Non deve apparire riduttivo, anzi: Da Vittorio, immerso nei dieci ettari di una tenuta da Bel Air, è la più grande trattoria di lusso in Italia. Fossimo francesi diremmo nel mondo, ma ci limitiamo anche pensando che i Cerea rappresentano proprio il simbolo di chi non si crogiola sugli allori. Sanno di essere bravissimi, rispettati e amati ma non mollano di un centimetro, da bergamaschi doc. Non a caso, messo in sicurezza il cuore dell'impero che funziona come un orologio pure nei servizi esteri di Bobo e Chicco cuochi di cuore e di talento la famiglia continua a sfornare idee da Brusaporto (vedi il DaV pizza e grill proprio sotto la terrazza) al mondo. Detto questo, per chiunque, l'esperienza non lascia mai indifferenti. Perché è un raro esempio di raffinatezza, fantasia e golosità. Soprattutto, mai fermo: prova ne sia che a fianco del Carta Bianca da 16 portate (330 euro) e del menu di pesce e crostacei (8 portate a 240 euro), c'è la novità del degustazione dedicato agli esordi di papà Vittorio: 8 portate a 220 euro di "passioni carnali", ricordando che il fondatore amava la carne, prima di avere la geniale intuizione di portare la materia ittica nel centro di Bergamo. E altresì su quel fronte Bobo e Chicco non sbagliano un colpo, tra carpacci finiti al tavolo e raviolini del plin con ripieno di otto carni. La cantina, ben coordinata da Fabrizio Sartorato, non può che essere formidabile per numero di etichette (1600) e profondità di annate: possibile visitarla, rischiando la commozione nel vedere bottiglie rarissime ed etichette di ogni paese. Il servizio è impeccabile, invisibile quando occorre e caldissimo per chi lo desidera (più o meno tutti), grazie a maitre ormai di famiglia e alla supervisione di Rossella e Francesco, veri maestri. La famosa frase "ci si sente subito a proprio agio" può apparire leziosa pensando a un posto come questo. Invece è vero, basta il sorriso all'entrata della signora Bruna, la padrona di casa per eccellenza della ristorazione italiana.