Bar Antonini a Roma: la storia
“La nostra storia comincia nel 1927 quando il mio bisnonno Giuseppe ha aperto la latteria”. Esordisce così Maurizio Antonini, quarta generazione alla guida – insieme alla madre Paola - dell'omonimo bar di Prati, uno dei salotti della Roma bene che nasceva proprio in quell'epoca. “Il palazzo in cui siamo noi lo hanno cominciato a costruire nel '23 e terminato due anni dopo. In quel periodo mio nonno, che aveva lavorato come cuoco e pasticcere anche a corte lasciando quella strada per mettersi in proprio, comincia a cucinare anche per le maestranze che costruivano il quartiere”. Un quartiere che Antonini ha visto – letteralmente – nascere. “Mio nonno raccontava che c'erano sempre molti architetti in giro”, come Innocenzo Sabbatini, autore dell'edificio che ospita il bar pasticceria. “Creava cose meravigliose, con un gusto particolare. Mio nonno si fece ristrutturare da lui il negozio, con tanto di logo inciso sui tavolini” per l'epoca era avanguardia pura.
Bar Antonini e la rinascita dopo la guerra
La terribile guerra mondiale, passa, non senza conseguenze. Antonini chiude per poi riaprire al termine con il figlio di Giuseppe, Giorgio, che prende in mano l'attività. Passano gli anni, cresce il benessere, l'attività si amplia dando spazio al talento di Mario Prosperi “un pasticcere bravissimo che è stato una figura fondamentale per noi, e che ci tengo a ricordare”. È insieme a lui che, nel corso del tempo, nascono alcuni dei dolci che hanno reso famoso Antonini, per esempio la Cannonata, “era il nostro dolce della domenica a casa, tanto che in alcuni momenti, da ragazzino, non ne volevo più sapere. Oggi mi porta indietro nel tempo, ma trovo che sia sempre attuale”. I clienti lo adoravano, chiamandolo in mille modi, bomba, cappello del prete. Tanti nomi a indicare quel dolce a base di pan di Spagna bagnato a rum con cioccolato e zabaione (lo zabaione è uno dei marchi di fabbrica di Antonini, ndr), amatissimo. “Una volta prenotano una Cannonata, dicono che è urgente” racconta Maurizio “quando vengono a ritirarla mi spiegano che era per una persona che stava molto male. Una specie di ultimo desiderio. Impossibile spiegare quanto ci siamo commossi”.
Bar Antonini: gli anni del boom
Agli anni '60, esattamente il 1962, risale un restyling, non l'unico; poco dopo nasce il famoso dolce. È un periodo di grande evoluzione, non solo per il locale, che anno dopo anno conquista più clienti e metri quadri. Le difficoltà del dopoguerra lasciano spazio a una crescita non senza incertezze ma comunque spedita. È un benessere diffuso in cui ci si concede più facilmente qualche piccolo vizio. Sempre negli anni '60 nasce un altro prodotto iconico: la tartina. Che per molti, a Roma, fa rima con Antonini: “Un tempo li chiamavamo medaglioni” spiega Maurizio, che aggiunge: “posso farmi garante io della loro bontà: le mangio da sempre e non mi hanno mai stancato”. Panini al latte fatti in casa “oggi ancora più leggeri, migliorati nell'arieggiatura e nella consistenza” tagliati a metà, farciti in vari modi: aragosta, ostriche, gamberi, salmone, lumache. “I concetto di tartina, a Roma, è legato al nome di Antonini”. E oggi propongono anche la versione delivery Tartinparty (un'idea sfiziosa da portare sulla propria tavola a Natale).
Antonini e l'evoluzione di un quartiere
Con il passare degli anni si susseguono storie e incontri, nuovi dolci (la Nordica, la Tahiti, la Boscaiola) e ulteriori rinnovamenti che portano il locale a essere “sempre più Antonini”, come quello del 1982 (epoca in cui si sviluppa anche il catering) e il successivo, nel 1993, quando arriva a occupare l'area di oggi. “Avevamo bisogno di più spazio: la domenica c'era una tale folla che c'era sempre un vigile, fuori”. Così nel tempo Antonini si allarga, per dare un servizio migliore ai clienti, sempre più fidelizzati. È ancora una zona di famiglie numerose. Bisognerà aspettare l'ultimo decennio del secolo scorso perché Prati diventi un quartiere di professionisti: “chi un tempo abitava qui, nelle case popolari, si trasferisce, ma la domenica torna a prendere il suo dolce”. E infatti i clienti arrivano da ogni parte di Roma: “chi è cresciuto con noi, ha il nostro gusto”. E lo torna a cercare, festa dopo festa. In fila accanto allo stuolo di avvocati e notai che oggi popolano il quartiere a un passo dal Tribunale, e ai molti artisti e volti noti in transito verso il Teatro delle Vittorie e la vicina Rai. I nomi? Top secret “cerchiamo di assicurare loro la massima tranquillità”.
Oggi Prati assiste a una nuova giovinezza, con tanti locali e ristoranti che lo animano anche dopo le 8 di sera, quando un tempo qui si spegneva tutto: “era un po' come una City nostrana, oggi invece è un bel quadrilatero che sta crescendo sempre più e attira persone anche da fuori, pur rimanendo un quartiere residenziale”.
Il presente (e il futuro) di Antonini
Arriviamo a oggi. Un nuovo intervento di make up teso a riattualizzare il locale senza stravolgerlo, ha portato alcune novità: ridotto il banco, si è trovato lo spazio per una cucina a vista, un nuovo bancone per il gelato con un macchinario di ultima generazione – Principessa - e dei tavoli interni “che i clienti ci chiedevano da tempo” spiega “ma puntiamo a rendere ancora più vivibili i tavoli fuori, in ogni stagione, perché pensiamo che il professionista che sta tutto il giorno al chiuso di uno studio abbia piacere a stare all'aperto”. E prossimamente arriverà anche uno shop per sughi, salse dolci, marmellate altri prodotti. Per ora si possono trovare i cesti natalizi e i panettoni, dal classico con i canditi by Mauro Morandin di arancia e cedro, a quello con pere candite e cioccolato Valrhona, dal panettone con marroni canditi e miele di castagno alla variante esclusiva con cioccolato della gamma Inspiration allo Yuzu con mandorle e limone candito.
Tutti prodotti a a marchio Antonini la cui nuova immagine sostituisce il vecchio logo con le iniziali del fondatore, con uno nuovo, con diversi colori che identificano la famiglia, “una scelta sofferta, ma necessaria per valorizzare ogni persona della famiglia che ha lavorato e fatto la storia di questo posto”. Che prolunga l'orario di apertura fino alle 22, “per dare la possibilità a chi lavora fino a tardi di mangiare un primo o un secondo”.
La proposta gastronomica
Un restyling conservativo, anche nella proposta gastronomica, che aggiunge senza togliere: rimane la scelta di cornetti, circa 30 diversi, prodotti come ogni cosa nel laboratorio retrostante, ma si aggiunge anche la colazione salata. Il gelato poi, da sempre un motivo di vanto del locale, oggi realizzato con questo nuovo mantecatore: “che risparmia molta energia elettrica e acqua e può produrre il gelato in soli 7 minuti, lavorandolo a vista con le materie prime scelte da noi e senza semilavorati, come in ogni nostra proposta: il massimo della trasparenza e della freschezza”.
E poi c'è il recupero delle vecchie ricette, adattate alle nuove tecnologie e ai tempi che cambiano, ma cercando un risultato più fedele possibile a quello di un tempo: “per esempio prima il gelato si faceva a mano e le uova non erano pastorizzate, oggi sarebbe improponibile. Ora stiamo lavorando sulla ricetta dello zabaione gelato. Mentre prossimamente abbiamo in mente di rilanciare alcuni dolci per fare assaggiare alcune ricette originali, per esempio la torta di burro o la Arlecchino”. Quei dolci raccontati anche da Nanni Moretti che, in Sogni d'oro, li descrive uno a uno indicandoli dalla vetrina, spiegando anche che Antonini era una delle poche pasticcerie di Roma a fare la Sacher, delizia e ossessione del regista romano “anche se la facciamo con marmellata di mirtilli, adeguandola al clima, al territorio e al nostro gusto”.
Il menu alla carta
La tavola calda rimane – con la ricca esposizione verdure e le paste fredde - ma si aggiunge una proposta alla carta, disponibile per tutto il giorno a partire da mezzogiorno, con proposte espresse e di stagione, per esempio gli spaghetti alle vongole con la crema di zucchine romane, da accompagnare a vini o cocktail (e anche qui si conferma l'attitudine a fare in casa: dagli sciroppi di frutta per i drink al resto).
Com'è oggi Bar Antonini?
Un'attività che ha quasi 100 anni di vita alle spalle, una grande famiglia, e non solo la proprietà – la stessa dal 1927 – ma anche il gruppo di lavoro - quasi 50 dipendenti - alcuni di lungo corso, come il capo pasticcere in forza dal 1987. “Con loro cerchiamo un rapporto familiare e una crescita costante facendo tanti corsi di formazione, in campo alimentare ma non solo: persino uno di trucco e parrucco perché l'immagine fosse più uniforme possibile. Hanno la stessa divisa, la stessa trousse di trucchi e gli stessi modi per raccogliere i capelli. Credo che anche questo rientri in una visione etica del lavoro”.
Antonini – Roma – via G. Sabotino, 19 - 06 372 4354 - http://www.antoniniroma.it/pasticceria-roma-prati/