Colazioni d'Artista, il legame tra cibo e arte
Leonoardo Da Vinci non era vegetariano. Almeno, non fino all'ultimo capitolo della sua vita. Le macchine consacrate al gusto e le sperimentazioni del genio del Rinascimento italiano, però, erano moltissime. Per non parlare delle preparazioni "puntigliose" di Claude Monet, le tavole imbandite di Picasso, "appassionato e vorace consumatore sempre alla ricerca del nuovo", i piatti di Salvador Dalì concepiti per sorprendere il palato. Quello tra cibo e arte è uno dei legami più consolidati di sempre, tema centrale dell'ultimo di libro di Valeria Arnaldi pubblicato a maggio 2021 da Lit Edizioni: Colazioni d'Artista. Del resto, "tra opere e documenti, la storia dell'arte ci consegna anche una storia della cucina, o perlomeno della gola, seguendo le tante passioni e ricette di grandi artisti di diverse epoche".
La rappresentazione della cucina nel mondo dell'arte
Trait d'union tra gli artisti citati dall'Arnaldi, "la fantasia, come elemento chiave di ogni piatto". Prendiamo Giotto, per esempio. Mangiava molta carne, legumi ma soprattutto formaggi: è a lui che si deve l'invenzione dell'accostamento con il miele, matrimonio felice con cui sembra "abbia conquistato i favori di Cimabue". Di ogni pittore, scultore e architetto l'autrice narra aneddoti e leggende, per poi fornire le ricette tipiche della loro quotidianità o altre ispirate ai loro prodotti preferiti. Non è un romanzo ma è molto più di un ricettario: Colazioni d'Artista è un'istantanea delle abitudini alimentari del passato, una raccolta di storie che traccia una linea del tempo lunghissima, mostrando l'evoluzione non solo della cucina ma della sua rappresentazione nel mondo dell'arte.
Il cibo raffigurato, da nutrimento a icona
In principio il cibo è puro nutrimento. Nelle pitture rupestri l'alimento è vita, sopravvivenza, tentazione, e solo in seguito oggetto concreto, materico, goloso, "da ritrarre nelle sue molte sfumature e suggestioni". Nel mondo romano è ospitalità, nel medioevo il frutto del lavoro dell'uomo, e poi finalmente il Rinascimento porta le pietanze in trionfo sulle tavole. Iniziano a essere raffigurati i banchetti, così come i loro preparativi: "La vecchia che frigge le uova" di Velàzquez del 1618 e "La lattaia" di Vermeer (tra il 1658 e il 1660) ne sono un esempio, così come "La sguattera" del 1725 di Giuseppe Maria Crespi, dipinti che ritraggono "scene apparentemente non degne di nota, che invece catturano l'attenzione come costume del momento". Fino ad arrivare alla pop art del Novecento, che "del cibo fa bene di consumo e, proprio per questo icona, da ripetere e moltiplicare in una più ampia meditazione sul potere dell'immagine, anche pubblicitaria" (basti pensare alla serie di "Campbell's Soup" di Andy Warhol).
L'alimentazione degli artisti
Il cibo prende sempre più spazio e, nel nuovo millennio, la cucina non è più esaltata dall'arte "ma diventa essa stessa arte". L'introduzione suggestiva dell'autrice prosegue, attraversando i secoli con uno stile lineare e un'attenzione minuziosa ai dettagli, per poi cedere il passo ai racconti sulle diete degli artisti. Tra i meno golosi, Marcel Duchamp, che mangiava perlopiù "spaghetti e pochi piselli" per non avere distrazioni dal lavoro. Di tutt'altre convinzioni era invece Salvador Dalí, che da bambino sognava di fare il cuoco e per il quale la cucina è rimasta per lungo tempo "il luogo delle fantasie, spazio privato, una costante tentazione. Sia per il bambino ribelle che dirà di essere sempre stato, sia per il piccolo ingenuo tramandato dalle memorie della sorella". Ha scritto anche un libro di ricette, tra cui spicca il Casanova Cocktail, che lui stesso ha definito adatto in circostanze come "l'esaurimento, il superlavoro o semplicemente l'eccesso di sobrietà".
Da Vinci, Botticelli, Michelangelo
Leonardo Da Vicini è probabilmente l'artista su cui si hanno più informazioni: il cibo per lui era materia di studio ma soprattutto spettacolo. Venne infatti chiamato al Castello Sforzesco in qualità di scenografo di banchetti ed è a lui che si deve un'altra - l'ennesima - grande invenzione: il tovagliolo. E a proposito di Da Vinci... la leggenda narra che insieme a Botticelli aprì in gioventù un'osteria chiamata "Le tre rane" a Firenze, vicino a Ponte Vecchio. Per "arrotondare i compensi, decisamente magri", i due unirono le forze creando un menu originale, scritto da Leonardo e illustrato da Botticelli. Anche Michelangelo aveva l'abitudine di disegnare il cibo, come dimostra la lista della spesa con tanto di schizzi conservata presso Casa Buonarroti a Firenze. Secondo gli studiosi, le immagini furono realizzate dall'artista per farsi comprendere dal servitore analfabeta. Nell'elenco si legge "pani dua, un bocal di vino, una aringa", ma anche "un piattello di spinaci, quattro alici, tortelli". Non compare la casciotta d'Urbino, che sembra invece essere uno dei prodotti preferiti da Michelangelo, grande amante dei formaggi.
Cézanne, Marinetti, Frida Kahlo
Le storia sono moltissime, una più affascinante dell'altra. La passione per l'anatra alle olive di Cézanne, la sobria condotta di Antonio Canova, ligio anche a tavola, la dieta leggera e non particolarmente golosa del Bernini, la visione del cibo di Van Gogh come "strumento di cura ed equilibrio, medicina per il suo fisico e la sua mente prostrati". La cucina futurista di Marinetti, la passione per il caffè di Joan Miró, la poca dimestichezza con i fornelli di Frida Kahlo, che chiese a Lupe, l'ex moglie di Diego Rivera, di insegnarle a preparare i piatti preferiti dal marito. Citarle tutte è impossibile, ma ecco qualche ricetta da cui prendere spunto per una cena suggestiva e dall'atmosfera senza tempo.
Le ricette degli artisti
Crema di cipolle di Jackson Pollock
500 g di cipolle
Brodo vegetale q.b.
300 ml di panna liquida
80 g di burro
50 g di groviera
4 fette di pane integrale
2 cucchiate di farine
Parmigiano grattugiato q.b.
Pane casereccio q.b.
Olio extravergine di oliva q.b.
Timo q.b.
Sale e pepe q.b.
Pelare le cipolle e tagliarle a fettine sottili. Porle in una casseruola e farle stufare con il burro, mescolando. Unire lentamente la farina, continuando a mescolare, aggiungere un poco di zucchero e mescolare ancora. Sfumare con vino bianco e unire brodo e timo. Aggiustare di sale e pepe e portare a bollore. Proseguire la cottura, con coperchio, a gfuoco basso epr circa un'ora. Mescolare per evitare che la crema si attacchi. Tostare le fette di pane e porle alla base delle cocotte. Versarvi sopra la crema di cipolle, spolverare con groviera e parmigiano grattugiati. Infornare fino alla doratura del formaggio e condire con un filo di olio a crudo.
Anatra alle olive di Paul Cézanne
1 anatra pulita
170 g di olive denocciolate
2 bicchieri di vino bianco
2 rametti di rosmarino
Olio extravergine di oliva q.b.
Sale q.b.
Pepe q.b.
Tagliare l'anatra in pezzi, salare e pepare. Dorare l'anatra in padella con un filo d'olio e gli aghi di rosmarino. Metterla poi in una teglia con il vino bianco e infornare a 160 gradi per circa 30 minuti. Pochi minuti prima di togliere l'anatra dal forno, aggiungere le olive. Terminare la cottura e servire.
Soufflè rosa di Claude Monet
200 g di fragoline di bosco
100 g di fragole
200 g di zucchero
4 chiare d'uovo
Panna montata q.b.
Pulire fragole e fragoline e frullarle. Unire lo zucchero e frullare ancora. Montare le chiare a neve fino a renderle ben dure e incorporare la purea di fragole. Mescolare delicatamente e passare il composto in piccole forme da soufflé, stando attenti a non riempirle fino ai bordi. Cuocere in forno per circa quindici minuti. Servire, accompagnando con panna montata.
Casanova Cocktail di Salvador Dalì
60 ml di brandy
15 ml di bitter Campari
1 arancio (succo)
1 cucchiaio di zenzero grattugiato
Pepe di Cayenna q.b.
Mettere il succo di arancio in freezer per circa un'ora. Mescolare brandy, Campari, zenzero e pepe e far riposare per un'ora. Unire poi anche il succo d'arancia.
Colazioni d'Artista, Valeria Arnaldi - ed. Lit Edizioni - pp. 271 - Euro 17,50
a cura di Michela Becchi