Guai a chi sta fermo, guai a chi non si rinnova: fosse pure uno spicchio di paradiso, indiscutibile e invidiabile, come questo. Ecco allora (prima novità) nello spazio lounge bar della terrazza, il primo a riempirsi quando scatta il semaforo dell'aperitivo e l'ultimo a svuotarsi dopo il cocktail finale di buonanotte, arrivare anche un divertente nugolo di piatti: ma piatti miniaturizzati, intelligentemente trasformati in versione tapas e accompagnabili dunque agilmente al beverage, che resta ovviamente il cuore dell'area. Nel menu principale, e in ogni sezione, affiorano invece scelte diverse. Si arricchisce ulteriormente la già sostanziosa (e curata) lista dei carpacci, con idee nuove e anche alcune argute deviazioni dall'ambo mare/manzo. Qui i ponti tra India e Roma - citazione biografica dalla parabola di Francesco Apreda, che firma le cucina di questo lussuoso hotel - sono già un must, con le cotture al tandoori da sempre troneggianti e ammiccanti accanto all'altra anima delle pizze "speziali": ora tra le portate debutta anche un grande agnello stufato con riso basmati, carciofi (ecco Roma) e giochi vari. Non si stanca, insomma, la mano di Apreda e del suo mirabile team; e non smette di inventare. Mentre nello spazio cento per cento gourmet di Idylio (vedi scheda) lo chef gioca al ritorno a casa col menu Terra Mia, qui in terrazza - dove la mole del Pantheon in inedita prospettiva dall'alto, la magica Lanterna di Sant'Ivo alla Sapienza e una manciata di cupole varie stregano la vista - il rimbalzo tra luoghi e sapori resta quello eclettico e meticcio che lo chef ama e pratica da sempre. Bene allora il tonno crudo con fragole, rafano, mentuccia, miso bianco; benissimo l'agnello già citato; sapida la puttanesca di mare, con ricciola e fumetto oltre gli elementi classici. I grandi cocktail, la selezione dei vini, i pani, gli oli e i dolci arpeggiano col resto, in un rifinito concerto. Il servizio è sciolto e vivace, in sintonia piena con l'atmosfera del luogo.