LA VIGNA | La vigna delle vigne: una parcella di un ettaro piantata nel 1947, siamo a Serralunga d'Alba. Il sistema di allevamento è il guyot, l'esposizione sud, l'altitudine segna 355 metri di quota, i terreni prettamente calcarei. Ricordiamo che proprio da questa parcella nasceva la mitica etichetta Collina Rionda di Bruno Giacosa. La vigna era di Tommaso Canale, successivamente ereditata da Ester Canale, la madre di Davide Rosso, che troviamo oggi al timone. Da qui vengono prodotti due vini, le piante più giovani danno vita al Langhe Nebbiolo Ester Canale Rosso (altro vino strepitoso), mentre i pochi filari del 1947 raccontano la Vigna Rionda Ester Canale Rosso, la prima annata è la 2011. Dopo la raccolta e la fermentazione, il vino riposa in botti da 16hl di rovere di Slavonia per circa 30 mesi.
LA PERSONA | È ormai da più di 20 anni che Davide, figlio di Giovanni Rosso, ha preso il testimone di un'azienda storica e di qualità indiscussa. Sorprendente è stato il suo approccio, che attraverso la ricerca di autenticità e di purezza di espressione è riuscito a far crescere per fama e qualità un marchio già ampiamente affermato. Sicuramente la possibilità di vinificare le uve provenienti dalla strepitosa Vigna Rionda ha aiutato al raggiungimento di questo traguardo, ma è la qualità elevatissima di tutta la linea ciò che più sorprende, ottenuta grazie a una vinificazione tipica, con vasche di cemento e grandi botti per l'affinamento. Davide ha alle spalle diverse esperienze importanti in Borgogna, una sensibilità che avvertiamo nei suoi vini langaroli.
IL VINO | Oltre la nostra logica gustativa. Non è la prima volta che proviamo una certa sensazione di magia assaggiando questa parcella. I profumi sono puri e finissimi, spaziano dalla rosa alla liquirizia, rilanciati da essenze balsamiche e invitanti richiami di tè nero e genziana. Il palato è disarmante per progressione e affondo. Il ritmo è incalzante, ma quello che colpisce è un procedere arioso, senza peso, leggiadro e continuo. Difficile trovare vini che hanno così tanto da dire senza alzare la voce. La trama tannica è fitta, ma è a dir poco carezzevole, per una bevuta da pelle d'oca. Sicuramente, è il miglior Barolo che abbiamo assaggiato del 2018. Il finale è ricco di sapore, una sinfonia di spezie, fiori e frutti, in un registro squisitamente puro e classico. Chapeau.