Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu

Tra le aree protette della Sardegna, oltre all'Arcipelago della Maddalena e l'Isola dell'Asinara, rientra anche il Parco Nazionale di Orosei-Gennargentu, istituito nel 1998 e tuttora sprovvisto di un consiglio direttivo o strutture specializzate per l'accoglienza turistica. Nulla, però, vieta di esplorarlo in totale autonomia seguendo i consigli di esperti del settore come Marianna Mossa, responsabile della Rete Ecologica Regionale del Servizio Tutela Natura e Politiche Forestali della Regione Sardegna. «L'oasi naturalistica, situata al centro dell'isola, racchiude diversi siti della Rete Natura 2000 (un agglomerato di habitat animali e vegetali sottoposto alla tutela dell'Unione Europea), ciascuno con caratteristiche peculiari: tra la montagna e la costa si trova la Zona di Conservazione Speciale del Golfo di Orosei, che ingloba una serie di centri abitati (fra i più importanti Nuoro, Baunei, Dorgali e Urzulei) e lo spazio marino antistante; a ovest del Golfo di Orosei quella di Supramonte di Oliena, Orgosolo e Urzulei - Su Sercone; più al centro, a Sud-Ovest rispetto alle prime due, quella dei Monti del Gennargentu. Data la grande estensione dei territori interessati, il paesaggio è piuttosto diversificato: oltre ai rilievi, dunque, troviamo pascoli, foreste e valli, fino ad arrivare a spiagge e falesie a picco sul mare».

Notevole anche la presenza di corsi d'acqua, sorgenti, canyon e grotte. «Se siete amanti degli itinerari nel verde, ce n'è per tutti i gusti (e grado di allenamento!), dai sentieri a ridosso dei fiumi Cedrino e Flumendosa, che nascono nel Gennargentu, alla sorgente carsica di Su Gologone (frequentata non solo da speleosubaquei e fotografi appassionati di natura, ma anche da famiglie con bambini in visita al parco adiacente), fino alle grotte, tra cui consiglio quelle di Su Bentu e Sa Oche, nell'entroterra, e quella del Bue marino sulla costa. Gli escursionisti esperti, invece, trarranno maggior soddisfazione dai sentieri del Selvaggio Blu e del Canyon di Gorroppu, che è il più profondo d'Europa».

Ad ogni modo, tenete sempre gli occhi ben aperti: potreste facilmente imbattervi nelle pernici sarde e i gheppi che sorvolano i rilievi di Punta La Marmora, nella trota macrostigma (una specie endemica della Sardegna, simile alla trota fario in scala ridotta) o nei mufloni intenti a fare scorpacciate di arbusti e graminacee lì dove abbonda la vegetazione tipica della macchia mediterranea. «Difficile, ma non impossibile, avvistare piccoli anfibi quali la raganella sarda e il geotritone che popolano gli anfratti cavernosi e le foreste di leccio dagli alberi secolari. A proposito di botanica, vale la pena citare alcune piante autoctone quali il ribes e il cavolo di Sardegna, che insieme a esemplari quali la peonia, la genziana e la rosa selvatica contribuiscono ad arricchire il paesaggio di colori e profumi, rendendo particolarmente piacevoli le passeggiate all'aria aperta nei periodi di massima fioritura».

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