Nel settore vino, quest’anno non ci si annoia. Alla notizia dei 51 mln/hl di giacenze (dichiarazioni
al 31 luglio), praticamente le più altre degli ultimi 20 anni, ha fatto da controaltare la
revisione al ribasso delle stime vendemmiali (che si fermerebbero tra 38 e 40 mln/hl, con
una contrazione compresa tra -20% e -24%).
Le disponibilità interne sono sicuramente al di sotto della media degli ultimi 5 anni ma non
segnano un record negativo nelle ultime 15 campagne. Insomma, di vino ce n’è poco ma non
pochissimo, sebbene il mercato stia rispondendo con una certa vivacità delle richieste soprattutto sui vini
comuni che, peraltro, sono quelli le cui giacenze sono in flessione rispetto alla precedente campagna.
Nei primi 5 mesi della campagna, con dicembre appena iniziato, si assiste a rialzi a due cifre sia nei bianchi
sia nei rossi, coi primi che hanno raggiunto 5,20 euro l’ettogrado e i secondi i 5,45. Anche in questo caso,
non si tratta di livelli record dei listini ma certamente si ha un buon recupero rispetto alle flessioni
della scorsa campagna.
Intanto, sul fronte
della domanda si fanno
i conti con vendite
in flessione nella Grande
distribuzione e con
un export che nei primi
9 mesi 2023 segna
una sostanziale stabilità
dei volumi spediti
oltre frontiera a fronte
di un lieve calo dei valori
(-2%), per il diverso
mix di prodotti, che vede crescere gli sfusi del 19% in volume, mentre gli imbottigliati scendono del 5%.
Sembra interrotta anche la corsa degli spumanti: -3% in volume a fronte di +2,5% in valore.