Avevamo lasciato Vito Mollica in un famoso hotel fiorentino, autore d'un polo gastronomico rifinito e trasversale (icona gastro-pop il suo brunch). Lo ritroviamo, da chef e in insegna, in un nuovo, splendido hotel (già casa di Lucrezia de' Medici firmata dal Sangallo e finemente modulata al nuovo scopo) dalla sala misurata ma articolata, tra affreschi del 600 e arte d'oggi, mosaici antichi e fontana alla Marrakesh. No brunch qui per ora al "corrente" e a ottimi miscelati badano, bene, ogni dì il Salotto Portinari nella maestosa hall e il bar ma menu che, al di là dell'insegna scelta, vagamente evocante certi epigoni newyorchesi (Le Madri, Babbo) ribadiscono la stamina di chef e team: amouse gustosi, fresca capasanta su giochi di lattughe, risotto "caprese" ai gamberi, tortelli di pollo alla cacciatora su porcini lamellati crudi, quaglia alle albicocche, dolci sintonici. La carta vini (più lista calici) mixa argutamente blasoni dai ricarichi adeguati al target a finestre intriganti (Borgogna entry level a 60 euro, buona Italia a 40). Servizio accurato. Da bonus la già esaltata cornice.