L'osteria di Mauro Ladu è tra le più gettonate dell'Isola. La formula è più che centrata: un locale semplice ma curato, il garbo e la cortesia di Sara (moglie di Mauro) e, non ultima, una proposta con due percorsi degustazione (uno più breve, l'altro da sei corse) con la possibilità di prendere anche piatti singoli. L'ispirazione è la tradizione sarda e non solo, rivisitata a dovere senza snaturare i sapori e con un grande rispetto per le materie prime. L'uovo morbido per cominciare, tartare di pecora o animelle alla brace come antipasto, tortelli di melanzana alla parmigiana o risotto al pomodoro, per concludere con la quaglia, patate e menta. I dolci non sono da meno, a partire dal "ricordo di una sevada", un must dello chef. Si beve tanta Sardegna, rappresentata in tutti i suoi migliori territori a partire, com'è normale, da Mamoiada, ma non manca qualche chicca d'oltremare.
Da "Resto al Sud"
Dopo anni passati in giro per il mondo e in alcuni locali sardi, lo chef Mauro Ladu ha messo radici nella sua Mamoiada. Lo ha fatto con la compagna Sara Tavolacci, padrona di casa premurosa, in quello che è diventato in poco tempo uno dei distretti del vino più intriganti di tutta l’isola. Abbamele è un’osteria moderna nella quale Mauro propone una cucina tradizionale, rielaborata con tecniche moderne e nella quale si mette in scena un racconto unico del territorio e della Sardegna intera: “Giro molto per l'Isola e quando trovo dei prodotti interessanti, li porto a casa e li propongo ai miei clienti”. Uno di questi è sicuramente l'abbamele, ingrediente arcaico ricavato dal miele che ha dato il nome al locale, ma la selezione di unicità continua con il caratteristico timo armidda o la pompìa, un agrume a metà tra il cedro e il pompelmo, coltivato nella zona che prende il nome di Baronia. Le materie prime utilizzate quotidianamente sono tutte made in Sardegna: le verdure arrivano da un'azienda agricola di zona che, per lo chef, coltiva chicche quali le carote viola o il topinambur. Stessa filosofia per i salumi di pecora e di capra dell'Asinara: Mauro utilizza quelli di Michelangelo Salis, con lui ha avviato una collaborazione virtuosa che mette sul campo la maestria e la conoscenza storica di Salis e il know how dello chef. Niente pesce di mare, ché sarebbe incoerente con il contesto, ma solo qualche proposta di acqua dolce, come trote e di rado anguille. E nemmeno carne da allevamenti intesivi: la predilezione per la carne di allevamenti estensivi del territorio e per la selvaggina da caccia di selezione. A dettare i ritmi, le stagioni e la reperibilità delle materie prime, tanto che il menu cambia ogni tre, quattro giorni. Un progetto strutturato nei dettagli Abbamele, ma ancora tutto in itinere: tra i sogni nel cassetto, come seguito di questa bellissima storia, c'è quello di aprire una vineria con tapas di fianco all'osteria.
Il protagonista: Mauro Ladu
Inaugurazione: Dicembre 2020
Tre piatti imperdibili: Rivisitazione del pane frattau; Pecora in cappotto (cipolla arrostita con all'interno stufato di pecora, patata cotta in brodo leggero di pecora, pomodoro candito e armidda); Ricordo di una sevada di ricotta e zafferano con pompìa candita e miele di macchia mediterranea
Le migliori trattorie sono contraddistinte da 1,2,3 gamberi, a seconda del grado di "eccellenza".