Assotir contro Coldiretti: «Il caro-frutta non è colpa è dei trasporti»

3 Ago 2023, 14:44 | a cura di
Le tariffe dei trasporti sono aumentate, è vero, ma non è certo questa la causa dell’innalzamento dei costi del comparto ortofrutticolo. Assotir risponde all’accusa di Coldiretti.

Una ricostruzione fin troppo disinvolta”. Così Claudio Donati, segretario generale di Assotir (associazione delle imprese di autotrasporto), risponde alle accuse di Coldiretti, che aveva additato le tariffe dei trasporti come responsabili del caro prezzi in campo ortofrutticolo. Ma Assotir non ci sta e risponde a tono, spiegando i tanti costi aziendali che il comparto si trova ad affrontare.

Il costo degli autotrasporti e della frutta

La storia è questa: i prezzi di frutta e verdura sono aumentati del 20% e in un comunicato del 31 luglio 2023 Coldiretti ha pensato bene di addossare la colpa al trasporto delle materie prime, che a sua volta ha subito un innalzamento di prezzo. In verità, il costo dell’autotrasporto incide di pochi centesimi sul prezzo della frutta al chilo, e non solo: “Gli autotrasportatori si vedono quotidianamente a richiedere – e talvolta imporre – riduzioni tariffarie a causa del rallentamento del mercato” spiega Donati, aggiungendo che i costi aziendali da sostenere sfiorano il 20% di aumento su base annua “e il gasolio, in questo momento, è quello meno allarmante!”. Il vero problema? Secondo Assotir è l’intermediazione: “Se dovessimo seguire il metro usato dalla Coldiretti, dovremmo concludere che l’aumento del costo della frutta al supermercato è colpa degli agricoltori. Invece sappiamo bene che sono le prime vittime di un meccanismo perverso, che premia appunto l’intermediazione, a danno di chi produce”.

Fondamentale, poi, è distinguere tra costo dell’autotrasporto e costo complessivo della logistica. Occorre fare attenzione quando ci si lancia in simili analisi, “si dovrebbe essere più precisi nell’indicare le responsabilità, perché sparare nel mucchio serve solo a coprire i veri responsabili”. Ricordando che si tratta di una situazione comune a diverse categorie, “anelli deboli della filiera a rischio continuo di sfruttamento”. L’obiettivo? Fare squadra, “porre fine alle polemiche e lavorare con sano realismo”, facendo rete tra diversi operatori di settore che si ritrovano ad affrontare costi sempre più alti e difficili da gestire.

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