Vendemmia 2017. Nostra inchiesta su come è partita al Nord

4 Ago 2017, 08:30 | a cura di

Seconda parte del sondaggio pre-raccolta: buone prospettive per Barolo, Prosecco Doc e Docg, Soave e Collio; stime in calo per Asti, Lambrusco, Vini di Romagna. Prima volta per la Doc delle Venezie Pinot Grigio, mentre in Franciacorta si farà una seconda vendemmia nei filari danneggiati dal gelo.

Dalle colline Unesco dell'Astigiano a quelle del Collio, per il Nord Italia la vendemmia 2017 si preannuncia non abbondante, ma con prospettive interessanti, dal momento che il problema siccità, che ha preoccupato i vari distretti vitivinicoli nei mesi scorsi è, in parte, rientrato grazie a un aumento di precipitazioni nell'ultimo periodo. La maggioranza dei consorzi delle Dop interpellati in questa seconda parte del monitoraggio a campione del Settimanale Tre Bicchieri (qui il sondaggio a campione dedicato al Sud) in fase pre-vendemmiale stima un calo nei quintali di uve, dall'Asti Docg al grande distretto del Lambrusco, dall'Oltrepò Pavese all'Alto Adige. Le brinate di aprile, con temperature scese sotto zero, hanno fatto sentire i loro effetti soprattutto nei fondovalle durante le fasi di germogliamento. Un colpo alla vendemmia 2017, di cui abbiamo parlato a suo tempo, che era difficile incassare senza perdere qualche punto.

Piemonte

Spostando lo sguardo sullo stivale da ovest a est, si comincia dal Piemonte, col distretto dell'Asti Docgche segnala un generale affaticamento dei vigneti per la siccità (solo 300/350 i millimetri di pioggia fino al 21 luglio). La raccolta, secondo le stime del Consorzio dell'Asti Docg, dovrebbe aggirarsi intorno ai 750 mila quintali di uve, 50 mila in meno rispetto agli 800 mila del 2016. “Le piante hanno sofferto lo stress idrico ma le uve sono sane. Il quadro aromatico è ancora da valutare”, spiega il direttore Giorgio Bosticco. La raccolta nelle colline patrimonio Unesco dovrebbe iniziare, in netto anticipo, nella settimana tra 21 e 27 agosto. Limitati gli interventi fitosanitari, tranne per oidio e mal dell'esca.

Anticipo di dieci giorni anche per Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Il consorzio di tutela non segnala particolari problemi relativi alla mancanza d'acqua. Il direttore Andrea Ferrero stima un inizio della raccolta del Nebbiolo da Barolo non prima del 15 settembre: “Prevediamo una raccolta stabile a volumi sul 2016. Ora siamo nella fase di invaiatura. Le gelate di aprile non hanno provocato danni significativi, c'è stata una grandinata a maggio circoscritta all'area del Barbaresco ma, in generale, grazie anche a significative escursioni termiche, l'annata potrebbe essere buona”.

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Nel Monferrato, dove è attivo il Consorzio Barbera d'Asti e vini del Monferratopresieduto da Filippo Mobrici, le gelate primaverili si sono fatte sentire nelle zone più basse. “I quantitativi sono stimati in lieve calo sul 2016, anno che ha registrato un +10% sul 2015”, spiega Mobrici, sottolineando come siccità e temperature alte daranno vini con maggiore concentrazione di alcol. “Eccezionale lo stato sanitario delle uve. Nelle zone più esposte, potremmo raccogliere l'uva Barbera già ai primi di settembre”. Una forte grandinata si è abbattuta il 25 luglio nei comuni tra Acqui Terme e Nizza Monferrato.

Lombardia

Annata potenzialmente di qualità per il distretto del Franciacorta Docg, che nel 2016 aveva raccolto 231 mila quintali di uve e dove i primi grappoli saranno staccati a cavallo di Ferragosto. Il freddo sceso sui vigneti ad aprile potrebbe determinare un calo a due cifre sui volumi, anche se le valutazioni finali andranno fatte a fine agosto, quando ci sarà di fatto una seconda raccolta proprio in quei filari colpiti dal gelo e sui quali i produttori hanno lavorato intensamente al recupero. “Stagione tranquilla sul piano fitosanitario” fanno sapere dal quartier generale di Erbusco “con un terzo di piovosità in meno al 21 luglio, maggio e giugno più caldi nelle massime e più freddi nelle minime. E peronospora e oidio che non hanno preoccupato gli agronomi”.

Segno meno nei volumi in Oltrepò Pavese, ma vigneto molto sano. Rispetto ai 930 mila quintali raccolti nel 2016 si stima una flessione tra 20 e 25 per cento. Le vigne, come rileva il presidente del consorzio Michele Rossetti, hanno generalmente subito l'eccesso di caldo: “Avremo uve più concentrate che daranno vini più strutturati. Ne gioveranno i rossi. La situazione è comunque variegata, considerando l'eterogeneità del vigneto Oltrepò, posizionato tra 100 e 500 metri sul livello del mare. Da segnalare il paradosso per cui in zone con terreni più freschi di fondovalle, vicini a corsi d'acqua, si registra un anticipo vegetativo”. Positiva l'assenza di attacchi patogeni, con interventi fitosanitari ridotti al minimo. Basi per metodo classico in cantina intorno al 10 agosto.

Veneto

L'annata 2017 segnerà la prima volta per la Doc Pinot Grigio delle Venezie, riunita nel Consorzio di tutela Doc delle Venezie, guidato da Albino Armani, e che comprende i vasti territori di Friuli, Trentino e Veneto, per circa 30 mila ettari con 20 Doc. “Premesso che non si possono fare raffronti con anni precedenti” precisa Armani “la 2017 dovrebbe essere una vendemmia sotto dimensionata sul fronte quantitativo, ma la crescita degli ettari andrà a controbilanciare gli effetti di caldo e gelate”. Raccolta al via dal 20 agosto con uve in condizione “più che buona dal punto di vista sanitario”. C'è attesa per capire quante uve saranno rivendicate a Doc.

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Passando all'altra macroarea delProsecco Doc, suddivisa tra Veneto e Friuli, la situazione appare “ottimale ed eccellente sul fronte qualitativo”, fanno sapere i tecnici del consorzio presieduto da Stefano Zanette. Nessun danno da peronospora e danni da brinate sostanzialmente contenuti: “La produzione complessiva risulterà nella media”, quella del 2016 è stata di 4,73 milioni di quintali di uve, per un corrispettivo di 3,55 milioni di ettolitri. Anche nel caso del Prosecco Doc, come per la Doc Pinot grigio, i nuovi ettari in produzione bilanceranno eventuali flessioni dovute a condizioni climatiche non del tutto favorevoli. Il problema della scarsità d'acqua "si può considerare superato” fa sapere il consorzio “dalle recenti e abbondanti piogge”.

Con 1,1 milioni di quintali di uve, la 2016 è stata una raccolta abbondante per il Conegliano Valdobbiadene Docg. E, anche se la 2017 non riuscirà a eguagliarla, per i viticoltori che curano i 7.500 ettari del comprensorio trevigiano il sentiment è positivo. Solo una trentina gli ettari interessati dalla grandine e nessun effetto gelo sui filari. Roberto Merlo, consulente dell'ufficio tecnico-viticolo del consorzio, evidenzia come i livelli di piovosità siano simili a quelli del 2016 e che, pertanto, non si registrano particolari problemi di stress idrico: “Dopo un inverno e un inizio di primavera discretamente secchi” spiega “ci si aspettava un germogliamento ridotto rispetto allo storico, ma le piogge di fine aprile e inizio maggio hanno riportato la situazione alla normalità”. Condizione generale dei grappoli definita “molto buona” e raccolta al via prevista nella prima settimana di settembre in zona Conegliano.

Paura passata nell'area della Doc Soave, dal momento che le piogge recenti hanno portato una rinfrescata nei circa 6 mila ettari di vigneto, in modo determinante per il prosieguo della maturazione: 70 millimetri a fine giugno e oltre 25 millimetri a luglio. Dieci i giorni di anticipo stimati dagli agronomi del consorzio: si parte non prima di metà settembre. I danni subiti dalla gelata provocheranno un calo di 60/70 mila quintali di uve, che sarà compensato ampiamente con un aumento delle rese, che nel 2016 erano state ridotte per esigenze di mercato. Nel complesso, come spiega il direttore Aldo Lorenzoni, il 2017 dovrebbe dare una produzione di Soave tra Doc e Docg vicina ai 420 mila ettolitri di vino.

Alto Adige

Complesso il quadro altoatesino, che quest'anno dovrebbe raccogliere uve per quantitativi poco al di sotto dei 300 mila quintali, rispetto ai 320 mila del 2016. Max Niedermayr, presidente del Consorzio vini Alto Adige, spiega che un'eventuale flessione del 10-15 per cento è da attribuire quasi esclusivamente al gelo (Valle Isarco, zona Appiano, con il Gewurztraminer, molto sensibile al freddo, che ha pagato pegno) e a una generale scarsità d'acqua in inverno e in primavera: “Ora invece” sottolinea Niedermayr “non abbiamo problemi di siccità. L'acqua c'è e le temperature non sono troppo alte. L'annata sta andando avanti in modo classico, con clima ventilato e inversioni termiche. È chiaro che gli ultimi due mesi saranno quelli decisivi per la nostra vendemmia”. Sotto controllo le malattie fungine. Si inizia ai primi di settembre in Bassa Atesina con lo Chardonnay.

Friuli Venezia Giulia

Stagione che comincia sotto i migliori auspici per il Collio. Nei 1.400 ettari che rientrano nella gestione del consorzio di tutela, guidato da Robert Princic, si dovrebbe partire entro fine agosto, in anticipo di una settimana, con la raccolta delle uve Pinot grigio e Sauvignon: “Non registriamo problemi di siccità, né particolari situazioni legate alle fitopatie. Le temperature si sono generalmente abbassate e le minime notturne sono favorevoli allo sviluppo degli aromi”. Sul fronte dei quantitativi, per il Collio, essendo stata la 2016 un'annata scarsa e siccitosa, il 2017 dovrebbe portare in dote un lieve aumento, con volumi in linea con le medie quinquennali.

Emilia Romagna

Più a sud, il grande areale del Lambrusco, che lo scorso anno ha portato in cantina 1,85 milioni di quintali di uve, tra Dop e Igp, sta affrontando il delicato periodo di deficit idrico. L'Emilia Romagna è una delle sei regioni che ha chiesto lo stato di calamità naturale per la siccità. Il Consorzio di tutela Vini Reggiani, presieduto da Davide Frascari, fa sapere che la situazione è “gestita bene” e che “lo stato sanitario delle uve è ottimale, senza fitopatie”. I volumi sono previsti in calo, a seconda delle aree produttive: sui vigneti a Lambrusco delle province di Modena e Reggio Emilia la stima è compresa tra -5% e -7%; mentre sul vitigno Ancellotta (che concorre alla produzione del vino Lambrusco) si prevede un -10% a causa degli effetti delle gelate primaverili.

Luci e ombre per il Consorzio Vini di Romagna: l'effetto combinato delle brinate di aprile e delle scarse precipitazioni (soprattutto in collina per chi non ha potuto optare per l'irrigazione di soccorso) potrebbero significare una diminuzione dei volumi compresa tra 20% e 25%. “C'è un anticipo delle fasi fenologiche: l'invaiatura del Sangiovese è iniziata intorno al 20 luglio mentre normalmente parte a cavallo di luglio e agosto”, spiega il presidente Giordano Zinzani che, per contro, evidenzia come la condizione sanitaria sia ideale: “Le uve sono perfette, abbiamo fatto pochissimi trattamenti, le foglie sono molto belle. L'annata ricorda un po' quella del 2015 e le premesse per ottenere vini di alta qualità ci sono”.

L'Italia potrebbe confermarsi primo produttore

A livello internazionale, il calo contemporaneo di Francia, Spagna e Italia, potrebbe significare per l'Europa vitivinicola una perdita di circa il 10% della produzione totale di vino, che potrebbe scendere sotto i 150 milioni di ettolitri rispetto ai 162 del 2016, in calo a sua volta del 2,5% rispetto al 2015. Considerate le previsioni al ribasso per Francia (-17%) e Spagna, l’Italia potrebbe riconfermarsi primo produttore mondiale

 

a cura di Gianluca Atzeni

foto di apertura: Fabio Cattabiani

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 3 agosto

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