Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise

Insieme al Gran Paradiso, il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise rappresenta una delle aree protette più antiche d'Italia, non solo perché i primi insediamenti stabili (portati alla luce dagli archeologi attorno al Lago di Barrea) risalgono all'età del Ferro, ma anche perché la sua istituzione si deve a una mozione popolare del 1922. «A prendere l'iniziativa fu un gruppo di privati cittadini, con l'obiettivo di "salvaguardare le silvane bellezze" abruzzesi, come recita una targa in pietra tuttora visibile all'ingresso di Pescasseroli», racconta il Direttore Luciano Sammarone. «In seguito, la superficie venne ampliata fino a inglobare i territori di Lazio e Molise. Elementi comuni a queste tre regioni sono le montagne appenniniche, con le loro rocce calcaree povere di corsi d'acqua, e le faggete, inserite dall'UNESCO nell'elenco delle foreste vetuste sin dal 2017, poiché il parco vanta 6 nuclei boschivi con un'estensione pari a 100 ettari e un'età anagrafica superiore ai 600 anni». Del resto, è stata proprio l'attività silvo-pastorale a garantire il sostentamento delle comunità autoctone. «Basti pensare che, un tempo, la maggior parte della popolazione praticava l'allevamento di ovini e pecore, sia nelle zone montane (per 3 o 4 mesi l'anno) che in quelle pianeggianti (lungo i famosi "tratturi", sentieri erbosi di raccordo con il Tavoliere delle Puglie, anch'essi tutelati dall'Unesco)».

Il legame indissolubile fra uomo e natura trova la sua massima espressione nelle leggi di tutela delle specie protette, come quella istituita all'inizio del Novecento per salvare dall'estinzione il camoscio d'Abruzzo (poi reintrodotto a piccoli gruppi sui principali massicci montuosi italiani), il lupo appenninico (ormai fuori pericolo, dopo l'allarme degli anni '70) e l'orso bruno marsicano. «Quest'ultimo, pur essendo un animale dagli equilibri delicati, può contare su un alto tasso riproduttivo: fra il 2016 e il 2019 sono stati avvistati 50 nuovi cuccioli, il che fa ben sperare». Purtroppo, negli ultimi tempi anche il livello di mortalità ha subìto un aumento vertiginoso, dovuto in gran parte a incidenti stradali, bracconaggio e malattie trasmesse dal bestiame domestico. «Ecco perché è importante sensibilizzare i turisti sull'importanza di questa specie-simbolo del parco, che capita spesso di avvistare sui nostri pendii».

A proposito di escursioni, «la riserva merita di essere esplorata nella sua interezza, dalla valle del fiume Sangro, nella parte centrale, alla vetta del Monte Greco, nella Zona di Protezione esterna, senza parlare dei luoghi di culto, fra cui spicca il santuario di Monte Tranquillo a Pescasseroli, che custodisce una Madonna di ispirazione bizantina e regala una vista incantevole sulle faggete della Macchiarvana». Consigli per viaggiatori golosi? «Fare tappa nei ristoranti dei borghi storici, dove i prodotti abruzzesi vengono spesso abbinati a quelli tipici mediterranei - come le mandorle - sulla scia della contaminazione gastronomica che da sempre caratterizza le vie della transumanza».

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