Si riaccendono i forni collettivi del Piemonte. Torna il rituale di condivisione del pane

1 Mar 2020, 10:28 | a cura di
Nei piccoli borghi italiani, i forni collettivi hanno rappresentato per tempo un punto di ritrovo fondamentale per le comunità. Quelli piemontesi ora si riaccendono, dando le possibilità a tutte le famiglie di infornare e fare scorte di pane.

I forni collettivi in Italia

Che il cibo sia motivo di aggregazione e condivisione, ormai, è anche superfluo ribadirlo. L'ennesima conferma arriva dal Piemonte, in particolare dalla zona del cuneese che va da Rocca Cigliè a Sinio, paesini dove finalmente l'odore del pane buono torna a espandersi fra vicoli e piazze. In questi piccoli borghi, gli antichi forni collettivi in pietra sono stati restituiti alle comunità, con l'intenzione di salvaguardare il patrimonio rurale del passato, riportando in auge un'antica abitudine. Uno di quei rituali che scandiscono il tempo, ne segnano il ritmo, l'andamento, trasformando questi luoghi in punti di ritrovo per tutti gli abitanti. Proprio come accadeva all'inizio del secolo scorso, quando la cottura di pane e dolci coinvolgeva intere famiglie, profumando le strade dell'aroma inconfondibile del pane fresco, che spesso preannunciava un momento di festa.

Forni collettivi: l'esempio dell'Abruzzo

Non è solo il Piemonte ad aver restituito dignità a questa tradizione. Celebre è stato il caso, nel 2018, del forno comune di Tussillo, fra i centri maggiormente colpiti dal terremoto dell'Aquila, che a più di nove anni di distanza dalla tragedia di quel 6 aprile 2009, ha raccolto tutta la gente del luogo per la prima infornata. Ma torniamo in Piemonte: a Rocca Cigliè, il Comune ha ottenuto l'uso in comodato gratuito della vecchia struttura del forno, creando un'associazione apposita che si occupi del suo funzionamento, Gli Amici del Forno di Rocca Cigliè.

I forni collettivi in Piemonte

A sostenere l'associazione, le offerte libere dei cittadini, oltre al tesseramento di chi sceglie di andare lì per cuocere il pane. C'è poi il forno datato 1871 di Tappia, frazione di Villadossola nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, riaperto al pubblico solo per occasioni speciali, proprio come a Montecretese, dove viene utilizzato per feste e sagre locali. Rimessi a nuovo anche i forni di Tetto Caresmin e Monte Alpet, così come quello di Genola, impiegato solo per la preparazione delle quaquare, biscotti tradizionali a base di farina, burro, zucchero, uova, scorza di limone e mandorle, a cui è dedicata una sagra nel mese di maggio. Forno per le grandi occasioni anche quello di Ostana, in particolare per quella del pane, celebrata ad agosto, mentre a Signols, frazione di Oulux (Torino), viene utilizzato normalmente per cuocere pane di segale e torta di mele.

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a cura di Michela Becchi

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