Vendemmia 2023: l’Italia cede il primato alla Francia. Ecco perché è una buona notizia

12 Set 2023, 11:00 | a cura di
Vendemmia 2023: raccolto giù del 12% a 44 milioni di ettolitri contro i 45 milioni della Francia. Scende soprattutto il Centro-Sud. Frescobaldi: “Lo scettro produttivo non serve a nulla. Ora serve riforma strutturale”

Una vendemmia “leggera”. L’ha definita così l’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini, nel presentare oggi al Masaf le previsioni dell’anno 2023. Anzi la più leggera degli ultimi sei anni, con volumi che a stento sfioreranno i 44 milioni di ettolitri in calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno.

L’Italia cede il primato produttivo alla Francia

Se tutto va come da previsioni, quindi, quest’anno non sarà l’Italia a detenere il primato produttivo, che andrà invece alla Francia, la cui produzione è stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri a -2% sul 2022.

Secondo l’Osservatorio, infatti, si tratterebbe di un “puro dato statistico”, che potrebbe dimostrarsi più o meno incisivo a seconda dell’andamento climatico delle prossime settimane, cruciali per portare a maturazione ottimale soprattutto le uve delle varietà più tardive.

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La contrazione produttiva di quest’anno non deve costituire un elemento di preoccupazione, visto il livello elevato di giacenze, che ha superato i 49 milioni di ettolitri, posizionandosi come il dato più alto degli ultimi sei anni” è il commento del Commissario straordinario di Ismea Livio ProiettiIl tema non è tanto la perdita della leadership italiana in termini di volumi prodotti, piuttosto il rallentamento della domanda interna ed estera, che sta deprimendo i listini soprattutto dei vini da tavola e degli Igt”.

Ben venga, quindi, il calo produttivo se può riequilibrare domanda ed offerta in un’annata particolarmente difficile in termini di vendite. Per dirla con il presidente di Unione Italiana Vini Lamberto FrescobaldiIl vino c’è, manca chi lo compra”.

Frescobaldi: “Non ci possiamo più permettere vendemmie da 50 milioni di ettolitri”

Ed è proprio Frescobaldi a smontare la favoletta del primato a volume che ha tenuto banco negli anni precedenti: “Non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Sorprende, a questo proposito, come molti si preoccupino ancora di rimanere detentori di uno scettro produttivo che non serve più a nessuno: oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo, a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore”.

Tra le priorità, il presidente Uiv suggerisce la chiusura del decreto sulla sostenibilità e la revisione dei criteri per l’autorizzazione “a pioggia” di nuovi vigneti in base alle performance delle denominazioni, oltre a ridurre le rese dei vini generici e rivedere il sistema delle Dop e Igp, compresa la loro gestione di mercato.

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Vendemmia a due velocità: stabile al Nord, giù al Centro-Sud

In attesa di ridisegnare il futuro del vigneto Italia, quel che si ricorderà della vendemmia 2023 è senz’altro la peronospora, vera protagonista dell’annata 2023, che non ha lasciato scampo a molti vigneti soprattutto del Centro-Sud.

È infatti un vigneto Italia spaccato a metà quello fotografato dall’Osservatorio, che vede il Nord confermare i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al Centro, al Sud e nelle Isole si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20% e 30%.

In particolare, nel Nord Ovest si assiste all’importante ripresa della Lombardia, seguita da quella più moderata di Liguria e Valle d’Aosta con una sostanziale tenuta del Piemonte. Il Nord-Est è trainato dalla locomotiva Veneto, mentre il Trentino-Alto Adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno. Perdono qualche punto percentuale Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Più omogenea la situazione al Centro-Sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45 per cento, con vendemmie previste molto più scariche soprattutto sulla dorsale Adriatica (Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Basilicata) ma anche in Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna.

Gli effetti della peronospora sulla qualità

“Sul fronte della qualità, il discorso è complesso” spiega l’enologo e presidente di Assoenologi Riccardo CotarellaDalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza. Molto dipenderà dal lavoro, a cominciare da quello degli enologi, eseguito in vigna e in cantina. È proprio in queste annate così strane che occorre mettere in campo tutte le conoscenze tecniche e scientifiche per mitigare i danni di un clima sempre più pazzo”.

Tuttavia, i tecnici dell’Osservatorio ribadiscono come la peronospora non influisca direttamente sulla qualità delle uve sane. Il grappolo è stato, infatti, colpito prima della fioritura bruciando gli acini in formazione. A seguire, quindi, i grappoli non colpiti maturano meglio proprio perché c’è un abbassamento delle rese.

“Ad oggi”, dicono “i primi grappoli raccolti destinati alle basi spumante presentano buoni livelli di acidità e interessanti quadri aromatici, che danno positive prospettive enologiche. Per le altre tipologie saranno determinanti le condizioni meteo del mese di settembre e ottobre quando si svolgerà il grosso della raccolta”.

 

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