Parco Nazionale della Maiella

Che i boschi della Maiella abbiano visto spuntare come funghi eremi, conventi e abbazie sin dal Medioevo, è cosa risaputa. Per comprendere il motivo che ha indotto i monaci di tutta Italia a fare di questo luogo la propria dimora spirituale, però, occorre immergersi totalmente nell'atmosfera ovattata che caratterizza l'omonimo parco nazionale, entrato a far parte della lista dei geoparchi UNESCO. Un unicum sul territorio abruzzese situato nella parte centrale dell'Appennino, dove svetta il secondo massiccio più alto del gruppo montuoso, anche detto "Maiella Madre" (2793 metri sul livello del mare in prossimità del Monte Amaro).

«Se volessimo abbozzare il suo identikit, dovremmo senz'altro evidenziare la ricchezza di roccia calcarea e la presenza di un enorme serbatoio di acqua potabile che, oltre ai comuni della zona, rifornisce tutto il Sud dell'Abruzzo e diverse altre regioni», osserva il Direttore dell'ente Luciano di Martino. Già dalle premesse, dunque, possiamo facilmente intuire l'importanza strategica delle risorse tutelate dall'area protetta, che si estende per 75 000 ettari e comprende 39 comuni, insieme a una grande quantità di riserve naturali statali e regionali, fra cui quella della Lama Bianca di Sant'Eufemia a Maiella, dove i ricercatori hanno scoperto una nuova specie di farfalla e riscontrato la presenza di parecchie stelle alpine, e il Bosco di Sant'Antonio, prima consacrato al culto di Giove e poi divenuto meta di pellegrinaggio per i fedeli del cristianesimo. «Ma abbiamo anche 6 aree faunistiche dedicate alle specie di maggiore importanza e 2 giardini botanici, a Sant'Eufemia a Maiella e Lama dei Peligni, che consentono agli ospiti di osservare in un ambiente circoscritto la vegetazione tipica dell'oasi. Così le famiglie possono organizzare la visita in funzione delle proprie necessità, mentre gli appassionati di escursionismo e mountain bike hanno a disposizione 1000 Km di sentieri attrezzati».

A questo punto, però, la domanda sorge spontanea: quali sorprese riserva il parco dal punto di vista floristico? «La varietà di piante è a dir poco straordinaria: parliamo di 2300 specie, pari a ¼ delle entità attualmente conosciute nella Penisola. Fra gli esemplari di maggior interesse il Fiordaliso della Maiella, che spicca nei prati sassosi per via del suo colore sui toni del rosa, e la Soldanella del Calcare, una minuscola pianta erbacea dalle foglie rotonde, entrambi a rischio di estinzione». Le foreste, invece, sono composte perlopiù da faggi, fra cui transitano mammiferi carnivori come lupi, gatti selvatici e martore e nidificano volatili quali astori e falchi pecchiaioli. «Non mancano pipistrelli e coleotteri, abituati a trascorrere buona parte del loro ciclo vitale negli anfratti cavernosi al fianco di muschi, funghi e licheni. A proposito: la Majella ospita oltre 100 grotte di grande interesse turistico (in primis la Grotta Nera, nota a tutti per le sue morbide concrezioni batteriche chiamate "latte di monte"). Rifugi misteriosi da esplorare con cautela e un pizzico di intraprendenza: la suspence è assicurata!»

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