un tavolo di confronto comune per respingere questa ipotesiโ€ dice Rosa Capece, presidente dell'Enoteca Provinciale Tuscia e dell'Associazione dei produttori di vino di Viterbo โ€œSiamo un territorio che si sta rialzando dopo un lungo periodo di isolamento e abbandono: le nostre 84 aziende vinicole della provincia hanno bisogno di certezze per programmareโ€. A giorni si terrร  il cda dell'Enoteca Provinciale per una prima valutazione.

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Giovanni Palombi della Cantina Sant'Isidoro di Tarquinia si occupa di agricoltura a tutto campo, non solo viticoltura ma anche produzione di frutta e di ortaggi: โ€œรˆ paradossaleโ€ osserva โ€œma la scarsa antropizzazione insieme all'ambiente incontaminato delle nostre campagne, che invece andrebbero ulteriormente valorizzati, sono diventati motivo per cercare di ubicare qui il deposito nazionale. Ma siamo solo agli inizi, come in passato ci batteremo per difendere il nostro territorioโ€.

Le perplessitร  di Puglia e Sicilia

In Puglia Beniamino D'Agostino dell'azienda Botromagno denuncia che โ€œa Gravina in Puglia tra i siti individuati c'รจ l'area dei vigneti della Cantina Colli della Murgia ma soprattutto il nostro Cru Poggio al Bosco, considerato il miglior vino bianco di Puglia. Bene, quell'area รจ ricompresa nel perimetro del Bosco Difesa Grande, il piรน grande polmone verde della Puglia centrale con i suoi 4000 ettari di bosco ceduo, individuata dalla Ue come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS). In soldoni, per il povero mortale non รจ possibile costruire alcunchรฉ, perchรฉ la zona รจ sottoposta pure a vincolo idrogeologico, mentre ci si potrebbe costruire un deposito di rifiuti radioattiviโ€.

In Sicilia, specialmente nell'area occidentale, il settore vinicolo non รจ in allarme se non in modo molto marginale. Antonio Rallo, titolare insieme alla famiglia dell'azienda Donnafugata, spiega il perchรฉ: โ€œLa Sicilia in generale e la nostra area in particolare, รจ la piรน lontana dai luoghi di produzione della gran parte dei rifiuti nucleari e, quindi, ci sarebbe un aggravio sia dei problemi logistici sia dei costi di trasporto in generale. Se poi vogliamo considerare che l'area di Calatafimi-Segesta, indicata come uno dei siti possibili, รจ a 20 km in linea d'aria della valle del Belรฌce, altamente sismica, le possibilitร  di ubicare da queste parti il deposito nazionale, รจ davvero minimaโ€.

Lโ€™appello delle Cittร  del Vino: no a diventare discariche per scorie nucleari

Anche lโ€™Associazione nazionale delle Cittร  del Vino che raccoglie i sindaci dei 460 Comuni italiani associati ha preso posizione: โ€œIl problema non รจ legato soltanto alla tutela dell'ambiente e dei paesaggi agrari e culturaliโ€ afferma il presidente Floriano Zambon โ€œpoichรฉ una discarica di scorie realizzata in certi contesti territoriali, anche se con le piรน alte garanzie di sicurezza, provocherebbe un danno d'immagine incalcolabile e una perdita di attrattivitร  e valore del territorio, con forti ripercussioni. Chi programmerร  un viaggio in un'area divenuta deposito di scorie nucleari? E che ripercussioni avrebbero sul territorio e sul paesaggio la nuova viabilitร  e le infrastrutture che dovranno essere realizzate?โ€.

Il Deposito nazionale

Il Deposito Nazionale รจ progettato per contenere i rifiuti radioattivi prodotti finora in Italia e quelli che deriveranno dallo smantellamento delle installazioni nucleari e dalla medicina, industria e ricerca nei prossimi 50 anni da stoccare per almeno 300 anni. Il deposito inoltre ospiterร  tutto il materiale nucleare che per anni lโ€™Italia ha spedito in Francia e Gran Bretagna, per essere riprocessato, e che nel 2025 ritornerร  nel nostro Paese. Tutti i materiali saranno ospitati in una struttura a matrioska formata da 90 costruzioni in calcestruzzo armato, al cui interno saranno alloggiati altri contenitori in calcestruzzo speciale che, a loro volta, sono il guscio protettivo per i contenitori metallici in cui si trovano effettivamente i rifiuti.

Rendering deposito_nazionale-scorie

Quali rifiuti per il deposito nazionale

Si tratta rifiuti radioattivi a media e bassa attivitร  prodotti in Italia quali reagenti farmaceutici, mezzi radiodiagnostici, risonanza magnetica nucleare, terapie nucleari, radiografie industriali, guanti e tute dei tecnici ospedalieri, controlli micrometrici di spessore delle laminazioni siderurgiche, il torio dei quadranti degli orologi, i marker biochimici, i biomarcatori. Sono compresi nellโ€™elenco anche i parafulmini e i rilevatori di fumo. Ma a tutto ciรฒ si aggiunge il problema del materiale radioattivo proveniente dalle ex centrali nucleari tra cui quella spenta per ultima nel 1990 a Caorso, in provincia di Piacenza.

MappaItalia_nucleareDOC

Le aree interessate suddivise per Regione

Piemonte: 8 aree tra le province di Torino e Alessandria, nello specifico in aree che attraversano i comuni di Carmagnola, Alessandria, Castelletto Monferrato, Quargnento, Fubine, Oviglio, Bosco Marengo, Novi Ligure, Torino, Caluso, Mazzรจ, Rondissone, Castelnuovo Bormida e Sezzadio.

Toscana: lโ€™area compresa tra Pienza e Trequanda, in provincia di Siena, e il comune di Campagnatico nel grossetano.

Lazio: 22 i siti individuati in Lazio, tutti nel Viterbese. Le aree individuate sono comprese nei territori di Ischia di Castro, Canino, Cellere, Montalto di Castro, Tessennano, Tuscania, Arlena di Castro, Piansano, Tarquinia, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Gallese, Corchiano.

Puglia: area di Gravina in Puglia in provincia di Bari. Indicati anche i comuni di Altamura (in provincia di Bari) e Laterza (in provincia di Taranto).

Basilicata: Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Matera, Bernalda, Montalbano Ionico e Montescaglioso, tra le province di Potenza e Matera.

Sardegna: 14 le aree individuate nei territori di 21 comuni. Cinque dei centri interessati si trovano nellโ€™Oristanese: Albagiara, Assolo, Mogorella, Usellus e Siapiccia. Altri sedici paesi sono nel sud della regione: Nuragus, Genuri, Setzu, Nurri, Turri, Pauli Arbarei, Tuili, Ussaramanna, Las Plassas, Villamar, Gergei, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Guasila, Ortacesus.

Sicilia: 4 aree nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta. Cinque i comuni interessati: Trapani, Calatafini-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera.

a cura di Andrea Gabbrielli

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