Coltivare datteri al posto delle viti. La previsione, apocalittica per il settore vino, è di Luca Mercalli, meteorologo, intervistato dal quotidiano La Stampa, si sofferma sull'anomalia climatica dell'estate 2023. “Non possiamo ancora basare i nostri discorsi sulle statistiche. È ancora troppo presto, l'estate è appena iniziata. Un consuntivo potremo farlo a settembre e ora possiamo solo guardare mese per mese”, ha dichiarato l'esperto, sottolineando che nel mese di giugno sono stati in “molti a pensare che abbia fatto fresco, invece è stato tra i più caldi in 220 anni, sempre secondo dati Cnr. Solo che è stato molto nuvoloso e nessuno si è accorto di questo caldo”.
Il ruolo del climate change nell’agricoltura
Secondo Mercalli, che presiede la Società meteorologica italiana, le ondate di calore di queste settimane sono figlie del climate change: “È il sintomo per eccellenza. Con il riscaldamento globale il primo sintomo è l'ondata di calore. Non solo in Italia. In tutto il mondo: in Cina hanno superato i 50 gradi, si pensi agli incendi in Canada, che non c'erano mai stati di quelle dimensioni; poi abbiamo gli oceani, che non sono mai stati così caldi. Soprattutto l'Atlantico, che è ai suoi massimi storici: 4,6 millimetri all'anno è la media mondiale della crescita degli oceani”. Tutto ciò, secondo Mercalli, cosa comporta? “Il pianeta” – sottolinea - “sta dando i numeri, con conseguenze gravissime per l'agricoltura, l'energia, la salute, le migrazioni. La vita cambierà completamente. Si pensi ai vigneti del Piemonte, che non ci saranno più, coltiveremo datteri”.
2023: l’estate più calda
Quella appena iniziata si preannuncia come l'estate più calda degli ultimi decenni: “Un grosso anticiclone africano domina la nostra penisola. Ormai, dopo il 2003 è diventato una presenza costante delle nostre estati. In quell'anno, per la prima volta abbiamo avuto 40 gradi a Torino, 40 a Milano, 40 a Parigi, temperature che prima non si erano mai viste”. Un'estate in cui si contarono 70mila morti, di cui 20mila in Italia. Numeri simili alla pandemia da Covid. “Dopo il 2003” ha proseguito Mercalli “abbiamo avuto altre stagioni difficili: 2015, 2017, 2019 e ancora quella dell'anno scorso, il 2022, da classificare quasi a pari merito col 2003, quando abbiamo contato 60mila morti, 18mila in Italia”.