Rispettivamente 832 e 1750 bottiglie. Continuiamo il nostro viaggio nel mondo del vino artigianale, e andiamo in Toscana per approfondire il suo lato bianchista. La prima tappa è l’Isola del Giglio, c’immergiamo tra i filari di ansonica a picco sul mare. Il nome del vino è un omaggio al paesaggio, Scoglio Nero, abbiamo assaggiato la prima annata prodotta da Tenuta Isola nel Giglio, un nuovo progetto fortemente voluto dalla Tenuta Case Nuove. L’annata 2019 si racconta con una trama ricca e matura, polposa, dai richiami mediterranei tra erbe e toni delicatamente iodati.
Rimaniamo in regione, ma ci spostiamo nell’entroterra toscana, in particolare a Vinci, per incontrare l’Orpicchio. Si tratta del nome di un vino e al contempo quello di un vitigno in via d’estinzione, siamo nella famiglia del trebbiano toscano, un biotipo poco diffuso che è stato studiato attentamente dalla cantina Dianella. Tratti distintivi? Maturazione precoce e un’alta sensibilità alla botrite. Dopo anni di ricerche è stato individuato il clone adatto, impiantato in un singolo vigneto che entra ora nella sua fase matura; all’assaggio il 2019 è ancora giovanissimo, fragrante, sferzante nella trama acida e sapida, ma al contempo ricco di corpo e struttura. In entrambi casi ci si può davvero divertire con gli abbinamenti, soprattutto con le carni bianche, ma anche giocando con le spezie per esaltarne gli aspetti piccanti e tostati.